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Reinhold Messner e Alexander Von Humboldt, nel nome della terra e del clima

L’inimitabile Reinhold è riuscito a stupire un’altra volta. Venerdì 3 marzo, di fronte al pubblico dell’Auditorium Santa Chiara di Trento, ha dato vita a una serata-spettacolo di intensità straordinaria, e ha indossato un abito nuovo di zecca.  

Al Messner-alpinista, al Messner-re degli ottomila, al Messner-scrittore, al Messner-deputato europeo dei Verdi, al Messner-ideatore di musei e al Messner regista si è affiancato un inedito Messner-scienziato. Un tifoso di Alexander von Humboldt, scienziato ed esploratore tedesco, e delle sue esplorazioni di oltre due secoli fa tra la Prussia dov’era nato, le Alpi, le Canarie, l’Amazzonia, le Ande e la Siberia. Venerdì Messner, anche grazie alla bravura di chi lo ha affiancato sul palco, e di Alessandro Filippini che ha ideato con lui la serata, è stato capace di un grande rigore scientifico. Messner, però, ha anche saputo impegnarsi di nuovo, con emozione e passione, per la difesa dell’ambiente e della vita sulla Terra. L’evocazione di Walter Bonatti, e dei suoi viaggi sulle tracce dell’esploratore tedesco, ha commosso molti dei presenti in sala.   

Non sappiamo da quando Reinhold si sia appassionato a von Humboldt e ai suoi studi. A dargli lo spunto per parlare dello scienziato tedesco è l’avvicinarsi dei 250 anni dalla sua nascita, avvenuta a Berlino il 14 settembre 1769. In questi giorni ricorrono i 160 anni dalla morte, il 6 maggio del 1859. Nel suo intervento iniziale, Messner ha parlato del von Humboldt esploratore e “quasi alpinista”, capace di salire nel 1799 sul Teide, il vulcano dell’isola di Tenerife, 3718 metri. E di tentare tre anni dopo il Chimborazo, in Ecuador, allora creduto la cima più alta della Terra. L’alpinista di Funes, trent’anni fa, ha ripercorso la via di salita di allora, fino “a 5600 metri circa, alla base di una cresta rocciosa friabile e ripida, impossibile per loro”. 

Poi, da quelle avventure ad alta quota, Messner ha iniziato a dipanare un filo fatto di esplorazioni nella foresta amazzonica, di rocce, di incontri con le popolazioni indigene. E soprattutto di osservazioni e di studi, che hanno fatto di Alexander von Humboldt uno dei padri della scienza moderna, e un modello (tra gli altri) per Charles Darwin. 

Per entrare nei dettagli, Messner ha ceduto la parola agli esperti. Massimo Bernardi, geologo del MUSE, il Museo della Scienza di Trento, ha parlato del von Humboldt cultore delle scienze della Terra, che ha iniziato la sua carriera come ispettore delle miniere della Prussia. Telmo Pievani, filosofo e studioso dell’evoluzione, ha collocato von Humboldt nel suo tempo, ha raccontato i suoi rapporti con Goethe e Schiller (“forse è stato il modello per il Faust!”), ha spiegato che è stato lo scienziato tedesco a capire che “la natura è una rete, un sistema”. Filippo Thiery, metereologo del programma RAI Geo&Geo, in dieci minuti di rara intensità, ha tratteggiato un von Humboldt studioso del clima, della metereologia e del cielo, e ideatore delle isoterme e delle isobare. La corrente dell’Oceano Pacifico da lui scoperta nel 1802, e che porta il suo nome, ha un ruolo fondamentale nel clima della Terra. Con Veronica Lisino, ricercatrice del Museo della Montagna di Torino, il tono della serata è cambiato. Si è parlato dell’archivio di Walter Bonatti (oggi al Museo), delle sue esplorazioni, dei due viaggi da lui compiuti e raccontati su Epoca lungo l’Orinoco, sulle tracce di von Humboldt. E’ stato emozionante ed efficace l’intervento di Ariane Benedikter, diciottenne della Val Pusteria, che il presidente Sergio Mattarella ha nominato due mesi fa Alfiere della Repubblica per il suo impegno ecologista.  

Senza che la tensione in sala scendesse per un solo secondo, Reinhold Messner i suoi ospiti hanno parlato di Greta Thunberg e del suo impegno, dell’Earth Summit di Rio de Janeiro nel 1992. A emozionare il pubblico sono state le immagini dell’intervento di Severn Cullis-Suzuki, una ragazzina canadese che a Rio ha accusato di immobilismo i potenti della Terra. 

Conclusione, è necessario impegnarsi per il clima, per garantire un futuro all’umanità sul pianeta. Nel nome di Alexander von Humboldt, uno scienziato celebre al suo tempo e dimenticato più tardi. L’uomo che, tra una miniera, una foresta e un vulcano, ha inventato la scienza della Terra. Quella che oggi chiamiamo ecologia.    

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3 Commenti

  1. Sarebbe bello avere su questo sito degli articoli di approfondimento in merito a questi personaggi storici di rilievo.
    Magari aprendo una nuova sezione “storia” dove parlare anche dell’alpinismo di una volta con maggiore dettaglio.

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