Itinerari

Il giro delle Tre Cime di Lavaredo

Poche vette, nel mondo, possono ambire al titolo di simbolo della montagna e dell’alpinismo. L’elenco include l’Everest e il K2 in Asia, il Cerro Torre in Patagonia, forse il Monte Kenya in Africa. Sulle Alpi fa parte del club il Cervino, Matterhorn in tedesco e in inglese. Per chi vive in Piemonte, il simbolo dell’alta montagna è sicuramente il Monviso. Sulle Dolomiti, le vette più bizzarre ed eleganti della Terra, partecipano al concorso il Campanile Basso di Brenta, le Torri del Vajolet, e giganti di pietra come il Sassolungo e il Cimon della Pala. La posizione defilata rispetto al turismo di massa rende meno noto il Campanile di Val Montanaia, “l’urlo pietrificato di un dannato”, che si alza nelle Dolomiti friulane. Le Tre Cime di Lavaredo, Drei Zinnen in tedesco, solo l’esatto contrario. Imponenti sul versante meridionale, in Veneto, dove sorvegliano il Lago di Misurina, offrono un colpo d’occhio ancora migliore da nord.

Il profilo più celebre del massiccio si ammira dal rifugio Locatelli-Innerkofler, Dreizinnen Hütte in tedesco. Da questo lato le cime sono davvero tre (la Piccola 2857 metri, la Grande 2999 metri, la Ovest 2973 metri), mentre sul versante opposto acquistano individualità anche la Piccolissima, la Punta di Frida e altre torri. Per ammirare il colpo d’occhio dal rifugio Locatelli-Innerkofler, sfondo perfetto per foto e selfie, decine di migliaia di persone ogni estate percorrono il Giro delle Tre Cime, che è il sentiero più frequentato delle Alpi. 

L’itinerario

Si tratta di un itinerario facile, classificato T (Turistico) nella scala del CAI, lungo il quale ben quattro rifugi consentono di rifocillarsi. Si tratta però di un percorso di montagna, oltre i duemila metri di quota, dov’è obbligatorio avventurarsi con scarpe e abbigliamento adeguati, una giacca a vento e uno zaino, e in questa torrida estate con una scorta d’acqua adeguata. Le prime spruzzate di neve della tarda estate e dell’autunno non danno fastidio nella prima parte dell’anello, ma possono creare un serio problema nel tratto a mezza costa che conduce a Forcella Col de Mezo. In questo caso è bene limitarsi all’andata e ritorno tra i rifugi Auronzo e Locatelli-Innerkofler.       

Il Giro delle Tre Cime inizia con un pedaggio salato. Le auto pagano 30 euro per accedere alla strada che sale dal versante di Misurina al rifugio Auronzo e ai suoi posteggi. Il percorso, di 7,5 chilometri, ha pendenze molto forti, e ha ospitato vari arrivi di tappa del Giro d’Italia. Dal 1988 la strada è di proprietà del Comune di Auronzo, al quale spetta la manutenzione, e al quale vanno i pedaggi. 

Il rifugio Auronzo, 2320 metri, del CAI, accoglie gli escursionisti appena usciti dall’auto. Da qui le Tre Cime non sono particolarmente imponenti, mentre dall’altra parte si alzano le eleganti guglie dei Cadini di Misurina. A piedi si segue la strada sterrata, indicata dai segnavia 101 e 104, che si dirige a mezza costa verso est. 

Il percorso tocca una cappella e un monumento che ricorda l’alpinista Paul Grohmann, protagonista nel 1869 della prima ascensione della Cima Grande. Poi passa ai piedi dell’impressionante Spigolo Giallo della Cima Piccola e raggiunge il rifugio Lavaredo, a 2344 metri di quota, una bella struttura privata al centro di una vasta conca. Prima del rifugio, si imbocca a sinistra il viottolo che sale obliquamente alla Forcella Lavaredo (Paternsattel, 2454 metri) dove si entra in Alto Adige e si scoprono all’improvviso le pareti Nord delle Tre Cime. La guglia sulla destra è il Paterno.  

Da qui il percorso più comodo verso il rifugio Locatelli-Innerkofler consiste nel seguire il viottolo (ancora segnavia 101) che si abbassa in una conca e risale al rifugio Locatelli-Innerkofler (Dreizinnen Hütte, 2405 metri), straordinario belvedere sul versante settentrionale delle Tre Cime. Dall’altra parte compaiono i Laghi dei Piani. 

