Itinerari

Paralup, il borgo e i sentieri del Cuneese cari a Nuto Revelli

Alla scoperta dei luoghi della bassa Valle Stura di Demonte dove operò lo scrittore, di cui nel 2024 ricorrono i 20 anni dalla scomparsa

Queste povere baite di Paralup, diroccate, che affondano nella neve, mi riportano a Belogore, fra le povere isbe dalle pareti nere di fumo e dai tetti sconnessi, fra tane scavate sotto terra, sul Don”. (Nuto Revelli, 14 febbraio 1944. La guerra dei poveri, cap. IV).

Paralup è un gruppo di case sperdute a oltre 1300 metri di altitudine in una valle laterale della Stura di Demonte, nel comune di Rittana. Nuto Revelli vi approda nel febbraio 1944 dopo la scelta di aggregarsi a una formazione partigiana di montagna. È reduce dal drammatico rientro dal fronte russo e da un periodo di impegno preliminare nei primi nuclei, formatisi subito dopo l’8 settembre 1943, attivi negli immediati dintorni di Cuneo. “Andrò in montagna”: la sua è una ferma decisione che pone in equilibrio critico le differenze tra gruppi “politici” e gruppi “militari” di partigiani e presto lo avvicina alla figura di Dante Livio Bianco, membro del comando della banda “Italia Libera”.

La borgata diviene la sede di un distaccamento importante per la posizione strategica, che consente di mediare le operazioni di sorveglianza, di collegamento e di incursione nelle confinanti valli Grana e Gesso. L’esperienza di Paralup è emblematica nell’illustrare la vita quotidiana delle bande, ed è rievocata nel IV capitolo del libro La guerra del poveri (1962). In quest’opera confluiscono pagine di diario, frammenti di corrispondenza, annotazioni di campo, dispacci. Lo stile sobrio di Revelli possiede una forza straordinaria di ricostruzione, proprio in quanto fondato senza deroghe su uno sguardo documentario, preciso, fotografico: persone, posti, eventi, rivivono in scarna verità e in dinamica successione. La rapidità con cui l’organizzazione e la dislocazione dei gruppi deve modificarsi a seconda dell’evolversi degli scenari è sorprendente. E la scrittura si adatta a queste esigenze, registrando sempre.

La stessa geografia del percorso di Revelli partigiano delinea l’ampiezza degli spostamenti nelle azioni: dalla bassa all’alta valle Stura di Demonte poi, attraversato il Colle della Lombarda, in Francia nelle valli Tinée e Vésubie con la brigata “Carlo Rosselli”, infine il ritorno in Italia dal Colle del Maurin e dalla valle Maira per la Liberazione: a Cuneo si combatté ancora con le retroguardie tedesche, nel centro della città, per tutto il 28 aprile 1945. “L’ultima guerra per un mondo migliore”.

Ben conscio del ruolo, in tutte le pieghe della storia e dell’economia, delle popolazioni dei territori marginali, a partire dagli anni successivi, determinanti per i cambiamenti dovuti all’evoluzione industriale e consumistica, Nuto Revelli inizia a interessarsi alle testimonianze orali di contadini e montanari, tramite una capillare serie di interviste. Centinaia di sessioni al magnetofono daranno voce corale al “mondo dei vinti”, disperso dall’emigrazione, travolto dalla definitiva crisi dell’agricoltura delle proprietà frammentate, incapace di esprimere scelte politiche libere, condizionato dal clero e rassegnato alla delega dei poteri locali, ammaliato dal miraggio ambiguo della condizione operaia, spesso uno sbocco reso obbligato dalla solitudine, dalla povertà e dalla paura, infine illuso da speculazioni turistiche senza vere prospettive di occupazione.

Le introduzioni ai due volumi Il mondo dei vinti (1977) e L’anello forte (1985), esplorazione degli stessi temi in chiave femminile e familiare, sono tuttora sconvolgenti e di chiara attualità, nella lungimirante analisi delle molte fragilità di un contesto socio-economico legato alla terra, la cui trasformazione repentina ha segnato fino ad oggi intere aree della “grande provincia” di Cuneo, sia in montagna, sia nelle fasce collinari e nelle zone intermedie con la pianura. 

