Montagne

Monviso

Sulla sua cima Quintino Sella ha immaginato la nascita del Club Alpino Italiano; alle sue pendici nasce il Po, il fiume più lungo d’Italia; la sua piramide proiettata al cielo è visibile anche da centinaia di chilometri. Parliamo del Monviso, che con i suoi 3841 metri è la cima più alta delle Alpi Cozie.

Conosciuto anche come “Re di Pietra” dal maggio 2013 è patrimonio UNESCO come riserva della biosfera transfrontaliera con la Francia. Dal 2016 è inserito all’interno del Parco Naturale del Monviso, sul versante italiano, mentre su quello francese è inglobato dal Parco Naturale del Queyras. I versanti del Monviso sono abitati dalla Salamandra di Lanza, specie appartenente alla famiglia Salamandridae caratterizzata da un colore nero liquirizia e da un areale di vita ristretto a poche valli del Monviso a quote comprese tra i 1200 e i 2600 metri. Un anfibio di alta montagna caratterizzato da una spiccata sensibilità alle alterazioni ambientali.

Geografia

Il Monviso è localizzato sulla parte occidentale della catena alpina, al confine con la Francia. Fa parte delle Alpi Cozie, di cui rappresenta il punto più alto. Supera di circa cinquecento metri le altre montagne vicine, caratteristica che la rende particolarmente visibile anche da lunghe distanze. Da questa caratteristiche deriva infatti il nome Monviso, dal latino Mons Vesulus che significherebbe “montagna ben visibile”.

Nonostante la vicinanza al confine, questo non passa per la vetta che ricade interamente in territorio italiano. La cima si trova lungo una dorsale orientata da nord a sud che inizia dal Monte Granero, supera il Colle delle Traversette (un tempo fondamentale valico commerciale per il Marchesato di Saluzzo, poi sostituito dal vicino buco di Viso), le Rocce Fourioun, punta Venezia, punta Udine, punta Roma, punta Gastaldi e il Visolotto da cui sale fino ai 3841 metri del Viso, come lo chiamano i locali. La stessa vetta della montagna è costituita da due punte: punta Nizza e punta Trieste (la più alta), come le due città agli opposti della catena alpina.

La cresta principale del Monviso è quella che digrada verso sud sfociando in Valle Po. Una cresta secondaria corre in direzione sud-sudovest e raggiunge il Vallone di Vallanta in Valle Varaita.

Storia

Conosciuto fin dall’antichità il Monviso ha sempre attratto l’attenzione per la sua forma slanciata e predominante sulle montagne circostanti, notevolmente più basse. Non si conosce con esattezza il momento in cui qualcuno ha immaginato di avvicinarla. Il primo tentativo riportato sulle carte storiche è quello dell’abate milanese Valeriano Castiglione, risalente al 1627. L’obiettivo della spedizione non è quello di raggiungere la cima, quanto di misurarne l’altezza. Partito dalla piana saluzzese, dove trova inizio la pianura Padana, Castiglione raggiunge le pendici della montagna fermandosi in prossimità del lago Chiaretto dove effettua le sue misurazioni calcolando un’altezza di 3925 metri.

Il primo vero tentativo di raggiungere la cima del Monviso avviene poco più di due secoli dopo, nel 1834. A condurre il tentativo è il geometra saluzzese Domenico Ansaldi che sul finire di agosto decide di affrontare in autonomia e in solitaria la salita all’inviolato Monviso. Ci sarebbe riuscito se non avesse incontrato sulla sua strada quello che ha definito come un masso insuperabile e per colpa della nebbia. Alla fine si è fermato a circa 3700 metri.

La prima salita

La prima salita del Monviso è stata realizzata il 30 agosto 1861 dagli inglesi William Mathews e Frederick Jacomb, e dai francesi Jean-Baptiste Croz e Michel Croz. La riuscita segue un tentativo dell’anno precedente condotto da Mathews e Michel Croz con i signori Bonney e Hawkshaw.

Per il tentativo del 1861 la piccola spedizione decide di provare la salita dalla più agevole Val Varaita, partendo dal Castello di Pontechianale il 29 agosto. Affrontando la salita da questo lato avrebbero potuto evitare il complesso Passo delle Sagnette, inoltre al tempo la strada che risaliva la valle Po si fermava a Crissolo, allungando di molto il percorso.

Il primo giorno hanno risalito il Vallone di Vallanta, raggiunto i laghi delle Forciolline e continuato fino a circa 2800 metri di quota, dove hanno bivaccato. La mattina del 30 agosto sono ripartiti verso le 4.30 percorrendo la parete sud fino a raggiungere il punto più alto intorno alle 9.20 del mattino.

