AlpinismoAlta quota

Intervista a Kancha, l’ultimo sherpa di Hillary

Oggi, all’età di 87 anni, Kancha Sherpa è l’unico membro vivente di quella leggendaria spedizione. Testo di di Marta Ghelma, tratto dal numero di Meridiani "Nepal".

Nel 1952, a 19 anni, Kancha lasciò la sua casa di Namche Bazar, in Nepal, per cercare lavoro come alpinista a Darjeeling, in India. Solo un anno più tardi farà parte dei 103 sherpa che consentiranno a Edmund Hillary e Tenzing Norgay di raggiungere per primi nella Storia la vetta del monte Everest, il 29 maggio 1953.

Qual è il suo pensiero quando ripensa a quella incredibile avventura?

“Nonostante sia trascorso ormai tanto tempo, non c’è giorno in cui non ci pensi e sorrida. A vent’anni non avevo la minima idea di come sarebbe andata lassù, è stata fin dall’inizio una vera scommessa, soprattutto con me stesso. Fortunatamente, durante la spedizione, nessuno si fece male e potemmo tornare tutti a casa senza grandi conseguenze. Purtroppo, oggi, dei miei compagni di spedizione non è rimasto più nessuno. Eravamo un gruppo unito, anche se a sorvegliare la nostra paga giornaliera di cinque rupie c’erano cinque uomini armati (ride, ndr)”.

Ha qualche rimpianto riguardo alla spedizione?

“No, non ho rimpianti. Forse mi rimane il rammarico di non essere potuto salire alla cima con Hillary e Tenzing. Sono praticamente certo che ce l’avrei fatta, nonostante all’ultimo campo mi si stessero congelando tutte le dita delle mani e dei piedi. Ma va bene così”.

Che cosa ne pensa del trekking e dell’alpinismo odierno in Nepal?

“Ne penso bene. I turisti passano di qui, si fermano, la nostra gente lavora e così siamo tutti contenti. Sessant’anni fa a Namche Bazar non c’erano i soldi neanche per comprarsi i vestiti e il cibo, adesso si vive dignitosamente. Da quando scalare è diventato più semplice, però, è venuto un po’ a mancare il rispetto per la montagna, che per noi è sacra. Quando non esistevano ancora i sentieri, i ponti sospesi e i rifugi, l’unico modo per farci coraggio e sperare di raggiungere la vetta era pregare”.

Su una parete della Nirvana Home di Namche Bazar c’è la locandina del film “Kancha Sherpa. Last of the first from the 1953 conquest of Mt. Everest” che ha trionfato al Mountain Film Festival. Lei è una star!

“Sì ha ragione, sono una star (ride, ndr) ma rimango pur sempre uno sherpa di Namche Bazar che ama restare a casa a giocare con i suoi nipotini, girare le ruote della preghiera, passeggiare al mercato e prendere una tazza di tè mentre scambia due chiacchiere ricordando una grande avventura. Proprio stamattina raccontavo a un ragazzo neozelandese che, pur essendo nato e avendo lavorato sempre a Namche Bazar, se non fossi stato scelto come portatore per la spedizione di sir Edmund Hillary probabilmente non avrei mai neppure visto l’Everest”.

Altri approfondimenti sul numero 253 di Meridiani “Nepal”.

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