Tom Ballard raccontato in un libro
Marco Berti è l’autore di un libro (edito da Solferino) pubblicato in questi giorni in memoria di Tom Ballard: “Tom Ballard, il figlio della montagna” (siamo lieti che sia piaciuto il titolo che avevamo dato al nostro articolo del 12 marzo scorso).
L’autore sta personalmente alla larga dalle polemiche becere, come racconta in un’intervista di ieri al Corriere della Sera, soprattutto da quelle che vorrebbero ridurre Tom a un ragazzo instupidito da Daniele Nardi, con il quale tenta a inizio 2019 di salire lo sperone Mummery al Nanga Parbat. Circostanza falsa e ancor più falso è che fosse stato Nardi a cercare Ballard fin dal 2016.
Per dar corpo al libro, anche dal punto di vista commerciale, Berti non ha resistito al fascino di inserire una nobile opinione e quella proveniente da una cucina giornalistica non proprio a prova di NAS.
Nelle prefazioni anche la relazione di Alex Txikon, il quale si offrì e accettò di provare a prestare soccorso a Tom e Daniele e per giorni si impegnò nell’individuazione dei due alpinisti sul Nanga Parbat, che è in buona sostanza quella che scrisse per le autorità al rientro dalla sua spedizione, corredata da alcune sue molto umane e toccanti considerazioni.
Il resto è il racconto e la testimonianza di un bravo ragazzo, grande scalatore, intelligente e ricco di sogni, ma anche di speranze e forse inseguito dall’immagine di Alison Hargreaves che se lo porta sulla parete nord dell’Eiger nella pancia. “Il Nanga Parbat era una marcia di avvicinamento al K2”, dove la madre perse la vita, racconta Berti al Corriere.
Grandissima alpinista lei e formidabile arrampicatore e alpinista in divenire lui. Li accumuna una sorte disgraziata che ci lascia sgomenti. Oggi Tom avrebbe compiuto 31 anni.
Il libro affronta con metodo e corretta sintesi la ricostruzione per eventi salienti, della vita di Ballard, predilige superare la mera cronistoria, lasciando spazio alla necessità dell’autore di provare a delineare i tratti caratteriali ed emotivi dell’alpinista inglese.
L’autore nel dare concretezza al suo intento di raccontare Tom, si muove attraverso due espedienti che rendono dinamica la lettura, parlare della loro amicizia e provare ad interpretare e spiegare lo stile di fare alpinismo dell’amico, cartina tornasole della sua personalità. Riesce in questo intento grazie all’abbandono di mire monografiche ma concentrandosi maggiormente sugli aspetti dell’ uomo e non dello sportivo.
Completa il lavoro, un lodevole sforzo di rendere comprensibile ai non addetti ai lavori, i i dettagli più tecnici della sua attività.
Interessanti i tre contributi ben distinti e caratterizzati, rispettivamente di R. Messner, A. Txikon e A. Filippini.