News

Torna il Messner ambientalista. Le battaglie, le contraddizioni, le idee

Un profeta dell’ambiente o un imprenditore che bada solo al fatturato? Un guru dell’avventura di cui seguire le idee oppure no? Reinhold Messner, 75 anni, non è solo l’alpinista più famoso del mondo, ma anche un protagonista culturale. Molti suoi libri sono stati dei best-seller, il pubblico ammira i suoi film dedicati all’Ama Dablam, alla Cima Grande di Lavaredo e al Monte Kenya. Ogni anno i suoi musei attirano (e influenzano) centinaia di migliaia di persone. 

Il Messner ambientalista

Negli anni, Messner è stato protagonista di grandi battaglie ambientali. Dal 1999 al 2004 è stato parlamentare europeo per i Verdi. Mentre sedeva a Strasburgo, ha spiazzato i suoi fan dichiarando di praticare la caccia, e facendo pubblicità a un’azienda produttrice di fucili. Negli ultimi anni, più volte, si è schierato contro il ritorno di orsi e lupi sulle Alpi. 

Da qualche mese, l’alpinista e comunicatore altoatesino sembra essere tornato alle origini. Nel Festival di Trento 2019, il suo evento dedicato all’esploratore e scienziato tedesco Alexander von Humboldt ha celebrato la nascita dell’ecologia. Da qualche settimana il libro-appello Salviamo le montagne, edito in Italia da Corbaccio, scala le classifiche nelle librerie e negli store online, e ripropone al pubblico il pensiero ambientalista di Messner.  

Gli esordi

Per scendere in campo su questi temi, l’alpinista di Funes sceglie il momento della sua massima popolarità, tra la fine della collezione degli “ottomila” (1986) e la prima traversata sugli sci dell’Antartide (1989-’90). 

Il 16 agosto 1988, con Alessandro Gogna e Roland Losso, Reinhold Messner sale sul “pilone volante” della Funivia dei Ghiacciai, la telecabina che sorvola la Vallée Blanche da Punta Helbronner all’Aiguille du Midi, e appende uno striscione giallo con la scritta “Mountain Wilderness – NON à la telecabine de la Vallée Blanche”. Quando i tre scendono sul Col des Flambeaux vengono accolti dagli alpinisti Patrick Gabarrou, Giampiero Di Federico e Michel Piola, da Carlo Alberto Pinelli, fondatore di Mountain Wilderness e da una troupe della sede di Aosta della RAI. Ci sono anch’io, e scatto le foto dell’evento.  

Ai militi della Gendarmerie (siamo in Francia!) e alla stampa, i protagonisti spiegano che l’obiettivo è di bloccare la costruzione di un nuovo impianto ancora più impattante del vecchio, e di far nascere il Parco del Monte Bianco. Al rifugio Torino, le domande e le contestazioni dei turisti saliti per traversare la Vallée Blanche nelle cabine sono tutte per Messner, il volto noto del gruppo. E lui non si sottrae. 

Un anno dopo, nel 1989, Messner partecipa a una manifestazione di Mountain Wilderness sull’Olimpo, per chiedere al governo di Atene di bloccare il progetto di un carosello di impianti. Al rifugio, Reinhold incontra George Mikhailidis, il più noto alpinista greco, che mezzo secolo prima ha aperto delle vie insieme a Emilio Comici. In autunno parte per l’Antartide con il tedesco Arved Fuchs. Quando torna, lancia un appello perché il “Continente bianco” non venga aperto all’estrazione mineraria.  

Sono battaglie importanti, e che hanno successo. Il Trattato Antartico viene rinnovato anche grazie alla posizione dell’Italia, che cambia dopo un incontro di Messner con il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Il progetto di demolire l’Olimpo scompare. Sul Monte Bianco la funivia di Punta Helbronner viene sostituita nel 2015 dalla Skyway, che costa 140 milioni di euro, ma non si parla più di ampliare la telecabina della Vallée Blanche. Le amministrazioni locali affondano il progetto di un Parco del Monte Bianco.

L’impegno politico

Ad avvicinare Reinhold alla politica è Alexander Langer, leader dei Verdi altoatesini, “uno straordinario personaggio della politica europea” che si toglie la vita nel 1995. 

Quattro anni dopo la tragedia, Messner viene eletto con 20.000 preferenze al Parlamento europeo. Dal 1999 al 2004 lavora su numerosi dossier, e si avvicina a Daniel Cohn-Bendit, un altro carismatico leader dei Verdi. Poi torna alla sua vita di imprenditore e avventuriero. 

Intanto, però, ha iniziato a riavvicinarsi alla sua Heimat, il Sudtirolo. Il periplo della Provincia autonoma, che compie nel 1991 con Hans Kammerlander e nel quale osserva tra i primi Ötzi, la mummia riaffiorata dai ghiacci, è il primo segno di un riavvicinamento alla politica e alle tradizioni altoatesine. 