Vie alpinistiche

La più battuta via di salita al Monviso è quella che corre per la parete sud, ricalcando in parte le orme dei primi salitori. Pur non presentando estreme difficoltà tecniche si tratta di un itinerario di stampo alpinistico che richiede piede fermo e abitudine alla progressione su terreno di alta montagna e in parete, oltre alla conoscenza delle basilari manovre di corda. Se affrontata nel periodo tardo estivo raramente si trova ghiaccio o neve, per cui non sono necessari ramponi e piccozza. Rimane comunque consigliata la progressione in cordata e un’attrezzatura adeguata a una salita alpinistica. La salita di questa via si può intraprendere sia dalla Valle Po, con partenza da Pian del Re, che dalla Val Varaita, con partenza da Castello di Pontechianale. La prima parte consiste nel trekking di avvicinamento al bivacco Andreotti (3225 m), obiettivo alla portata di tutti i camminatori più allenati. Unico ostacolo, a cui prestare particolare attenzione, è il superamento del Passo delle Sagnette per chi sceglie di salire dalla Valle Po. Dal bivacco iniziano le prime difficoltà alpinistiche con il superamento del ghiacciaio Sella e con i primi passaggi di roccia.

Una delle alternative alla normale è la via che percorre la parete est. Salita per la prima volta il 7 agosto 1902 da Ubaldo Valbusa, Alberto Weber, Elena e Adolfo Kind presenta difficoltà decisamente maggiori rispetto alla sud. Si tratta di un percorso impegnativo, adatto ad alpinisti abituati a lunghe percorrenze in quota. Con passaggi fino al quarto grado ha come punto di accesso il rifugio Quintino Sella.

Lungo la parete nord corre invece il più difficile tra gli itinerari classici che permettono di raggiungere la vetta del Monviso. Aperta dal teologo e alpinista americano William Auguste Brevoort Coolidge, insieme alle guide Christian e Ulrich Almer.

Nel corso degli anni sono state aperte numerose altre vie alpinistiche sulla montagna.

  • 1879 – Il 12 agosto Paul Guillemin e André Salvador de Quatrefages, con le guide Giraud Lezin e Émile Pic, realizzano la prima salita della parete nord-ovest.
  • 1887 – Guido Rey e Antonio Castagneri aprono una nuova via che nella parte alta risale la cresta est.
  • 1891 – Il 7 settembre le guide Claudio e Giuseppe Perotti, con gli alpinisti Paolo Gastaldi e Vittorio Giordana, realizzano la prima Salita al Viso di Vallanta.
  • 1898 – Guido Rey apre una nuova via lungo la parete nord-est.
  • 1903 – Ubaldo Valbusa, Claudio e Giuseppe Perotti e V. Casana salgono per la cresta di sud-est.
  • 1929 – Franco Falchi supera in solitaria lo spigolo nord-ovest.
  • 1931 – Aldo Bonacossa e Vitale Bramani realizzano la prima salita della parete ovest.
  • 1936 – Giuseppe Gagliardone e Mario Girello aprono una via diretta al Viso di Vallanta.
  • 1941 – Giuseppa Gagliardone, con Quagliolo e Grattarola, apre una nuova via sul Torrione di Saint-Robert lungo la parete est.
  • 1955 – Vitale Giacoletti apre una via diretta alla nord-est.
  • 1985 – Gian Carlo Grassi, insieme ai francesi Bozonnet, Carlon e Pailler, apre la via Vallantetic al Viso di Vallanta.

Altre salite degne di nota

  • 1862 – Bartolomeo Peyrotte, guida alpina di Bobbio Pellice, è il primo italiano a raggiungere la cima del Monviso. Succede il 4 luglio, come guida dell’inglese Francis Fox Tuckett. Con loro anche Peter Perrn e Michel Croz. Questa cordata è stata anche la prima a bivaccare in cima al Monviso.
  • 1863 – Quintino Sella guida la prima cordata interamente italiana verso la vetta del Monviso. Oltre al politico ne facevano parte i nobili verzuolesi Paolo e Giacinto Ballada di Saint-Robert e il deputato calabrese Giovanni Barracco. Con loro le guide Raimondo Gertoux, Giuseppe Bouduin e Giovan Battista Abbà. Durante queste salita Sella immagina quello che poi sarà il Club Alpino Italiano.
  • 1864 – Alessandra Boarelli e Cecilia Filia sono le prime donne a raggiungere la cima del Monviso.
  • 1878 – Leopoldo Barale, con le guide Giuseppe e Antonio Castagneri e Antonio Bogiatto, è il primo alpinista a riuscire nella salita invernale del Monviso, il 22 gennaio.
  • 1898 – Achille Ratti, futuro Papa Pio XI, scala il Monviso.
  • 1897 – Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, realizza la seconda ascensione invernale al Monviso.
  • 1975 – Nino Viale scia la parete nord del Monviso scendendo per il canale Coolidge.
  • 1986 – Stefano De Benedetti scende con gli sci la parete ovest del Monviso, impresa che rimane irripetuta fino al 2009 quando Federico Varengo si impegna su quelle stesse pendenze.
  • 2011 – Paolo Bert stabilisce il record di salita e discesa dal Monviso partendo da Pian del Re: 3 ore 12 minuti e 42 secondi.
  • 2017 – Bernard Dematteis stabilisce il nuovo record di salita al Monviso. Partendo da Pian del Re ha impiegato 1 ora 40 minuti e 47 secondi per coprire i 1800 metri di dislivello che separano la sorgente del Po dalla vetta della montagna. Record precedentemente detenuto da Dario Viale che nel 1986 è riuscito nella salita in 1 ora 48 minuti e 54 secondi.

