Montagne

Tre Cime di Lavaredo

Tre dita slanciate nel cielo, tre cuspidi rocciose divenute celebri per gli effetti erosivi che le hanno originate. Un patrimonio fragile, conosciuto in tutto il mondo, capace di attrarre persone da ogni dove. Le Tre Cime di Lavaredo sono forse le montagne più note del nostro Pianeta. Sulle loro pareti si sono scritte memorabili pagine di storia dell’alpinismo, alle loro pendici si sono consumati duri combattimenti tra italiani e austriaci durante la Grande Guerra. Inglobate all’interno del Parco Naturale Tre Cime, rappresentano uno dei simboli più noti e celebri delle Dolomiti Patrimonio UNESCO.

Chiamate anticamente Dreyspiz, termine tedesco che significa letteralmente “tre punte” hanno assunto solo in seguito la denominazione “Tre Cime”. Riguardo l’etimologia del nome si suppone un’origine tedesca, anche se le informazioni a supporto sono piuttosto scarse.

Geografia

Le Tre Cime di Lavaredo sono poste al confine tra i comuni di Dobbiaco, in provincia di Bolzano, e Auronzo di Cadore, in provincia di Belluno. La linea di demarcazione cade esattamente lungo quella di cresta, toccando tutte e tre le vette delle iconiche montagne e dividendo il loro verticale e imponente versante nord, sul lato altoatesino, da quello meridionale, che invece si può ammirare dal Veneto.

Le tre cuspidi puntate al cielo sorgono su di un vasto altipiano su cui corrono diversi torrenti, importanti per la vita della zona. Ai piedi delle Tre Cime nasce il fiume Rienza che scorre verso ovest attraverso l’omonima valle e poi nella Val Pusteria, prima di sfociare nell’Isarco e nell’Adige. A nord-nordest si allungano invece le valli Sassovecchio e Campo di Dentro. A sud troviamo invece la Val Marzon.

Storia

Non si conosce con esattezza la data in cui le Tre Cime sono state osservate per la prima volta dall’occhio umano. Quel che si sa è che già nel 1774 la prima carta topografica del Tirolo riporta già la dicitura “3 Zinnern Spize” riferito alle tre cuspidi slanciate nel cielo. Il loro fascino rimane però sconosciuto fino alla seconda metà del 1800. Il nascente turismo montano anglosassone del tempo dedicava la maggior parte delle sue attenzioni ai grandi Quattromila delle Alpi occidentali. Con la scoperta delle Dolomiti, avvenuta nel 1861, anche le Tre Cime rivelano il loro fascino, non solo agli occhi degli osservatori. Le tre torri, che verticali si alzano nel cielo, subito attraggono l’interesse degli alpinisti. Così, verso la fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, iniziano i tentativi che portano alla loro conquista. Nel giro di dodici anni, dal 1869 al 1881 le Tre Cime vengono salite. Tutte le prime vie sono aperte sul versante meridionale.

La Cima Grande di Lavaredo è stata salita per la prima volta il 21 agosto 1869 dal pioniere dell’alpinismo dolomitico Paul Grohmann. Con lui le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher. La loro è stata una salita tranquilla, realizzata in appena tre ore e senza alcun intoppo. Una salita che si potrebbe dire perfetta, grazie anche alle precedenti esplorazioni dell’area compiute da Franz Innerkofler.

Passano esattamente dieci anni e, il 21 agosto 1879, cade la Cima Occidentale. Il grande lasso di tempo tra una salita e l’altra è dovuto principalmente al minore interesse alpinistico della vetta, considerata secondaria rispetto alla principale. A realizzare l’ascensione Michel Innerkofler, parente di Franz, e Georg Ploner, albergatore di Carbonin.

Per ultima rimane la Cima Piccola, che viene salita solo nel 1881 dalle guide Michel ed Hans Innerkofler che riescono a raggiungere la vetta in meno due ore infrangendo così il credo del tempo che per anni ha ritenuto la vetta impossibile da scalare. La via di salita, effettuata lungo il versante sud-ovest, per anni è stata considerata una delle più difficili in Dolomiti.

