Meridiani Montagne

Dedicato alle valli Maggia e Verzasca, nel Canton Ticino, il prossimo numero di Meridiani Montagne

In edicola lo troveremo all’inizio di marzo. Nel frattempo il direttore Paolo Paci svela in anteprima qualche contenuto di un sorprendente viaggio in queste due vallate scolpite nella pietra

Amate la pietra? Vi piace accarezzarla, calpestarla, arrampicarla, contemplarla in tutte le sue meravigliose forme naturali e non? Allora non lasciatevi sfuggire il prossimo numero di Meridiani Montagne, che stiamo chiudendo in redazione proprio in questi giorni e che troverete in edicola la prima settimana di marzo. È dedicato a due valli svizzere letteralmente scolpite nella pietra, Maggia e Verzasca. E se dopo aver sfogliato la rivista vi vien voglia di “toccare con mano”, il viaggio è breve: basta raggiungere Locarno, in cima al Lago Maggiore, e da qui si apre un mondo minerale davvero sorprendente.

La pietra emerge ovunque, dal greto dei torrenti agli innumerevoli massi disseminati nei boschi, fino alle falesie (alcune alte centinaia di metri) che chiudono le valli. Si tratta di gneiss, solidissimo, secondo Matteo Della Bordella di una qualità “che sorpassa le blasonate Val di Mello e Valle dell’Orco”. Proprio Matteo ci ha inviato le splendide foto di arrampicata che accompagnano il racconto del nostro Mario Giacherio, sulle centinaia (migliaia?) di tiri attrezzati, da Ponte Brolla alla falesia della Val Calnegia in Valle Maggia, dai big wall del Poncione d’Alnasca (una delle pareti più selvagge delle Alpi) ai multipitch del Pizzo d’Eus in Val Verzasca. Se ci mettiamo poi le possibilità di bouldering, con incredibili circuiti di massi come quello di Brione Verzasca (difficoltà fino al 9a), non basterebbe la vita di un climber a esaurire l’intero catalogo.

Con tanta abbondanza, le due valli non si sono accontentate della pietra, e hanno sfruttato persino le dighe per far divertire gli arrampicatori: su quella di Contra (Verzasca) si svolgono da anni le spettacolari gare della Red Bull Dual Ascent, sulla diga di Sambuco invece (Maggia) sono attrezzati monotiri e vie lunge adatte anche ai principianti.

Ma torniamo alla pietra naturale. Ben prima del movimento dell’arrampicata, i locali sapevano come sfruttarla a dovere. Le case dei villaggi, bellissimi, che punteggiano la Valle Maggia e le sue laterali Val Bavona e Valle di Campo, sono costruite in pietra, con tetti pesantissimi di piode sovrapposte che sfidano i secoli. Spesso sono addossate ai massi erratici, che quasi le abbracciano e le proteggono. Tra i massi, qua e là, vedrete comparire anche strani muretti con delle porticine fiabesche: sono gli splūi, i tetti naturali di roccia trasformati in cantine. Senza dimenticare i grotti (con la “g”, versione ticinese dei nostri crotti), anch’essi scavati nella roccia, che oggi sono trasformati in piacevoli osterie (se vi fermate, concedetevi un boccalino di Merlot).

Nella pietra sono modellati gli antichi sostegni delle viti, le macine dei mulini, i ponti sui fiumi: famosissimo il Ponte Romano a Lavertezzo, Val Verzasca, una vera cartolina sopra le pozze di cristallo. Di pietra, scavati nella roccia e pavimentati con migliaia di gradini scolpiti, sono i sentieri della transumanza: una passeggiata che ci immerge in un mondo pastorale ancora vivo è quella che si svolge sulla Scalada Longa in Valle di Prato, vero monumento alla sapienza costruttiva del passato. Mentre un altro sentiero circolare in Valle di Campo ci porta alla scoperta della pietra ollare, con cui si costruivano pentole e attrezzi da cucina.

Ne avete abbastanza? Fate un ultimo sforzo e seguiteci fino a Mogno, nella sezione superiore della Valle Maggia, dove una slavina quarant’anni fa ha portato via la chiesa seicentesca di San Giovanni Battista. Per ricostruirla è stato chiamato il più famoso architetto ticinese, Mario Botta, che non si è sottratto al fascino della pietra: alternando file di granito e di marmo, ha ideato uno spazio ipnotico in bianco e nero, riuscendo a ricreare l’atmosfera mistica e minerale delle antiche cattedrali.

Abbiamo detto marmo. L’ultima tappa è proprio alle cave di marmo Cristallina, a Peccia, pochi chilometri sotto Mogno. Qui il marmo è cavato in 14 colorazioni diverse, ma quello candido è il più bello, tanto che attorno alle cave è nata una Scuola di scultura che attira studenti da tutto il mondo. Perché la pietra, che siate arrampicatori, trekker o artisti, è sempre creativa

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