AlpinismoAlta quota

Denis Urubko e Maria Pipi Cardell in estate sul Gasherbrum I per aprire una nuova via

Dopo due anni di pausa dagli Ottomila, nel 2022 Denis Urubko è tornato in azione tra i Giganti della Terra. Ha deciso di ripartire con una “vetta da trekking”, come aveva simpaticamente definito il Khosar Gang (6,046m) in Pakistan, affrontato in compagnia degli amici russi Anton Kravchenko, Andrew Shlyapnikov e Max Berngard. Ha poi messo il turbo in solitaria in estate, salendo tre 8000 in velocità in soli 11 giorni, in autonomia, senza utilizzo di ossigeno e Sherpa di supporto: Broad Peak (8047 m), Gasherbum II (8035 m) e K2 (8611 m). E in autunno è tornato nuovamente in Pakistan, in compagnia della moglie Maria Pipi Cardell e Max Berngard, con l’obiettivo di scalare il Rakhiot Peak (7070 m), nel massiccio del Nanga Parbat, vetta cui il team ha rinunciato a causa di valanghe e crepacci che hanno reso l’ascesa troppo pericolosa. Lo vedremo tornare operativo tra gli Ottomila anche quest’anno? Risposta a tale curiosità giunge da una intervista rilasciata di recente dall’alpinista russo (naturalizzato polacco) alla testata catalana La Vanguardia.

Intervistato in occasione dell’uscita del suo nuovo libro La elegancia de la eficiencia . Rescates en la zona de la muerte (Desnivel), il racconto di una serie di salvataggi di cui si è reso protagonista in Himalaya e Karakorum, Denis ha dichiarato di avere già in programma un ritorno in Himalaya per la prossima estate. Obiettivo? Il Gasherbrum I (8068 m). Un progetto che condividerà con l’inseparabile Maria che, come spiega alla giornalista Rosa M. Bosch Reus, è da riconoscersi come artefice del suo ritorno tra gli Ottomila. “Mi ha chiesto di aiutarla ad aprire una nuova via in stile alpino su un Ottomila e io ho detto di sì, perché nessuna donna l’ha mai fatto”, aggiungendo che la tripletta della scorsa estate sia da considerarsi un allenamento in vista di tale obiettivo. Per questa estate non hanno ancora idee chiare sulla nuova via da tentare, in stile alpino, “quando saremo al campo base decideremo da dove salire”.

Ci sarà un ritorno al K2 in inverno?

Alla domanda relativa a un potenziale ritorno al K2 in inverno, Urubko ha tenuto a rispondere mettendo in chiaro le cose: “Non è una questione se voglio o no, è che non posso, costa troppi soldi ed è necessario avere un’ottima squadra, buoni compagni di squadra, è molto difficile in questo momento“. Il desiderio che più gli sta a cuore, “la sfida principale”, come la definisce, resta quella di aprire una nuova via su un Ottomila. “Se ci riuscirò avrò salito 27 ottomila senza ossigeno in bombola, superando il pareggio che ho con Juanito Oiarzabal di 26 (pareggio raggiunto lo scorso anno salendo i sopracitati tre 8000 in velocità, ndr). Il mio corpo è pronto, ora che sono tornato non voglio smettere.

Obiettivo 2024: una nuova via sulla nord dell’Everest

E a dimostrazione del fatto di non avere alcuna intenzione di fermarsi, già ha in mente un progetto per la primavera 2024. Ha infatti richiesto alla Cina un permesso per scalare l’Everest dal versante tibetano lungo un itinerario inedito. Incrociamo le dita perché lo ottenga. “L’alpinismo è arte, ho studiato per diventare attore di teatro e di cinema, ho partecipato a diversi spettacoli e, in montagna, voglio esplorare nuove cose – ha dichiarato con un pizzico di poesia Denis – . Ho sognato più volte di tracciare vie diverse sull’Everest, l’ho provato nel 2013 sulla parete sud, in Nepal, con Alexey Bolotov, ma è morto e ho dei brutti ricordi. Oltretutto, c’è il triste caso di Ueli Steck con gli Sherpa (nel 2013 la Swiss Machine fu vittima di un attacco da arte di un gruppo di Sherpa insieme a due altri alpinisti, Simone Moro e Jonathan Griffith, ndr) . Anche in Nepal ho avuto brutte esperienze.” Nepal che sembra escluso dai piani del prossimo futuro. “Non voglio tornare indietro. Tutto è affari e denaro, denaro… Tutto è troppo commerciale. Preferisco andare sulla parete nord.”

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