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Legno, fieno, ferro, neve: dall’estro di Vania Cusini la natura prende forme nuove

L’eclettica artista di Livigno utilizza solo materiali naturali per le sue creazioni. Spesso effimere, ma capaci di raccontare un territorio

Domani il Giro d’Italia arriverà a Livigno al termine di una tappa durissima. Riflettori puntati, dunque, e un’occasione per scoprire che questa non è solo il regno di sport e shopping.

A Livigno è di casa anche l’arte. A dare un importante contributo negli ultimi quindici anni ci ha pensato un’artista che ha le sue radici ben piantate in questa terra. Origini valtellinesi da parte di madre e padre livignasco, Vania Cusini, classe 1975, vive da sempre qui. È cresciuta guardando le Alpi Retiche, in quest’altopiano battezzato il piccolo Tibet italiano. Qui, dove si nasce con gli sci ai piedi, Vania da bambina si è innamorata del legno dei boschi. «Mio padre faceva il falegname. Era estroso: gli piaceva realizzare lavori su misura», racconta. «La mia passione per l’arte nasce dal contatto con il legno, dall’aver respirato il suo profumo in falegnameria. Lui mi lasciava fare, e io toccavo i materiale, la segatura, cercando di aiutarlo, anche con i macchinari. Tutto questo si è sedimentato dentro di me».

Così, quando è arrivato il momento di scegliere quale scuola superiore frequentare, Vania Cusini non ha dubbi: il liceo artistico. «A Livigno, bisogna trasferirsi per studiare. L’unica possibilità è andare a Bormio, facendo però due ore di strada tutti i giorni. Mio fratello maggiore era già a Lissone in collegio, mia sorella a Merano». Un’altra figlia lontano e per giunta da sola è troppo. Vania a malincuore segue la sorella nella cittadina termale altoatesina, dove si iscrive alle magistrali, perché non c’era un liceo artistico. Il destino l’aiuta. «La scuola offriva dei laboratori, dove c’era la possibilità di creare qualcosa con le proprie mani». Quest’esperienza rafforza il desiderio di Cusini, che in seguito si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Como, con indirizzo pittura e restauro. «Dopo il diploma nel 1998, è iniziato un percorso, durato un paio d’anni, in cui ho girato la Valtellina restaurando dipinti murali, facciate e stucchi nelle chiese», ricorda.

La passione, il caso e la falegnameria di papà

Non è facile, in paesino di montagna, trovare la propria strada come giovane artista. Vania è di nuovo aiutata dal destino: la Biblioteca di Livigno le propone di tenere dei laboratori d’arte per bambini, e lei si inventa una mostra animata con un laboratorio artistico espressivo pomeridiano. Casualmente, una volta vi assiste la presidente della Comunità Montana dell’Alta Valtellina che le propone estenderlo sul territorio. «Per tre anni ho girato per le scuole con questa proposta», racconta. «Iniziavo, però, a rendermi conto che avevo bisogno di approfondire. Mi sono iscritta a una scuola triennale di Arteterapia a Lecco. Nel frattempo mi ero sposata e il mio primo figlio aveva un anno e mezzo quando ho sostenuto l’esame finale».

Vania è assetata di sapere, ama  sperimentare. Dopo la pittura, è affascinata dalla scultura. «Quando mio padre ha deciso di andare in pensione, bisognava decidere cosa fare della falegnameria. Siamo in quattro fratelli, ma ero l’unica interessata. C’era una grande scorta di legna, che mio padre aveva deciso di tagliare per usarla da ardere. Sono riuscita a fermarlo in tempo. Volevo usarla io, ma non sapevo neppure accendere una motosega. Era il 2006: con il suo aiuto, ho fatto la mia prima scultura in legno che si trova ancora fuori dall’atelier».

Oltre ai lavori su commissione, utili dal punto di vista economico ma che non sempre consentono di esprimere la propria creatività, Vania si dedica alla pittura su muro e su tela e poco alla volta, nell’atelier che inaugura nel 2009 in una parte della vecchia falegnameria, intraprende un percorso artistico più personale. A Livigno per molti mesi dell’anno c’è la neve. Per Cusini questo materiale diventa fonte d’ispirazione per creare delle sculture. Vere e proprie installazioni come igloo e snow chalet da usare per dormire, mangiare o come bar. La neve pressata le piace e nel 2015 viene a sapere di un Festival in Russia, al quale si può partecipare proponendo un progetto. La sua idea viene scelta e Cusini con un’amica vola a Mosca dove la sua opera che rappresenta dei libri in equilibrio precario vince il primo premio. «È stata una spinta fortissima a proseguire. L’anno successivo siamo andate in Cina, dove ci siamo qualificate terze. Ho partecipato anche a un festival francese, dove non ho vinto, ma è già una soddisfazione importante essere selezionati». 