Messner e la caccia

Una di queste, la caccia, gli costa una brutta figura mediatica. Una pagina di pubblicità di fucili che esce sulla rivista tedesca Der Jäger (Il Cacciatore) lo fa attaccare furiosamente da Alfonso Pecoraro Scanio, Stefano Apuzzo e altri esponenti dei Verdi. Quando Valerio Staffelli di Striscia la notizia, tenta di consegnargli un Tapiro, l’alpinista si infuria. Per Ermete Realacci di Legambiente “la pubblicità per i fucili è una questione di cattivo gusto”. Poi Messner, in una conversazione con Adriano Sofri che esce su Repubblica, chiede scusa a Staffelli e prende una posizione articolata. “Quella su Der Jäger non era una pubblicità pagata, ed è stata un errore”. 

La caccia (e la sua gemella, la guerra, che è una caccia all’uomo) non possono mantenere nelle nostre culture il posto d’onore che ebbero per migliaia di anni”. “Mio padre Josef cacciava per mangiare. Suo padre era un vero cacciatore, dunque un vero raccontatore. Noi ascoltavamo storie di camosci e di aquile”.

La scena si ripete diciotto anni dopo, nel 2017, quando l’orsa KJ2, che probabilmente ha ferito un uomo in un bosco, viene uccisa dai Forestali della Provincia di Trento. Mentre gli ambientalisti protestano, Messner, sul quotidiano L’Adige, fa i complimenti al presidente Ugo Rossi. “Mi fa pena che i fondamentalisti non siano disposti ad accettare che bisogna trovare una soluzione” dichiara l. “Un orso pericoloso è un orso pericoloso e siccome l’habitat è piccolo, non c’è posto per tutti questi orsi, quelli pericolosi bisogna abbatterli”.

L’alpinismo ambientalista di Messner

Nell’alpinismo di Messner, la passione per l’ambiente esiste dall’inizio. La preoccupazione per la salute delle vette e i mezzi usati dagli alpinisti c’è già in Ritorno ai monti, il suo primo libro, del 1970.

Le sue salite dell’Hidden Peak in stile alpino (1975) e dell’Everest senza ossigeno (1978), con Peter Habeler, sono due imprese straordinarie, e un atto d’accusa contro le spedizioni pesanti e l’inquinamento delle alte quote. Lo stesso messaggio arriva dalle solitarie al Nanga Parbat (1978) e al versante tibetano dell’Everest (1980).

Nelle pagine del libro da poco uscito Salviamo le montagne si scopre il Reinhold Messner che vuole proteggere le alte quote, e l’alpinismo dalla banalizzazione. “Il mio desiderio di paesaggi incontaminati viene appagato soprattutto in montagna”. Bisogna sempre analizzare e discutere il come, mai il se”. “Più comodità (impianti di risalita, chiodi, rifugi, possibilità di intervento dell’elicottero) pretendiamo, più sacrifichiamo l’aspetto selvaggio della montagna” prosegue Messner. 

La questione è come ci muoviamo, cosa acquistiamo, quanta energia consumiamo”. “Pretendo che gli alpinisti assumano il ruolo dei pionieri, quello che ci ha caratterizzato al momento dello sfruttamento turistico delle Alpi, ma cambiandolo di segno. Bisogna assumersi la responsabilità di tutelare le montagne”. Parole forti, importanti che continuano a influenzare chi ama e percorre le montagne. 

Tags

Articoli correlati

6 Commenti

  1. Con tutto il rispetto del Messner Alpinista ! Chapeax !!!!
    Però per il resto….
    Parliamo del Messner ambientalista con una bella foto di lui con alle spalle il suo scempio al Plan de Corones?
    Mah…. c’è forse qualcosa che non va…..
    Se uno si dichiara ambientalista, secondo me lo dovrebbe fare fino in fondo e portare il buon esempio….
    Adesso avanti con i commenti 😉

    1. Definire scempio ambientalista un museo della montagna in un ambiente deturpato dagli impianti, ristoranti e compagnia bella mi sembra una bella forzatura. Anzi, si spera che qualcuno di quegli sciatori si prenda la briga di visitarlo per sapere che esiste una cultura della montagna diversa da quella degli impianti. Sarebbe un bene per tutti ne prendessero coscienza.
      Quanto alle critiche dell’articolo, a Messner contesto solo un eccessivo pragmatismo tipicamente altoatesino poco sensibile al mondo animale, che ha diritto quanto lui di esistere e vivere la propria vita

      1. Sapete quanto cemento è stato utilizzato per costruire quel ……?
        Ho visto un filmato che segue la costruzione.
        Non era difficile fare una struttura più adeguata al luogo.
        Non credete?
        Sicuramente ha peccato di protagonismo.
        Predica bene ma……..!!

  2. noi vorremmo disegnare gli altri ,come vorremmo che noi fossimo..salvo poi noi stessi l’ essere diversi da coloro che desidereremmo che ci assomigliassero…in sostanza… ciò che appare non sempre è…specie per l’essere umano..Messner e commentatori …me compreso…. auguroni a tutti

  3. Andate a vivere in una capanna con il camino, con l’orso affamato fuori dalla porta e piantatela di….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close