Prima invernale

Gli autori della prima invernale sulle Tre Cime di Lavaredo sono i tedeschi Peter Siegert, Gerd Uhner e Reiner Kauschke che, nel gennaio del 1963, attaccano la parete nord della Cima Grande con l’idea di compiere una salita per direttissima, la via risultante viene chiamata Direttissima dei Sassoni. Sono 550 i metri di parete da superare, una salita che gli richiede 17 giorni con largo uso di mezzi artificiali. Al rientro da quella che al tempo appare come una prestazione incredibile la rivista tedesca “Quick” dedica un articolo all’ascensione. Il titolo recita “Eroi o folli?”.

Vie alpinistiche

Negli anni le Tre Cime di Lavaredo hanno attratto l’attenzione dei migliori climber al mondo. Sulle loro pareti si sono scritte bellissime pagine di alpinismo, si sono confrontate ideologie, si sono evoluti stili e gradi. Oggi le Tre Cime sono un’icona indiscussa, il sogno di molti alpinisti. Le tre vie normali che ne raggiungono le vette sono quelle seguite dai primi salitori di ognuna sul versante meridionale e, se al tempo erano considerate vie difficili, oggi sono molto frequentate e ripetute. Le difficoltà si aggirano tra il secondo e il terzo. Oltre a queste sono stati aperti numerosi altri itinerari, alcuni arditi, molti logici, tutti estremamente affascinanti.

  • 1904 – J. Innerkofler, J. Reider e A. Witzenmann aprono la via dei Camini alla Cima Piccola.
  • 1909 – A. Dibona ed E. Stubler aprono il classicissimo Spigolo Dibona lungo lo spigolo nord-est della Cima Grande.
  • 1909 – Fehrmann e da Perry Smith aprono, senza piantare chiodi, il poco ripetuto Camino Fehrmann sulla Cima Piccolissima.
  • 1911 – Paul Preuss con la sua rigorosa etica apre la Fessura Preuss lungo la parete nord della Cima Piccolissima. Durante l’apertura non vengono usati chiodi e la corda viene impiegata da Preuss unicamente per l’assicurazione del compagno.
  • 1913 – H. Dülfer e W. von Bernuth aprono la via Dülfer che risale lungo la lunga fessura che si trova sul margine destro della parete ovest della Cima Grande.
  • 1933 – Demuth, Lichtenegger e Peringer aprono il famoso Spigolo Demuth lungo lo spigolo nord-est della Cima Ovest.
  • 1933 – E. Comici con G. e A. Dimai aprono la prima via sulle nord delle Tre Cime. Attaccano quella della Cima Grande tracciando la famosa Comici-Dimai. Itinerario di fama internazionale conta migliaia di ripetizioni
  • 1933 – E. Comici, M. Varale e R. Zanutti aprono lo Spigolo Giallo, una dei più celebri ed estetici itinerari delle Dolomiti, lungo la sud-est della Cima Piccola. La linea originale, oggi arricchita di una variante che evita il tratto strapiombante, segue fedelmente lo spigolo toccando il settimo grado.
  • 1934 – La cordata Cassin-Ratti-Vitali apre una nuova via sulla parete sud-est della Cima Piccolissima, l’itinerario tocca difficoltà di settimo inferiore.
  • 1935 – La cordata Ratti-Cassin apre la via Cassin lungo lo spigolo nord-ovest della Cima Ovest. La via, una delle più ardimentose del periodo, lascia lo spigolo dopo poco e sale obliqua superando una fascia di rocce gialle compatte fino a raggiungere le cornici sopra al tetto. Da qui traversa a sinistra fino al colatoio della Cima Ovest, che poi segue fino alla cengia superiore. Una via che ha messo a dura prova i due apritori che già avevano effettuato alcuni tentativi. Oltre a loro ci aveva provato anche Emilio Comici.
  • 1936 – E. Comici e P. Mazzorana salgono lo spigolo nord della Cima Piccola.
  • 1955 – Egger e Sauschek aprono la via Egger alla Cima Piccola passando per la parete sud.
  • 1959 – D. Hasse, L. Brandler, S. Löw e J. Lehne aprono una via che sale centrale alla parete nord della Cima Grande.
  • 1959 – Gli Scoiattoli di Cortina aprono la via degli Scoiattoli sulla Cima ovest dall’unione di due vie esistenti: la parte iniziale della Cassin e la Harrer-Wallenfels sopra i grandi tetti dello spigolo.
  • 1959 – R. Desmaison e P. Mazeaud aprono la via in ricordo di Jean Couzy sul lato sinistro della parete nord della Cima Ovest. Via aperta con uso sistematico di chiodi a espansione, in libera tocca l’8a.
  • 1959 – Schelbert e Weber aprono la via degli Svizzeri sulla Cima Ovest. La cordata si muove in competizione con quella italiana formata da Bellodis e Franceschi. Il risultato è una via che risale i tetti della Cima Ovest.
  • 1959 – Bellodis e Franceschi aprono la via degli Italiani durante la “sfida” con gli svizzeri.
  • 1961 – Abram e Schrott aprono una via lungo il gran diedro a destra del muro, sulla nord della Cima Grande.
  • 1965 – Molin e Lancelloti aprono una via che dalla parete sud della Cima Piccolissima alla sella nord della Punta Frida.
  • 1967 – E. Mauro e M. Minuzzo aprono la via Camillotto Pellissier sul lato sinistro della Cima Grande. Una via ardita ed estrema che agli apritori ha richiesto 9 giorni in parete e l’impiego sistematico di chiodi a pressione. In arrampicata libera raggiunge l’8a.