Wood’N’Art ha regalato 45 sculture ai sentieri livignaschi

La storia d’amore di Vania con il legno, iniziata nell’infanzia, vede un traguardo importante nel 2013, di cui è molto orgogliosa. A Livigno lancia la prima edizione del simposio internazionale Wood’N’Art con il coinvolgimento di numerosi artisti di spicco. La partenza è un po’ in sordina, davanti all’atelier di Cusini. Ma visto il risultato positivo, il Comune di Livigno chiede all’artista, che è direttrice artistica di questo evento, di pensare a un’iniziativa che offra qualcosa di permanente al paese. «È nato così il sentiero d’arte a metà montagna che costeggia la vallata di Livigno. Percorrendolo, si incontrano 45 sculture in legno realizzate nell’ambito della manifestazione».

Il Covid interrompe Wood’N’Art, che non è più ripartita dopo il 2019. Nel frattempo, Vania non smette di lavorare il legno, ed è spesso invitata all’estero come artista. Nel 2023, per esempio, è stata un mese in Messico a realizzare tre sculture. Ha lavorato anche in Israele e in Svizzera, mentre in Italia su invito dell’artista Marco Martalar ha creato una scultura in legno a Lavarone, non lontano dal Drago di Vaia, simbolo di speranza distrutto da vandali l’estate scorsa.

Vania crea anche con il fieno: stupenda una scultura che raffigura una figura femminile seduta. In passato, nel 2014, con fieno e ferro la Cusini realizzò anche una grande bicicletta per celebrare l’arrivo della tappa del Giro d’Italia di quell’edizione della corsa. «Amo utilizzare materiali naturali, come la pietra, il fieno, il ferro. In questo momento c’è un progetto di installazione di 7 metri da mettere in cima alla montagna realizzata in ferro». 

Le opere effimere con la farina scaduta a causa del Covid

Fra le materie prime offerte da Madre natura, c’è anche la segatura. «Durante il Covid, nel 2020, molti hotel avevano della farina inutilizzata e scaduta», spiega. «L’ho ritirata e con la segatura abbiamo realizzato un’opera di Land Art intitolata “Amiamo la nostra terra”». Su un prato di Livigno, con la stessa tecnica ha realizzato anche il logo delle Olimpiadi 2026. «Poi è cresciuta l’erba, e la natura si è ripresa quanto era suo». 

Quale ruolo ha la montagna nella sua ricerca artistica? «È il mio stimolo, è un legame innato che mi permette di creare. E viene dal cuore». La neve che Vania Cusini usa per esprimersi è effimera. «L’opera cambia di giorno in giorno e svanisce a primavera. Ma sono felice di aver mostrato che neve non è solo sci, o fatica di spalare. Ed è totalmente sostenibile. Anche il legno è naturale e vivo. Cambia nel tempo di colore, si fessura. E questo mi piace». Negli ultimi tempi, l’artista livignasca sta rendendo più vivace il suo atelier. «Ho coinvolto un sommelier e abbiamo lanciato “Vino e Arte”, un percorso guidato con alcune mie opere abbinate al vino. È andata benissimo, lo riproporrò». Altri turisti? «In realtà i partecipanti erano tutti di Livigno. Mi fa piacere avere le persone nell’atelier, mi infonde energia. Amo il mio paese, cerco sempre di farmi venire delle idee per portare l’arte a Livigno». 

In questo percorso, Vania è sempre stata sostenuta dal marito: insieme ai nonni, si è preso cura dei due figli quando lei era in viaggio. Oggi i ragazzi hanno 16 e 14 anni. «Il maggiore frequenta una scuola di falegnameria e viene spesso in atelier, dove lo lascio osservare e sperimentare, come faceva mio padre con me». Chissà, l’aria di Livigno e i geni di famiglia potrebbero far germogliare un nuovo talento. 

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