Jel Tegermen, il racconto e le foto della spedizione
[:it]BIŠKEK, Kirghizistan — “Questa montagna, che ricorda per forme e altezza il nostro Cervino, è situata nella parte centrale della catena montuosa del Tien Shan, in Kyrgyzstan, a 50 chilometri in linea d’aria dal confine con la Cina. Secondo l’agenzia Kirghisa che ha fornito il supporto logistico, si tratta della seconda spedizione di sempre in quest’area”. Di seguito il racconto di Paolo Rabbia, Alessandro Beltrame e Marco Bernini della spedizione nel cuore dell’Asia. In calce trovate anche alcune foto della loro avventura.
“La prima esplorazione era stata effettuata nell’inverno 2011 con gli sci da un team di cui facevano parte Giacomo Para e lo stesso Paolo Rabbia. In base alle informazioni in suo possesso è stato possibile organizzare un viaggio esplorativo di soli 16 giorni, di cui 10 sulla montagna.
A partire dall’ultimo villaggio raggiungibile in auto, l’avvicinamento è avvenuto a cavallo fino al campo base in un giorno, trasportando circa 80 kg tra materiale e cibo, quest’ultimo reperito interamente al villaggio. Il campo è stato posto su neve alla quota di 3070 metri, in corrispondenza della più alta fonte d’acqua disponibile.
La zona è battuta quasi costantemente da venti oltre i 50 km/h (con punte rilevate anche di 100 km/h), da qui il nome Jel Tegermen dato alla montagna, che in lingua kirghisa significa “il mulino a vento”.
I successivi mille metri di quota sono stati percorsi sempre con gli sci nelle varie ricognizioni avvenute ai piedi del versante ovest della parete. Solo una volta superata la seraccata posta al fondo della valle è stato possibile individuare una linea di salita favorevole. Sono stati installati due depositi di materiale, uno intermedio a 3700 metri, l’altro ai piedi della parete a 4050 metri. In un primo tentativo, il giorno 25 marzo, è stata raggiunta la quota di 4450 metri, al termine del couloir di ghiaccio neve.
Dopo una sosta forzata di 4 giorni dovuta alle pessime condizioni meteo (vento e neve), nell’unica finestra di tempo discreto il 29 marzo abbiamo tentato la cima con partenza direttamente dal campo base. Quattro ore di salita con gli sci e successivamente altre 2 di scalata su neve e misto ci hanno condotto al punto più alto raggiunto precedentemente; da qui, nonostante il vento a raffiche in aumento, abbiamo affrontato la scalata degli ultimi 120 metri fino alla vetta. A questo punto il terreno si fa più impegnativo e ostico per via della pessima qualità della roccia e delle grandi difficoltà di protezione, il tutto sempre in condizioni di discreta esposizione. Salvo poche sezioni, tutta la scalata è stata effettuata con piccozze e ramponi sia su neve che su roccia, utilizzando sia chiodi che protezioni mobili (nuts e friends).
La cima è stata raggiunta alle ore 17:30 (ora locale) da Paolo Rabbia e Alessandro Beltrame. Marco Bernini ha dovuto rinunciare durante la salita per l’aggravarsi di una infezione respiratoria. Nei i primi 100 metri di discesa è stato inevitabile abbandonare le corde di calata, a causa dei forti rischi di caduta pietre. La base del couloir è stata raggiunta alle ore 20:00 con il buio. La discesa in sci, gravati dal peso di tutto il materiale dei depositi, in una fitta nebbia, ci ha esauriti completamente. Al nostro arrivo al campo base, poco prima della mezzanotte, siamo stati accolti dall’amico Bernini, oltre che non un the caldo, con una salva dei petardi utilizzati le notti precedenti per allontanare i lupi…”
La via seguita, da noi gradata, TD -, è stata battezzata “4 cuori”.
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