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Sei rifugi nel Parco Nazionale dello Stelvio

Il Parco Nazionale dello Stelvio, il più vasto delle Alpi italiane, è noto tra gli appassionati di montagna grazie alle vette dell’Ortles, del Gran Zebrù e del Cevedale, ai suoi oltre cento ghiacciai in via di rapido ritiro, alla presenza di una flora straordinaria e di una fauna che include il cervo, il camoscio, l’aquila reale, lo stambecco e da qualche anno anche il lupo.

Nelle alte valli e su molte vette, si incontrano trincee, caserme e altri manufatti della Grande Guerra. Strade spettacolari e ricche di storia traversano i passi dello Stelvio, del Tonale e di Gavia. Da qualche anno, il Parco ha una struttura “federale”, ed è gestito in collaborazione dalla Regione Lombardia e dalle Province Autonome di Bolzano e di Trento. Oltre la frontiera con la Svizzera, il territorio protetto continua con il Parco nazionale dell’Engadina.

Lo Stelvio è un paradiso per gli escursionisti. Lungo i suoi itinerari, decine di rifugi offrono meravigliosi panorami e accolgono camminatori alpinisti per la notte o per delle soste in giornata. Accanto ai punti d’appoggio d’alta quota, dal Casati al Mantova, che si raggiungono con itinerari faticosi, esistono molte strutture accessibili senza problemi. Eccone alcune, divise tra i tre versanti del Parco.

Dalla Valle dei Forni al rifugio Pizzini-Frattola

(570 m di dislivello, 3.15 ore a/r, T)

Questa classica passeggiata, in vista del ghiacciaio dei Forni, del Gran Zebrù e del Cevedale, è tra le più frequentate della Valfurva. Il percorso sulla strada sterrata è monotono, ma i panorami lo rendono più che consigliabile.

Da Santa Caterina Valfurva si segue la strada a pedaggio che sale al rifugio Stella Alpina e al posteggio (2130 m) ai piedi del rifugio-albergo dei Forni. A piedi si segue il sentiero (segnavia 555 e 528) che sale al rifugio-albergo dei Forni, e si continua su una strada sterrata che sale a tornanti nel bosco e poi si alza a mezza costa in vista dei due rami del ghiacciaio dei Forni.

Più avanti si aggira (2350 m circa) un crinale che scende dal Monte dei Forni, e si continua in vista del Gran Zebrù toccando una fonte e un rifugio del Parco. Traversato un ponte si sale al rifugio Pizzini-Frattola (2700 m, 1.45 ore). Si può proseguire verso il Passo Zebrù Nord (3028 m, 1.45 ore a/r) o il rifugio Casati (3269 m, 3 ore a/r). La discesa richiede 1.30 ore.

Da Pezzo al rifugio Bozzi

(850 m di dislivello, 4 ore a/r, E)

A nord del Passo del Tonale, sul confine tra Lombardia e Trentino, le cime erbose e rocciose che sorvegliano il rifugio Bozzi contrastano con i ghiacciai dell’Adamello e del San Matteo e sono state duramente contese nella Grande Guerra. Nel 1915, ha prestato servizio qui Cesare Battisti. Accanto al rifugio, della sezione di Brescia del CAI, sono cartelli e un edificio militare trasformato in museo.

Da Ponte di Legno si segue la strada per il Passo di Gavia fino a Pezzo, da cui si sale alle Case di Viso (1763 m) e al Pra’ del Rum (1877 m). Si continua a piedi sulla strada militare (segnavia 52) che si alza a larghe svolte tra mughi, rododendri e larici. Oltre la conca della Baita Casaiola, da un tornante, si imbocca verso destra un sentiero segnato che incrocia per due volte la strada ed entra in una conca sorvegliata dai torrioni rocciosi dell’Albiolo. Toccati i Laghetti di Montozzo si sale al rifugio Bozzi (2476 m, 2 ore).

