Arrampicata

La falesia di Morro Reatino, l’arrampicata e le guide alpine nel Lazio

Dalla Sabina, una delle zone più belle del Lazio, arriva una buona notizia. Sabato 8 giugno, nei pressi di Morro Reatino, verrà inaugurata la falesia di Coste Lignano. La parete, circondata dal bosco, si trova a 700 metri di quota, e ospita l’eremo di San Michele Arcangelo. 

Le nuove vie, in tutto 21, hanno difficoltà tra il 5a e il 7c, e sono state disegnate e attrezzate dalla guida alpina Alvise Mario. “Le vie hanno ancoraggi ravvicinati e un moschettone di calata alla fine. La falesia consente di arrampicare in sicurezza ai principianti come agli esperti” spiega il professionista. Alvise, che vive nella non lontana Ferentillo, è il figlio di Gigi Mario, guida alpina e monaco Zen, autore molti anni fa di straordinarie vie sul Gran Sasso. 

Intorno a Rieti, e quindi a poca distanza da Roma e da altri centri dell’Abruzzo e del Lazio, sono siti di arrampicata come i massi di Capolaterra a Lisciano, e le falesie della Fortezza, di Roccantica e di Configni. Le pareti di Grotti, a sud di Rieti, ospitano alcuni degli itinerari più difficili dell’Italia centrale. A rendere importante l’inaugurazione della falesia di Morro è un dettaglio non da poco. L’attrezzatura delle vie, e il lavoro di Alvise Mario, hanno avuto il patrocinio e il contributo della Fondazione Varrone della Cassa di Risparmio di Rieti, e del Comune di Morro Reatino. Vogliamo dare forza al mondo dell’arrampicata sportiva, che altrove muove gente ed economia in maniera significativa” spiega Antonio D’Onofrio, presidente della Fondazione Varrone, che sabato alle 10.30 parteciperà all’inaugurazione con il sindaco Gabriele Cintia Lattanzi. Questa falesia è una meta in più che offriamo agli appassionati. E’ un modo per valorizzare Morro, una perla della Valle Reatina. Una volta le montagne volevano dire isolamento e durezza di vita, ma oggi possono essere un’opportunità di svago e una risorsa” prosegue il presidente D’Onofrio. 

In altre parti d’Italia e d’Europa, dal Garda trentino all’isola greca di Kalymnos, il contributo di un Comune e di una banca all’attrezzatura di una falesia non farebbero notizia. Nel Lazio, invece, l’arrampicata è spesso solo tollerata, e in varie zone viene proibita in maniera pretestuosa. Divieti o ostacoli burocratici per i climber sono in vigore a Gaeta, e sul Precipizio del Circeo nell’omonimo Parco nazionale. A Ripa Majala, sui Monti della Tolfa, l’arrampicata in primavera è stata vietata più di vent’anni fa in previsione della reintroduzione del capovaccaio, che non è mai avvenuta. Sulle pareti del Morra, dove Enrico Jannetta ha fatto nascere nel 1919 l’arrampicata nel Lazio, è necessario un intervento per eliminare la vegetazione infestante e migliorare la chiodatura delle vie. Il solo intervento del Parco dei Monti Lucretili, che include la falesia, è stata la realizzazione di una ridicola, deturpante e pericolosa “ferrata” lungo l’elementare sentiero che scende alla base della fascia inferiore di rocce e al Conventillo.   

Il ruolo un professionista della montagna come Alvise Mario nell’attrezzare la falesia di Morro dovrebbe ricordare alla Regione Lazio una sua storica inadempienza. La legge nazionale sulle guide alpine, approvata dal Parlamento nel 1989, prevede l’istituzione di collegi professionali in ogni regione italiana. Il Lazio non ha mai recepito la legge, e le guide di Roma e degli altri centri sono costrette a iscriversi ai collegi della Toscana e dell’Abruzzo. 

Non si tratta soltanto di una scomodità per le guide. Il mancato riconoscimento della professione rende molto difficile alle guide alpine essere ingaggiate dalle amministrazioni pubbliche per lavori di promozione sportiva o di messa in sicurezza del territorio. E, soprattutto, lascia spazio a un abusivismo che significa prima di tutto pericolo. 

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