Alpinismo

Medici: ossigeno, ecco come e quanto aiuta

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BERGAMO — Ad ottomila metri la pressione dell’ossigeno inspirato nei polmoni si riduce fino al 70 per cento rispetto al livello del mare. E l’organismo umano presenta molta meno resistenza al freddo, alla fatica e ad altri fattori ambientali. Per capire meglio come e quanto l’ossigeno aiuta gli scalatori, abbiamo intervistato quattro delle più autorevoli autorità mediche d’alta quota. Ecco cosa ne pensano.

“Dal punto di vista medico non c’è dubbio, la prestazione di chi scala senza ossigeno supplementare è molto più impegnativa e di valore – spiega Paolo Cerretelli, massima autorità mondiale nel campo della medicina d’alta quota -. L’alpinista, respirando dalla bombola, è come se si abbassasse di quota e scalasse in condizioni più favorevoli” (leggi l’intervista completa).
 
Ma usare l’ossigeno, può essere definito doping? “Le sostanze dopanti si vietano o per motivi etici, o perchè creano danni all’organismo – spiega Annalisa Cogo, ex Presidente commissione medica del Cai ed ex presidente della Società medicina di montagna -. Dal punto di vista prettamente medico, per l’organismo, sarebbe addirittura meglio usare l’ossigeno. Ma resta un problema etico” (leggi l’intervista completa).
 
Più duro Claudio Marconi, esperto di fisiologia d’alta quota del Cnr: “Usare l’ossigeno nella scalata è paragonabile all’emotrasfusione: entrambi servono a portare maggior quantità di ossigeno ai tessuti e ad aumentare la prestazione. Da quando Messner ha dimostrato che gli ottomila si possono scalare senza ossigeno, tutti gli alpinisti professionisti dovrebbero evitarlo. Se stanno misurando la capacità di azione in ambiente ostile, prendere l’ossigeno equivale a truccare la prestazione” (leggi l’intervista completa).
 
“L’ossigeno può servire per meglio resistere in alta quota – aggiunge Giancelso Agazzi, Commissione Medica Cai Bergamo -. Ma guai pensare che chiunque, usandolo, può salire sull’Everest senza problemi: se l’ossigeno finisce, se l’allenamento o l’acclimatazione non sono idonei?  Più che regolamentarlo, penserei a fare prevenzione, puntando sulla sicurezza: dosaggio corretto, acclimatazione, nozioni di fisiologia dell’ alta quota, allenamento. Quante tragedie sulle alte montagne della terra a causa di cattiva conoscenza o di impreparazione” (leggi l’intervista completa).
 
Sara Sottocornola
 

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