Altre salite degne di nota

  • 1874 – Anna Ploner, di 21 anni, è la prima donna a salire la Cima Grande di Lavaredo. Salita effettuata con le guide Michl Innerkofler e Luigi Orsolina.
  • 2017 – Simon Gietl e Michi Wohlleben realizzano la prima traversata invernale delle Tre Cime di Lavaredo.
  • 2020 – Simon Gietl realizza la prima traversata invernale solitaria delle Tre Cime di Lavaredo.

Altri eventi storici importanti

Fin dal medioevo le Tre Cime hanno rappresentato il naturale confine tra Austria e Italia. Quando, nel 1915, l’Italia decide di entrare in guerra con le forze dell’Intesa, subito l’area dolomitica viene militarizzata e le verticali guglie calcaree diventano territorio di combattimento. La line di fronte correva dal Monte Paterno, passava per la Forcella Lavaredo, superava le Tre Cime e raggiungeva la Forcella Col di Mezzo. Uno scenario cruento, dove per tre anni i combattimenti hanno visto Kaiserjäger combattersi con gli Alpini. Tra gli eventi curiosi, l’esercito italiano ha trasportato fin sulla vetta della Cima Grande un faro con cui illuminare le postazioni austriache durante la notte.

Il 9 luglio 1974, tra le Tre Cime e il vicino Monte Paterno, precipita un elicottero Bell 206 dell’Esercito Italiano con a bordo due persone oltre al pilota. In ricordo della tragedia nel punto dello schianto è stata posta una lapide commemorativa.

Le Tre Cime di Lavaredo sono più volte state arrivo di tappa del Giro d’Italia. La strada che sale dal lago di Misurina al rifugio Auronzo è lunga 7 chilometri e presenta una pendenza media del 12%, con punte al 19%. Su questa strada, nelle varie edizioni, hanno duellato Eddy Merckx, Felice Gimondi, Vincenzo Nibali e molti altri.

Guida alle Tre Cime

Raggiungere le Tre Cime di Lavaredo per ammirarle o per cimentarsi con una delle sue famose vie alpinistiche è facile. L’accesso più semplice è quello del rifugio Auronzo. Per raggiungerlo è prima necessario arrivare sulle sponde del Lago di Misurina (Auronzo di Cadore), quindi proseguire lungo la strada a pedaggio che raggiunge la struttura. In alternativa all’uso della macchina da Misurina, comodamente raggiungibile con i mezzi pubblici, è possibile prendere la navetta che raggiunge il rifugio. Un’ulteriore alternativa è rappresentata dalla possibilità di salire a piedi lungo un sentiero parallelo alla strada (1 h). Se volessimo fare un percorso più affascinante e meno frequentato possiamo pensare di salire dalla Val Marzon in circa 4 ore.

Le Tre Cime nella filmografia

  • 2015 – Christoph Hainz – L’uomo delle Tre Cime, di Marco Polo, Davide Marinovic, Lukas Kobler e Karl Ventura
  • 2018 – Tre Cime di Lavaredo, la Trinità delle Dolomiti, di Giovanni Carraro
  • 2019 – Die Goroße Zinne – La cima grande, di Reinhold Messner

 

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