Curiosità

Quintino Perotti, storico gestore del rifugio Quintino Sella, detiene il record di ascensioni alla vetta. Ovviamente non l’ha cercato, ma nel corso della sua vita in cui ha svolto anche la professione di guida alpina è salito in cima al Monviso per ben 749 volte.

Il Monviso è visibile da grande distanza, esistono foto che ritraggono la sua inconfondibile sagoma da oltre 300 chilometri di distanza (ad esempio San Giorgio della Lessinia, in provincia di Verona). Nelle giornate limpide è inoltre visibile dalle guglie del Duomo di Milano.

Guida al Monviso

Le possibilità per raggiungere la vetta del Monviso sono diverse, a seconda della propria capacità tecnica. Noi vi illustreremo la via normale, quella più seguita e anche la più facile. Ricordiamo che comunque si tratta di un itinerario alpinistico, è quindi necessario muoversi con prudenza e consapevolezza.

La via normale è approcciabile sia dalla Valle Varaita che  dalla Valle Po. Per raggiungerle un buon “campo base” da cui partire può essere Saluzzo, cittadina da cui si gode di una vista eccezionale sulla montagna. Da qui è possibile sia con mezzo privato, che con i mezzi pubblici (autobus) proseguire verso le valli raggiugendo la frazione Castello di Pontechianale, in Val Varaita, oppure il paese di Crissolo, in Valle Po.

Se si sceglie la Valle Varaita, una volta arrivati sulla riva del bel lago artificiale si prende a seguire il sentiero che risale il vallone di Vallanta prestando attenzione al bivio per il bivacco Berardo, da prendere e seguire fino al lago delle Forciolline (qui è possibile pernottare in un accogliente bivacco). Da qui seguendo i segni gialli si costeggia dapprima il lago e poi si attraversa una conca morenica un tempo occupata dal ghiacciaio. Raggiunta una serie di blocchi li si supera raggiungendo in breve il bivacco Andreotti a circa 3225 metri. Da qui inizia la parte alpinistica della via. Prima si supera il ghiacciaio Sella incontrano una cengia pianeggiante che taglia la parete e che si segue verso sinistra. Sempre seguendo i bolli gialli si inizia a salire per roccette, gradoni e cenge. La prima difficoltà è un camino di circa otto metri che conduce in breve alla “sala da pranzo”, un’ampia cengia dove poter tirare il fiato in sicurezza. La salita prosegue in cresta fino al “Duomo di Milano” e poi oltre una parete rossastra che si supera grazie a una spaccatura, poi una placca e nuovamente un buon punto dove riposare. Poco sopra si passano “i fornelli”, una serie di piccoli camini con passaggi di secondo superiore che costituiscono il punto più delicato di tutto l’itinerario. Superato questo ci troviamo sulla spalla di sud-est, si oltrepassa la “testa dell’aquila” e si guadagna la cresta est. Ancora qualche passo in cresta e si raggiunge la spaziosa vetta con la grande croce metallica.

Per chi invece volesse intraprendere l’ascensione del Monviso partendo dalla Valle Po è necessario raggiungere prima Crissolo e da qui proseguire verso Pian del Re, dove si trova la sorgente del Po. Nei mesi estivi esiste una navetta che porta fino al grande spiazzo oltre i duemila metri. Da qui si procede seguendo le indicazioni per il rifugio Quintino Sella, da cui la vista sul Re di Pietra è davvero imponente. Proseguendo si seguono le indicazioni per il Passo delle Sagnette, punto molto delicato con tratti esposti e attrezzati con catene. Una volta superato il passo si scende verso destra per poi iniziare a salire in direzione del bivacco Andreotti, da qui l’itinerario si ricongiunge con quello descritto in precedenza.

Per chi fosse interessato ad affrontare la salita del Monviso è preferibile spezzarla in due giorni, così da poter arrivare all’attacco della parete alle prime luci dell’alba, o prima. Durante i pomeriggi estivi il Monviso è spesso soggetto a cambiamenti meteorologici che potrebbero complicare il rientro.

Ricordiamo inoltre l’importanza di indossare il casco. Il Monviso è soggetto a numerose scariche di pietre, il cui rumore si fa sentire già durante l’avvicinamento, soprattutto nelle ore più calde.

Il Monviso nella filmografia

  • Bartolomeo Peyrot, il primo italiano sul Monviso, 2012, di Emanuele Pasquet e Leopoldo Medugno
  • Monviso mon amour, 2016, di Fabio Gianotti, da un’idea di Enzo Cardonatti
  • Pioggia sul Viso, 2021,di Egle Pappalardo ed Emanuele Stalla

Il Monviso nei libri

  • Monviso Alpi Marittime, 2006, di A. Gogna, M. Milani
  • Monviso, 2013, di Enrico Bertone, Priuli&Verlucca
  • Intorno al Monviso, 2016, di Andrea Parodi, Parodi
  • Monviso, l’icona della montagna piemontese, 2016, di Roberto Mantovani, Fusta editore
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