A tu per tu con Jessica Pilz, terza alle Olimpiadi di Parigi e vincitrice di Rock Master
Abbiamo incontrato ad Arco la fortissima climber austriaca. Che non è ancora stanca di vincere. E guarda lontano
Medaglia di bronzo alle recenti Olimpiadi di Parigi, prima a Rock Master. Per la ventisettenne austriaca quella appena trascorsa è stata un’estate da incorniciare. L’abbiamo incontrata al Rock Master di Arco e non ci siamo lasciti sfuggire l’opportunità di conoscerla meglio.
Hai conosciuto l’arrampicata all’età di 8 anni grazie a un corso estivo. Hai capito subito fin che sarebbe stato il suo sport?
Confermo quanto hai detto, la mia prima esperienza di arrampicata è stata a un corso estivo nella mia città natale, Haag (città nel distretto di Amstetten, in Austria, n.d.r.). Arrampicare è piaciuto molto sin da subito e, in seguito chi mi guardava mi ha detto che mentre scalavo, avevo sempre il sorriso stampato in faccia, come se stessi facendo la cosa più bella, piacevole e divertente del mondo. Ricordo in modo chiaro quei primi momenti: cercavo di raggiungere la cima usando tutti gli appigli della parete, un po’ come fanno tutti quando sono alle prime armi. Ma mi piaceva anche la sfida (le prime volte è sfidante a tutti gli effetti!) di affidarmi alla corda e all’assicuratore. Non sapevo, o meglio, non ho avuto da subito la coscienza che sarebbe stato il mio sport, ma l’allenatore del corso ha scelto alcuni di noi, a suo parere talentuosi, per la squadra locale e io ero una di loro. Così è iniziato tutto.
Ti conosciamo come atleta… ma chi è Jessica nella vita?
Ho studiato Business Administration & Sport e ho terminato il mio MBA (Master of Business Administration, ndr) a febbraio 2024. Al momento il mio lavoro è quello dell’atleta professionista. Sono sostenuta dall’esercito austriaco e dai miei sponsor Red Bull, The North Face e Scarpa.
Arrampicata in palestra, in falesia, alpinismo: cosa pratichi e preferisci?
Al momento mi concentro soprattutto sull’arrampicata in palestra e sulle competizioni. Trovo piuttosto difficile combinare l’arrampicata su roccia con le competizioni, per questo motivo scalo raramente all’aperto durante la stagione agonistica, anche se in futuro (in particolar modo in bassa stagione, quando son o “lontana” dalle gare) mi piacerebbe arrampicare di più all’aperto. Non mi interessa molto l’alpinismo, preferisco l’arrampicata sportiva.
Dove vivi? È facile per te allenarti?
Mi sono trasferita a Innsbruck 8 anni fa perché qui c’è il centro di allenamento della squadra nazionale austriaca ed è una delle migliori palestre di arrampicata al mondo. Mi piace correre, andare in bicicletta su strada, fare esercizi di mobilità e yoga.
Montagna o mare? Dove preferisci trascorrere le tue vacanze?
Mi piacciono entrambi. Ma dopo una stagione intensa preferisco il mare per rilassarmi.
Quanto spazio occupa l’allenamento nella tua routine settimanale?
Mi alleno per circa 25 ore alla settimana, che trascorro per lo più nella palestra di arrampicata, in parete. La mia routine prevede anche due giorni di riposo a settimana, nei quali vado a volte a correre, faccio esercizi di mobilità e fisioterapia. Cerco quindi di avere un giorno di riposo attivo, perché in questo modo il mio corpo si sente meglio! Ho la fortuna di aver trasformato la mia passione sportiva in lavoro… ma questo non significa solo allenarmi e (possibilmente) vincere le gare: c’è molto altro da fare, come i social media da tenere aggiornati, le interviste, le e-mail a cui rispondere, la contabilità…
Come vedi il tuo futuro tra a breve, medio e lungo termine?
Penso che cercherò di qualificarmi un’ultima volta per le Olimpiadi del 2028 a Los Angeles. Non conosciamo ancora il format, quindi questo influisce ancora sulla mia decisione. Nei prossimi anni mi concentrerò ancora sulle competizioni, soprattutto sulla disciplina lead. E spero di trovare un po’ di tempo per l’arrampicata su roccia, ma è sempre difficile da pianificare. Non so davvero come sarà il mio futuro tra 10 o 20 anni. Forse potrei diventare allenatrice oppure qualcosa di differente… vedremo…
Hai partecipato sia a Tokyo 2020 che a Parigi 2024. Pensi che le Olimpiadi abbiano dato una spinta all’arrampicata aumentandone la popolarità?
Sì, sicuramente! Più persone guardano con occhi positivi al nostro sport. Soprattutto dopo Parigi ho ricevuto tantissimi messaggi di persone che avevano scoperto l’arrampicata attraverso la TV e che hanno apprezzato molto il nostro sport! Inoltre la crescita di popolarità renderà più semplice per gli atleti guadagnarsi da vivere e ricevere sostegno.
Hai un obiettivo da raggiungere per i Giochi Olimpici del 2028? Come hai vissuto l’esperienza olimpica del 2024?
Non conosciamo ancora il format dei Giochi Olimpici di Los Angeles, quindi è difficile dirlo. 4 anni sono un periodo piuttosto lungo e non sai mai se il tuo corpo e la tua mente collaboreranno per la realizzazione dei tuoi piani: a Parigi ero già una delle più “vecchie” in termini anagrafici e a Los Angeles avrò superato i 30 anni…
Quella di Parigi è stata un’esperienza pazzesca. Non si può fare un paragone con Tokyo! Il mio posto preferito alle Olimpiadi di Parigi è stato il Villaggio Olimpico. Penso che l’atmosfera fosse super rilassata, non dovevi preoccuparti di nulla, né di cucinare né di fare il bucato. La gara in sé è stata più stressante di qualsiasi altra competizione a cui avevo partecipato finora. Con il tempo di pausa tra una disciplina e l’altra, si ha molto tempo per pensare, il che rende tutto più difficile dal punto di vista mentale. Mi è piaciuto molto il fatto che il pubblico abbia sostenuto tutti gli atleti e che la comunità dell’arrampicata sia ancora molto amichevole, anche sul più grande palcoscenico dello sport.