Quando sul terreno non c’è neve, si può utilizzare un evidente sentiero non segnato che taglia le ripide ghiaie alla base del Paterno, supera un ponticello di legno, costeggia il torrione della Salsiccia (Frankfurter Würstel) e raggiunge il rifugio senza costringere a scendere e a risalire. 

Dopo una sosta panoramica, con foto e selfie a volontà, si ridiscende per il viottolo di accesso al rifugio, si lascia a sinistra il sentiero di arrivo, e si scende a un secondo bivio (2220 metri) dove si lascia a destra la mulattiera che scende verso la lontana Val di Landro. 

Il Giro delle Tre Cime prosegue traversando il Pian da Rin (Rienzboden), e poi supera il gradino di erba e rocce che difende l’accesso all’altopiano di Grava Longa. Si prosegue a saliscendi, si toccano il Col Forcellina e il laghetto di Grava Longa, poi si sale alla Langalm (Malga di Grava Longa, 2287 metri), che offre un altro magnifico colpo d’occhio sul massiccio, e in particolare sulle pareti Nord della Cima Grande e della Cima Ovest. 

Il sentiero riparte salendo a un crinale che offre un ultimo, meraviglioso panorama, poi continua a mezza costa fino alla Forcella Col de Mezo (2315 metri), dove si torna in Veneto. Un comodo percorso a saliscendi riporta al rifugio Auronzo. In tutto si cammina per circa tre ore. 

Le varianti al percorso classico

Tra le possibili varianti al percorso, ricordiamo l’anello di 5 o 6 ore che dal rifugio Lavaredo prosegue verso est fino ai 2528 metri del rifugio Pian di Cengia, Büllelejoch Hütte in tedesco, il più alto delle Dolomiti di Sesto, e poi raggiunge il rifugio Locatelli-Innerkofler con una discesa e un lungo tracciato a mezza costa. E’ lunga, ripida e faticosa la salita a quest’ultimo rifugio dalla Val Fiscalina/Fischleintal, sul versante altoatesino, per la Val Sassovecchio/Altsteintal. 

Luoghi dove si è scritta la storia

A chi segue il Giro delle Tre Cime nella sua versione classica, consigliamo di informarsi sulla storia dell’alpinismo, che qui ha compiuto dei passi importanti. Dopo la via normale della Cima Grande, vinta nel 1869 dal viennese Paul Grohmann con le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher, si passa ai piedi di due celebri vie di sesto grado come lo Spigolo Giallo della Piccola e la parete Sud della Piccolissima, vinte rispettivamente da Emilio Comici e Riccardo Cassin.

Sul versante settentrionale del massiccio, le firme dei due “sestogradisti” italiani tornano sulle vie classiche delle pareti Nord della Grande e della Ovest. Queste due lavagne di dolomia giallastra, tagliate da grandi strapiombi, hanno visto negli anni le imprese di decine di altri straordinari alpinisti, da Dietrich Hasse a René Desmaison, da Alexander Huber a Simon Gietl. 

Un altro tema da approfondire, lungo il Giro, è quello della Grande Guerra. Tutti i rifugi, accanto alle foto degli alpinisti, espongono cimeli degli scontri che hanno opposto, tra il 1915 e il 1917, gli alpini ai Kaiserjäger austro-ungarici. Sulla Cima Grande è stato issato un piccolo cannone italiano, in uno scontro per sul Paterno è stato ucciso (probabilmente dal fuoco amico) l’altoatesino Sepp Innerkofler, una delle migliori guide dolomitiche dei primi anni del Novecento. 

I viottoli intorno alle Tre Cime sono stati scavati e sistemati per esigenze belliche, tra le ghiaie compaiono brandelli di filo spinato, vecchie assi e altre testimonianze dagli scontri. Percorrere i sentieri di guerra del Paterno, oggi attrezzati a via ferrata, richiede equipaggiamento ed esperienza adatti. 

Anche i camminatori meno esperti però, da Forcella Lavaredo e dal rifugio Locatelli-Innerkofler, possono salire in pochi minuti agli imbocchi dei tunnel della Grande Guerra, segnalati da memoriali e da targhe. Il sentiero più frequentato delle Alpi è anche un viaggio nella storia.    

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