Medicina e benessereSicurezza in montagna

Telemedicina, soccorso e montagna: quale futuro?

telemedicinaCOURMAYEUER, Aosta — Curare ferite dai campi base. Avere una consulenza specialistica durante un soccorso in montagna. Questo ed altro permette la telemedicina, che molti vedono come il futuro della medicina d’alta quota ma che, al momento, non è sufficientemente sviluppata nè regolamentata. Ecco di cosa si è parlato al seminario internazionale transfrontaliero “Du piolet à Internet” organizzato a Courmayeur, tra il 9 e il 10 settmbre 2010 dalla Fondazione Courmayeur, l’Azienda Usl Valle d’Aosta e la Fondazione Montagna Sicura, con il patrocinio della Società Italiana di Medicina di Montagna.

La telemedicina, nata negli anni ’50 con i primi progetti spaziali e negli anni ’70 con l’avvento del cardiotelefono  (telecardiologia) che permetteva la trasmissione di dati elettrocardiografici a distanza, rappresenta una grande opportunità presente e futura negli ambiti della routine medica, dell’emergenza/urgenza, della ricerca medica e per le spedizioni alpinistiche extra-europee dove permette di organizzare videoconferenze per i vari professionisti della medicina.

Solo nel 1997, però, l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita ufficialmente come “l’erogazione di servizi sanitari quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare da parte degli operatori le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura”.

La telemedicina è un settore in continua evoluzione, che ha fatto fare un importante salto di qualità a tutto il mondo della medicina. Nell’ambito del soccorso, di solito lavora con una centrale operativa e delle unità periferiche attive 24 ore su 24. Non a caso è nata tra i marinai per permettere alle navi in mare aperto di poter comunicare con le centrali operative sulla terra ferma, tramite un numero telefonico di riferimento.

Già nel febbraio 2001 Umberto Veronesi, allora ministro della Sanità, aveva costituito una commissione per risolvere i problemi della sanità in montagna. La telemedicina era stata individuata quale opportuno strumento per mettere in rete i vari ospedali, per costituire un valido supporto diagnostico ai medici generici e ai pediatri, inventando il concetto di tele-medico, tele-consulto, tele-patologia, tele-diagnosi, tele-terapia, tele-assistenza domiciliare, quale sistema globale di health technology assessment.

In effetti da allora si è verificata una reale diminuzione degli spostamenti dei medici e dei pazienti, consentendo il lavoro di diagnosi o di assistenza a distanza con conseguente contrazione della spesa sanitaria, risparmio di tempo e abbattimento delle distanze. Sono nati, così, scambi di informazioni mediche con l’utente, talvolta integrate con l’elisoccorso, il servizio nazionale 118 che in futuro sarà contrassegnato dal numero universale 112.

Si è venuto così a creare un nuovo scenario per le nuove tecnologie mediche. Sono stati inventati nuovi modelli organizzativi con differenti applicazioni sul territorio montano e non. Si ipotizza l’utilizzo della telemedicina anche nel mettere in rete in rifugi alpini tramite l’utilizzo della banda larga, producendo un notevole aiuto nel campo sanitario, specie in regime di urgenza.

Si dovrebbe giungere anche alla messa in rete dal punto di vista informatico dei vari ambulatori di medicina di montagna presenti sul territorio italiano. La telemedicina facilita e promuove la comunicazione e la collaborazione tra società scientifiche sia a livello nazionale che internazionale.

Spesso la tecnologia corre molto di più dell’etica, rendendo necessaria la creazione di un’efficace normativa, con la conseguente messa a punto delle linee-guida adatte, create dalla comunità scientifica internazionale tramite le varie società ed associazioni scientifiche esistenti.

Non vanno sottovalutati, infatti, i potenziali rischi connessi alla pratica della telemedicina che possono causare errori con conseguenti possibili danni al paziente e che, pertanto, vanno attentamente valutati.

Il convegno di Courmayeur è stato l’atto conclusivo della sezione 4 del “Progetto Ue Alcotra Résamont-Réseau Tranfrontalier de Médicine de Montagne” che vede coinvolti l’Azienda U.S.L. Valle d’Aosta e come partner la Fondazione Montagna Sicura, l’Ifremmont, il Centre Hospitalier de la Region d’Annecy e gli Hopitaux du Pays du Mont Blanc.

In questo ambito è stato affidato all’ Usl il compito di effettuare uno studio giuridico comparato che coinvolge Italia, Francia e Svizzera, e che si occupa delle applicazioni della telemedicina in montagna e dei suoi vari aspetti legislativi, un campo nel quale esiste al momento un vuoto normativo e legislativo e che necessita, perciò, di normative e di leggi.

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