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Climber e cocaina: giro di vite antidoping

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CHAMONIX, Francia — Controlli a tappeto in tutte le competizioni di arrampicata sportiva. E massima intransigenza nei confronti di chi risulta positivo ai test antidoping. Queste le decisioni delle federazioni di arrampicata sportiva dopo lo sconcertante caso di Marine Thevenet, che lo scorso luglio a Chamonix ha ingerito inconsapevolmente della cocaina bevendo dalla bottiglietta d’acqua trovata durante la competizione di Coppa del mondo.

Il caso della Thevenet, 20 anni è passato pressochè inosservato sulla stampa internazionale, ma ha tenuto banco per diverse settimane in Francia. La giovane climber si è sentita male durante la gara di coppa del mondo svoltasi a Chamonix lo scorso 14 luglio. Ricoverata in ospedale in preda a delirio e convlusioni, l’altleta ha poi scoperto di essere stata sotto gli effetti della cocaina. Doping? No, o quantomeno non volontario, secondo quanto riferito dalla stessa climber.

"Stavo facendo le qualificazioni – ha raccontato la Thevenet al sito francese Planetgrimpe.com -. Ero stanca e avevo sete. Avevo dimenticato la mia bottiglietta d’acqua, ne ho presa una vicino a me. L’ho bevuta tutta, ho arrampicato… e da qual momento non ricordo più niente. Mi è stato detto che sono caduta in completo delirio, che gridavo, dicevo di non avere più le gambe. E così mi hanno portata in ospedale. Il medico mi ha controllato per l’influenza suina, e non è riuscito a capire cos’avevo".

"Quando sono tornata a casa – prosegue l’atleta nell’intervista – abbiamo capito che ero drogata, i sintomi c’erano tutti: euforia, pupille dilatate, formicolio ai muscoli. Mi sono ricordata della bottiglietta e ne ho parlato col mio medico sportivo, che mi ha spiegato come purtroppo alcuni atleti usino diluire un pizzico di cocaina nella loro bottiglia d’acqua per aiutare la concentrazione. Però, siccome era la prima volta che ne assumevo, io sono stata malissimo".

Il caso, purtroppo, ha riportato l’incubo del doping nel mondo dell’arrampicata, che con la nuova federazione spera di diventare sport olimpico e che ormai aveva quasi dimenticato lo scandalo dello spagnolo Edu Marin, trovato positivo alla cocaina nel 2007 e squalificato per due anni.  

"Sono tornata a casa molto delusa – conclude la Thevenet – da quello che pensavo fosse uno sport pulito. Quello che mi ha fatto più male è vedere che tanta gente non si è stupita più di tanto di fronte al mio racconto. Ma ho visto che la federazione ha subito reagito al problema".
  
La Thevenet infatti, subito dopo l’incidente, è andata ai vertici della Fédération française de la montagne et de l’escalade (Ffme) per raccontare quanto le fosse accaduto. Più tardi, il direttore generale Pierre-Henri Paillasson e il presidente Pierre You sono andati alla sede dell’International Federation of Sport Climbing (Ifsc) e insieme hanno deciso di rafforzare i controlli antidoping nelle gare.

"Siamo scioccati da quanto è accaduto – ha detto Marco Maria Scolaris, presidente Ifsc, in un comunicato apparso sul sito della Ffme – soprattutto per il pericolo corso dall’atleta francese. Dato che è stato impossibile trovare responsabile, l’Ifsc ha scelto di aumentare i test antidoping, dai quarti di finale in avanti. Saremo intransigenti verso ogni tipo di doping, ma sono convinto che l’arrampicata sia uno sport pulito. Ci troviamo di fronte a una minoranza di persone che preferiscono a barare piuttosto che giocare pulito".

Sara Sottocornola

Per approfondimenti:
Il comunicato Ffme: http://www.ffme.fr/escalade/ARTICLE.php?id=2987
L’intervista a Marine Thevenet: http://www.planetgrimpe.com/itwmarine.php

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