Meridiani Montagne

Dedicato alla Valle Maira il prossimo numero di Meridiani Montagne

Work in progress. In edicola lo troveremo all’inizio di gennaio ma già oggi il direttore Paolo Paci ce ne rivela in anteprima qualche contenuto tra storie poco note e ospiti illustri

Ci volevano i tedeschi per riportare in vita la valle. La storia è davvero singolare e ce l’ha raccontata Marco Andreis, vicepresidente del consorzio turistico della Valle Maira e titolare di una delle più famose Locande occitane, Lou Pitavin di Marmora.

Gli Schneider, Maria e suo marito Andrea, sono arrivati qui una quarantina di anni fa, verso la metà degli anni Ottanta, quando la valle era all’apice dello spopolamento. Era un brutto periodo per la montagna, e non solo quella piemontese: borgate spopolate, un turismo anziano, stanziale, un mese in albergo d’estate e via. Se non ti chiamavi Cortina o Cervinia, il destino era quello dell’estinzione e della completa irrilevanza. Poi arrivò Andrea, a piedi, e solo perché aveva sbagliato sentiero.

L’incontro con la Valle Maira gli fu fatale, tanto che rientrato a Colonia, dove con la moglie aveva un negozio di antiquariato, convinse la moglie a mollare tutto e trasferirsi in questa remota valle cuneese. Dapprima abitarono a Prazzo, dove misero in piedi una scuola di italiano: bastò un annuncio sul Tageszeitung per far arrivare i primi clienti. Poi si trasferirono a San Martino dove fondarono un vivace centro culturale improntato all’ospitalità, all’arte, all’ecologia”.

Negli anni a seguire arrivarono tanti altri loro connazionali, per camminare e respirare l’atmosfera irripetibile della montagna occitana. In estate e in inverno: ben presto la Valle Maira, dove non era mai nato un impianto di sci (solo alla testata della valle c’è un breve anello per lo sci di fondo) diventò la mecca degli scialpinisti di tutta Europa, e ancora oggi gli stranieri sono più numerosi degli italiani.

Questa è una delle tante storie che ha raccolto la nostra Cristina Zerbi in trasferta nell’angolo più occidentale delle Alpi. Maria e Andrea non ci sono più, purtroppo, ma il loro testimone è stato preso da molti giovani, italiani questa volta, locali ma anche forestieri, che negli ultimi due decenni hanno fatto della Valle Maira un laboratorio di rinascita: dimostrando che non c’è bisogno del turismo di massa (oggi va di moda chiamarlo overtourism) per rendere viva la montagna.

Anzi. Cristina ci ha raccontato di appassionati di arte (la valle è un vero scrigno di pittura medievale), di preti in gamba, di cuochi che hanno riscoperto le ricette occitane, di insegnanti di una lingua tutt’altro che scomparsa. E di sentieri, i mille itinerari scialpinistici per l’inverno come quelli estivi del Percorsi occitani, lunghissimo anello escursionistico (si può fare anche senza zaino, con l’aiuto dello Sherpabus) che collega le borgate e i luoghi più panoramici: la visione del Monviso dalla Valle Maira è davvero magica.

Tutto questo lo troverete nel prossimo numero di Meridiani Montagne, in edicola la prima settimana di gennaio. Noi ci siamo entusiasmati a confezionarlo, perché è raro trovare angoli ancora così intatti sulle Alpi. E ci è piaciuto in particolare il contributo dell’amico Franco Faggiani, che in Valle Maira ha ambientato il suo ultimo romanzo. A noi ha raccontato l’epopea davvero incredibile dei caviè di Elva: una professione ambulante che si è meritata un museo. Non vi sveliamo di cosa si tratta: lo scoprirete su Montagne di gennaio!

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close