Meridiani Montagne

Meridiani Montagne in edicola con il numero dedicato alla Sardegna occidentale

È in edicola il numero 124 di Meridiani Montagne, che accompagna i lettori in Sardegna dal Gennargentu alle fantastiche falesie della costa ovest

Per una volta Meridiani Montagne non s’inerpica a quote altissime. Certo il Gennargentu, la montagna più alta della Sardegna, sfiora i 2.000 metri di quota. Ma più in su non si va. La sommità del tetto di Sardegna è comunque meta di facili camminate e sono numerosi gli itinerari che circumnavigano il massiccio. L’appassionato dell’outdoor e della wilderness trova però ovunque pane (e che pane!) per i suoi denti. Da gustare adesso, quando il clima mite rende più agevoli le escursioni – che siano di poche ore o infinite come il trekking sul Cammino di Santa Barbara – e la roccia delle falesie dell’Iglesiente che precipitano in mare non è più rovente. A rendere il tutto ancora più interessante, sono i siti di archeologia industriale che ricordano i secoli di attività mineraria, ma anche gli incontri con le persone e i pastori lungo i sentieri più defilati, una gustosa cucina tradizionale, le spiagge finalmente deserte sulle quali distendersi tra una scoperta e l’altra.

A presentare il numero 124 di Meridiani Montagne è l’editoriale del direttore Paolo Paci

La croce, i briganti e il generale

Il tetto della Sardegna non è troppo alto: 1834 metri. E nemmeno difficile da raggiungere: sta all’apice di lunghe creste appiattite, frequentate dai pastori da tempi immemorabili. Ma se proprio vogliamo identificare un “conquistatore” del Gennargentu, questi è il generale Alberto La Marmora, geografo che da lassù iniziò a raccogliere i dati per la prima carta scientifica dell’isola. Trascorrendo molte notti all’addiaccio, combattendo il freddo (a metà Ottocento la neve durava anche in estate) e scampando diverse volte a feroci briganti. Dai tempi dell’Unità d’Italia, la cima più alta del massiccio è dedicata a lui: vi sorge una grande croce di ferro e c’è una targa con il suo nome. Vandalizzata. Perché ai separatisti sardi i generali, soprattutto quelli sabaudi, non sono mai piaciuti, e l’Unità la vedono come il fumo negli occhi. Dalle contraddizioni, e dalle bellezze, del Gennargentu inizia il nostro viaggio in Sardegna, regione marittima ad alto tasso alpinistico. In particolare, nell’Iglesiente, territorio ricchissimo di miniere, grotte, falesie dove fin dagli anni Ottanta sono state aperte centinaia di vie su meravigliose rocce di ogni tipo, calcare, granito, basalto… Per scoprire questo territorio di immensa wilderness, che va dall’isola di Sant’Antioco al Monte Linas, ci siamo messi in marcia lungo il Cammino di Santa Barbara che, a volerlo fare tutto, impegna per trenta tappe: un trekking davvero spettacolare, tra scogliere, villaggi minerari abbandonati, torrenti e cascate. Per lunghi tratti, si attraversa una Sardegna primordiale, tale e quale la conobbe La Marmora (ma senza più briganti). Una regione arcaica, dove la pietra si modella in nuraghi e monoliti, dove i pastori-climber costruiscono, per le proprie greggi, sentieri vertiginosi a picco sui canyon. Una regione, insomma, che a noi alpinisti (e cultori dell’outdoor) piace moltissimo. Arrampicata, escursionismo, mountain bike, speleologia… non c’è limite alla nostra fantasia. Mancherebbe solo l’alta quota ma, per questa volta, possiamo farne a meno.

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