Cronaca

Addio a Matteo Pasquetto, promessa dell’alpinismo

Non aveva ancora compiuto 26 anni, Matteo Pasquetto, l’avrebbe fatto tra pochi giorni. Eppure il suo curriculum non era semplicemente quello di un’aspirante guida alpina. Sul Monte Bianco ha realizzato ripetizioni di primordine, come Groucho Marx sulle Grandes Jorasses, o Divine Providence al Grand Pilier d’Angle.

Aveva talento da vendere ed era un animo buono. Entrambe caratteristiche che, in qualche modo, lo legavano oltre l’alpinismo all’altro Matteo, Della Bordella. Se così non fosse stato non l’avremmo mai visto in Patagonia a tentare il diedro degli inglesi, ad aprire Il dado è tratto sull’Aguja Standhardt (Della Bordella-Bernasconi-Pasquetto) o Jurassic Park su El Mocho (Della Bordella-Pasquetto). Ma anche a ripetere la via del 40esimo dei Ragni di Lecco all’Aguja Poincenot (Prima ripetizione: Della Bordella-Pasquetto-Bernasconi). Aveva una grande ambizione Matteo, e questo è forse quel che ci è sempre piaciuto di lui. Voleva vivere della passione per la montagna e ci ha messo tutto se stesso per riuscirci. Tra pochi mesi, non fosse stato per la pandemia da Coronavirus, sarebbe diventato guida alpina a tutti gli effetti. Forse il suo sogno più grande, inconsapevolmente coltivato fin dalla più tenera età, quando esplorava le montagne sulle spalle dei suoi genitori.

Ti piaceva quel che facevi Matteo, lo amavi fino in fondo. Lo si percepiva dal sorriso, dalla passione con cui lo raccontavi, dall’energia che mettevi in ogni singolo progetto. Lo mostra la guida alle vie di roccia sul versante italiano del Monte Bianco, scritta con Fabrizio Calebasso. Ma anche i giorni trascorsi insieme a noi sulle falesie di Finale Ligure per girare i video tutorial dedicati all’arrampicata. Conoscevi la montagna in modo approfondito, raccontandola oltre le mere difficoltà tecniche. Ti piaceva esplorare la storia e sapere chi prima di te si era mosso in quegli stessi spazi. Te ne sei andato in un giorno qualsiasi, dopo aver aperto una nuova via con due amici. Un incidente banale, ma fatale. Accade anche ai migliori, a volte. Siamo certi che fino all’ultimo hai riso e scherzato con i tuoi compagni ripensando alle difficoltà della salita. Magari già immaginavi la prossima o sognavi di poter tornare presto in Patagonia a completare la salita del Cerro Torre per una via nuova. Un tracciato che di certo porterà anche il tuo nome.

Buon viaggio Matteo, avremmo voluto scrivere ancora tanto su di te. Saresti diventato un grande.

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