Itinerari

Sul Monte Carmo, paradiso degli escursionisti in Liguria

Due escursioni verso una delle più frequentate cime del Ponente ligure, alle spalle di Finale Sempre con il mare in vista

L’entroterra di Finale Ligure deve la sua notorietà soprattutto alle falesie per l’arrampicata, più di 80 siti nel solo arco principale compreso tra Noli, Orco Feglino e Borgio Verezzi, circa 200 pareti attrezzate nel complesso, frutto di un progressivo lavoro di esplorazione e chiodatura iniziato alla fine degli anni ’60, ben rievocato nel documentario Finale ‘68 di Gabriele Canu, realizzato nel 2018 per il cinquantenario dell’apertura della prima via. Occorre tuttavia menzionare alcune significative imprese alpinistiche molto precedenti, come le salite al Bric Agnellino per la cresta Est (oggi servita dalla “via ferrata degli artisti”) di G. Pescetto, A. e L. Sabbadini nel 1924 o quella di V. Venturino e G. Franconi alla Rocca dell’Avio per la “via dei camini”.

Il clima mite e la grande varietà degli ambienti conferiscono al territorio il privilegio di poter accogliere numerose altre attività, dalla mountain bike al trekking, alla corsa, in tutte le stagioni dell’anno. Per questo il riconoscimento di Finale “outdoor region non è soltanto uno slogan turistico diventato di moda qualche tempo fa, ma un carattere distintivo reale e tangibile.

L’interesse per la fascia altitudinale più elevata e per i percorsi che si snodano tra montagne affacciate sul mare, si esprime in una vera e propria tradizione locale ben viva nella cura dei sentieri e dei rifugi e nell’associazionismo (qui rappresentato oltre che dal CAI, dalla Federazione Italiana Escursionismo, ricostituita a Genova nel 1946) e trova un puntuale risvolto storico anche nelle pubblicazioni divulgative specifiche, in analogia con quanto avviene negli altri settori alpini: la Guida per escursioni nell’appennino ligure di Giovanni Dellepiane apparsa nel 1892 e in seconda edizione nel 1896, poteva vantare, oltre ai dettagli di itinerari e vie d’accesso di tutta la Liguria montana, un’impeccabile appendice scientifica curata da Arturo Issel.

Il Monte Carmo (1389 m) è il punto culminante di questo complesso distretto di valli dall’andamento tortuoso, spesso strette e profonde, dai caratteri selvaggi, a ridosso della costa. Per distinguerlo da alcuni omonimi viene anche chiamato Carmo del Finale o Carmo di Loano. Meta conosciuta e frequentata, trova forse nella stagione invernale la sua veste migliore per gli orizzonti tersi, il vento pungente nei boschi spogli, il sole basso sullo specchio del Mar Ligure e lo sfondo delle vette nevose del Piemonte.

Gli itinerari

Il gruppo del Monte Carmo è percorso da una intricata rete di sentieri, in genere identificati da simboli geometrici di colore diverso, come in uso nella regione, a cui si sta gradualmente affiancando la segnaletica normalizzata bianco-rossa. Risulta perciò importante un’attenzione particolare all’orientamento e alla preparazione preliminare del percorso.

Proponiamo qui due escursioni tra le numerosissime possibilità per la salita al Carmo del Finale: la cresta occidentale, praticabile anche nelle corte giornate d’inverno, e la più impegnativa ascesa dal fondovalle Varatella, toccando la chiesa di San Pietro dei Monti, situata una singolare posizione su un promontorio fasciato da impervie pareti. I due tragitti si prestano ad essere raccordati, realizzando un anello più o meno completo. Suggeriamo a questo proposito gli eventuali collegamenti facenti capo al Giogo di Toirano: quello con San Pietro dei Monti per il Pian Baretti e quello con il Salto del Lupo tramite il vallone Rio della Valle (segnavia rombo rosso).
Salvo condizioni eccezionali, le nevicate hanno esito effimero e non pregiudicano le escursioni.

La cresta Ovest dal Giogo di Toirano

(Dislivello 590 m, tempo in salita 1.30 ore, difficoltà E)

Dal Giogo di Toirano (807 m) attraversato dalla strada provinciale SP 1, si imbocca sul lato Est il sentiero “Alta Via dei Monti Liguri” (paline, segnavia bianco-rosso e AV). Oltre una linea elettrica si lambisce una pista forestale, da lasciare a sinistra per procedere sempre sul percorso, indicato con chiarezza. La dorsale è in prevalenza boscosa, ma offre alcune aperture sui due versanti, in particolare nello scavalcare il pietroso Bric Pagliarina (1215 m), da cui si rende già ben visibile la grande croce di vetta del Monte Carmo (1389 m), posta nel 1965 in sostituzione di quella eretta per l’Anno Santo 1950, ricordata tuttora dall’iscrizione alla base. Una tavola d’orientamento aiuta a interpretare il vasto panorama.

Dal Salto del Lupo a San Pietro dei Monti e per il versante Sud

(Dislivello 1200 m, tempo in salita 3,30 ore, difficoltà EE)

Dal ponte del Salto del Lupo (194 m) sulla strada provinciale del Giogo di Toirano, prendere la carrareccia che si immette nel vallone laterale (Rio della Valle) e poco dopo abbandonarla per il sentiero a destra, indicato da frequenti bolli rossi. Con un tracciato molto ripido si guadagna rapidamente dislivello tra lingue di pietrame e poi in un canale che comporta l’attraversamento di una barriera rocciosa intermedia.
Presso la quota 606 m si trascurano a destra le due diramazioni del “sentiero dei daini” (variante alpinistica attrezzata) e si continua a invece sinistra seguendo il segnavia. Doppiato un costone, si sale a destra per l’irrinunciabile digressione verso il poggio, dominante il litorale di Loano, su cui sorge l’antichissima chiesa di San Pietro dei Monti, altrimenti detta San Pietro in Varatella (891 m), parte superstite di un’abbazia benedettina di fondazione anteriore al XI secolo.

Ritornati all’incrocio, procediamo da una presa d’acqua sulla destra, seguendo ancora i fedeli bolli rossi. Affrontato a mezza costa un suggestivo tratto di macchia mediterranea, contorniamo a levante il Monte Ravinet. Ai ruderi delle Case Peglia (889 m) ci si immette verso sinistra su una bella mulattiera contrassegnata dalla X rossa, simbolo che ci guiderà fino in vetta indirizzandoci ai diversi bivi. Si cammina nel bosco superando le rovine della Ca del Fò (1034 m), poi si esce all’aperto sul Prato Ciazzalunga per rientrare a destra in un’altra fitta boscaglia e arrivare infine ai ricoveri in pietra (“caselle”) sul pianoro nelle vicinanze del rifugio Baita Amici del Carmo (1289 m), inaugurato ne 1968, affiancato da un bivacco sempre aperto. Non resta che risalire a sinistra la china orientale puntando alla scintillante croce metallica del Monte Carmo.

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