Paralup oggi

La Fondazione Nuto Revelli (www.nutorevelli.org), costituita nel 2006, ha sede nella casa dello scrittore a Cuneo e custodisce e valorizza un ricco archivio cartaceo, la biblioteca e la raccolta di materiali sonori, ora in parte digitalizzati, che l’autore riportò dalle interviste. Nel 2008 ha acquistato i ruderi della borgata Paralup, da decenni abbandonata, e ha avviato un progetto di recupero condotto con criteri innovativi e sostenibili, per conservarne la “doppia memoria”, legata alla lotta partigiana e alla vita contadina, rendendo possibile la visita e la fruibilità turistico-ricettiva, con particolare attenzione alle iniziative per le scuole e i giovani e alla produzione culturale di eventi. Nel 2012 è stato inaugurato il Rifugio Paralup (www.paraloup.it). Tra le vecchie baite, in parte destinate all’ospitalità, troviamo un museo multimediale e una sala conferenze, mentre all’aperto, sfruttando l’andamento del pendio, è stato allestito uno spazio spettacoli: il palco si sporge sullo sfondo naturale della valle di Rittana. Gli interventi, integrati alle murature superstiti con strutture in legno e vetrate, permettono di distinguere le parti aggiunte, lasciando intuire lo stato precedente degli edifici. 

Accesso stradale: da Cuneo a Borgo San Dalmazzo, quindi sulla SS 21 del Colle della Maddalena fino all’ingresso nel paese di Gaiola, dove si svolta a destra e, poco prima della frazione Castelletto, a sinistra seguendo le indicazioni per Rittana. Il capoluogo, disposto lungo il torrente, è dominato dalla chiesa parrocchiale di San Mauro, circondata da un monumentale porticato. Molte facciate di abitazioni sono decorate da pregevoli “murales”. Si prosegue nel fondovalle salendo poi alla frazione Gorré, un tempo molto popolosa e sede di parrocchia e scuola. Una strada asfaltata si inerpica fino al Chiot Rosa, panoramica radura sul crinale. Da questa località si può raggiungere sempre su asfalto, tranne che nell’ultimo breve tratto, la borgata Paralup. 

L’itinerario

Partenza: loc. Chiot Rosa, Rittana (CN)
Dislivello: 620 m
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 2,30 ore + 30’ per il rientro da Paralup

L’escursione suggerita permette di compiere un anello in quota e di conoscere l’ambiente di media montagna attorno alle borgate della parte superiore della valle di Rittana, includendo la visita a Paralup e alle sue baite, così ricordate da Nuto Revelli ne Il mondo dei vinti: “Quattro muri a secco, la porta così bassa che obbligava all’inchino, una crosta di ghiaccio per tetto. Il vento, passando, lasciava nelle baite l’odore della neve”. Il percorso si snoda al limite dei boschi e attraversa poi panoramiche estensioni di pascoli, in primavera e a inizio estate abbelliti da notevoli fioriture.

Dal parcheggio in località Chiot Rosa (1185 m) si imbocca verso monte un sentiero segnalato (R25) lungo la Costa Berarda e poi, sfiorata la strada che percorreremo al ritorno, tra le macchie di betulle del Poggio Franzille (La Fransìla,1445 m). A un bivio prendere a sinistra in direzione della cresta spartiacque con la valle Grana, fino a guadagnarla nei pressi della croce dell’Arpiola (1641 m). Sempre mantenendosi sull’agevole dorsale si arriva alla tondeggiante cima dell’Alpe (L’Arp Aut, 1796 m), anch’essa contraddistinta da una croce. Abbassarsi a SW al Colle Roccasson (1752 m), quindi ripiegare a sinistra su una marcata traccia, tagliando il ripido versante e divallando poi al Colle della Gorgia (1583 m), riparato dallo sperone della Rocciaia. Si compie un giro da sinistra a destra per sfociare nell’allungato pianoro del Chiot dell’Orgiera. Poco dopo svoltare a sinistra su un tracciato a mezza costa nel bosco rado. Sopra una presa dell’acquedotto ci si innesta su una carrareccia e in breve si raggiunge Paralup (1361 m). Il ritorno al Chiot Rosa si effettua tramite la strada che doppia il vallone del Rio Sarretas, transitando alle borgate Tintina (1301 m), Grain (1274 m) e Chiapera (1249 m). 

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