Vale la pena di proseguire verso la Forcellina di Montozzo (2631 m), dov’è una trincea italiana e da cui appaiono il Monte Vioz e il San Matteo, e di tornare toccando la Zona Sacra del Montozzo (0.45 ore a/r). Si torna per l’itinerario di salita (1.15 ore).

Da Solda al rifugio del Coston

(420 m di dislivello, 2.15 ore a/r, E)

Il comodo itinerario che raggiunge il rifugio del Coston (Hintergrat Hütte) inizia ai piedi della impressionante parete Est dell’Ortles, e si conclude in una conca sorvegliata anche dal Monte Zebrù e dal Gran Zebrù. Il tratto attrezzato è elementare.

Da Solda si sale con la seggiovia Orso (Langenstein), all’arrivo dell’impianto (2320 m) è il rifugio-bar K2. Si prosegue sul sentiero (segnavia 3) che si dirige verso l’Ortles, traversa le morene della Vedretta della Fine del Mondo (End der Welt Ferner), e sale in diagonale a una spalla (2600 m) sul crinale che scende dalla Punta del Coston.

Si continua a mezza costa, in vista della Vedretta di Solda e del Cevedale. Il sentiero supera dei ponticelli di legno e delle corde fisse, sale a scavalcare un secondo crinale (2700 m) e scende al rifugio del Coston (2661 m, 1.15 ore), in vista di un sensazionale panorama. Si torna per la stessa via (1 ora).

Dalla Val Martello al rifugio Corsi e al rifugio Martello

(600 m di dislivello, 3.30 ore a/r, E)

L’alta Val Martello è tra i settori del Parco che più si sono trasformati con la riduzione dei ghiacciai. Un bel sentiero sale allo storico rifugio Corsi (Zufall Hütte) e al moderno rifugio Martello (Marteller Hütte).

Si risale la Val Martello fino al termine della strada (2050 m). A piedi si segue un viottolo (segnavia 150 e 151), si lascia a sinistra il ponte e i belvedere sul Rio Plima e si sale al rifugio Corsi (Zufall Hütte, 2245 m, 0.45 ore), affiancato da una chiesetta.

Si riparte sul sentiero (segnavia 150) che risale un canalone sassoso, supera delle scale di legno e porta a un dosso in vista di una cascata. Al bivio successivo si va a sinistra, sulla diga di pietra costruita nel 1893 per evitare inondazioni causate dal lago glaciale del Cevedale.

Il sentiero (segnavia 103) traversa un ponte, e poi sale a tornanti tra erba e massi fino al rifugio Martello (Marteller Hütte, 2610 m, 1.15 ore). In discesa occorre 1 ora fino al rifugio Corsi. Si traversa il ponte sospeso sul Rio Plima, e si scende (segnavia 31 e 37) toccando due belvedere, fino al punto di partenza (0.30 ore).

Da Malga Mare al rifugio Larcher

(da 660 a 760 m di dislivello, da 3.30 a 4.15 ore a/r, E)

Il rifugio della SAT dedicato a Guido Larcher, volontario nella Grande Guerra e poi senatore, è stato costruito nel 1881 ai piedi della via normale del Cevedale. L’itinerario che lo raggiunge da Peio offre un bel colpo d’occhio sulla Vedretta de la Mare, e può essere completato tornando per il Lago Marmotta e il Lago Lungo.

Da Cogolo si segue la strada della Val de la Mare fino al termine (1970 m, 10 km dal paese). In estate il traffico è regolamentato, e funzionano delle navette. A piedi si segue il viottolo (segnavia 102) che sale a Malga Mare (2031 m, bar-ristorante), prosegue tra rocce e cascatelle e porta a un bivio (2260 m).

Si continua con una lunga e monotona diagonale, in vista del Pian Venezia, del Palon de la Mare e del Cevedale, fino al rifugio Larcher (2608 m, 2 ore). Al ritorno conviene seguire i segnavia 104 e 146 verso il Lago Marmotta (2704 m), il Lago Lungo (2553 m), il bivio 2260 m e il posteggio (2.15 ore). La discesa per l’itinerario di salita richiede 1.30 ore.

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