Alpinismo

Che la grande sfida polacca al K2 abbia inizio

Sventola la bandiera di Polonia al campo base del K2 ad informare il mondo che le spedizioni polacche sono arrivate ai piedi del secondo gigante della terra e che hanno tutta l’intenzione di conquistare gli ultimi primati della “montagna delle montagne”.

Due le squadre che assalteranno il K2: quella di Andrzej Bargiel, desideroso si portare a casa la prima discesa integrale con gli sci, ed il team di Jerzy Natkański, che non è lì tanto per la vetta, quanto per preparare la vera grande sfida dell’alpinismo himalayano polacco (e non solo): l’ultima invernale.

“Il nostro obiettivo principale è quello di fare esperienza e una ricognizione per prepararci al meglio dal punto di vista tecnico e logistico prima di venire in inverno” ha raccontato il capo spedizione Jerzy Natkański in un’intervista prima di partire a PolskieRadio.pl. Al team estivo anche il compito di valutare la via di salita che gli alpinisti di Wielecki percorreranno: probabilmente la Cesen, anche se il richiamo delle orme di Kukuczka e Piotrowski è forte, quasi irresistibile. La linea disegnata l’8 luglio 1986 sulla parete sud dai due polacchi, che corre lungo una nervatura rocciosa che punta al centro della parete verso la vetta, è però spaventosa, tanto che nessuno l’ha mai più ripetuta. Ma in inverno, dicono, potrebbe essere una buona scelta.

Intanto il vero problema, ancora una volta, non sembra essere alpinistico, ma piuttosto economico: i soldi non ci sono. Se infatti la spedizione estiva è stata finanziata da una raccolta fondi tra privati, quella invernale pare essere legata ai finanziamenti del Ministero dello Sport polacco, che, come l’anno scorso, non arrivano. “Stiamo andando al K2 senza alcuna garanzia che saremo in grado di tornarci in inverno” ha detto Janusz Gołąb.

Nonostante ciò, Jurek Natkański, Darek Załuski, Janusz Gołąb e Krzysiek Wranicz dal campo base del K2 scrivono: “La montagna è grande, molto grande… come il nostro buon umore”.

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. Uno Stato investe 130 milioni di euro per finanziare un G20
    che come al solito non portera’ nessun risultato positivo ma
    mancano i fondi per finanziare un’impresa cosi meritevole.
    Da un lato rappresentanti di nazioni, alloggiati nei migliori
    hotel in un ambiente di assoluta sicurezza, dall’altra pure
    rappresentanti, anche se non ufficiali, di una nazione, disposti
    a sopportare tutte le intemperie con altissimo rischio per la
    propria vita e che alla fine fanno molto piu’ onore al proprio
    paese. Mondo cane !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close