Alpinismo

Marconi: vietarlo, come l’emotrasfusione

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BERGAMO — "Gli alpituristi forse sono legittimati a usare la bombola, gli alpinisti no. Per loro, che vivono un ‘impresa sportiva, usarlo non ha senso, è doping, è stupidaggine, è come fare il solitario da soli e barare". Non ha dubbi Claudio Marconi, fisiologo e primo ricercatore dell’Istituto bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr e del Comitato Ev-K2-Cnr.

Marconi si occupa n particolare di fisiologia d’alta quota, dell’esercizio, del cuore e della respirazione, di energetica muscolare, di ipossia cronica e acclimatazione.
 
Dottor Marconi, come considera l’uso di ossigeno nell’alpinismo?
Siccome l’alpinismo è inteso come sfida contro sé stessi, chi piglia l’ossigeno trucca. E’ come uno che bara facendo il solitario a carte. Se devo misurare la mia capacità le mie prestazioni in ambiente ostile, se voglio vedere i miei limiti, se prendo l’ossigeno ho truccato tutto. Quelli che lo usano non vogliono misurare sé stessi ma arrivare in cima a tutti i costi, perché magari hanno lo sponsor che li ha finanziati.
L’ossigeno secondo lei può essere considerato doping?
Non so se è doping, perché il doping riguarda le attività sportive agonistiche e sarebbe un concetto applicabile se iniziassimo ad intendere l’alpinismo così come la maratona, i lanci o le corse. Dal punto di vista squisitamente legale, della legge sportiva, non è così perché nessuno tiene il registro dei tempi impiegati per una certa ascensione in una certa stagione e quota, esistono mille vie diverse, poco paragonabili. Considerando in senso lato, però, è doping. O forse più che doping è cretinaggine.
In che senso?
E’ come nelle immersioni: se uno vuoi fare il record di immersione ci va in apnea, se va con la bombola non è più il record, non misura la capacità di resistere in ambiente ostile. Si traveste, adotta marchingegni che truccano la prestazione, è un non-sense più che altro, che si può chiamare doping, scemenza o come si vuole. Oggi, che Messner ha dimostrato che si può andare senza ossigeno, scalare gli ottomila usandolo non ha più senso dal punto di vista sportivo.
Però l’Everest è assediato da molte persone che lo usano.
Quelle vivono la spedizione dal punto di vista turistico, è diverso. Se sono un pensionato di Codogno che vuoi solo vedere il panorama dalla cima dell’Everest, ho qualcuno che mi porta, da solo non ce la faccio, faccio parte di un’altra categoria, non sono un’alpinista. Questi forse sono legittimati a usare la bombola, gli alpinisti no.
Secondo lei è paragonabile all’emotrasfusione?
Sì, sono abbastanza assimilabili. Sono due modi diversi che servono entrambi a portare maggior quantità di ossigeno ai tessuti. Non tengono conto però che specialmente in alta quota ci sono altri problemi. Il muscolo potrebbe non essere in grado di utilizzare tutto questo ossigeno che gli arriva, anche se ovviamente dipende daH’acclimatamento, da quanto ossigeno si prende.
Cosa significa?
Che la massima prestazione è comunque compromessa anche se a volte basta per fare record. Quello che succede al nostro organismo in alta quota è molto complesso e devo dire che forse non è ancora neanche del tutto chiarito.
Pensa che sia importante, sempre dal punto di vista sportivo, che gli alpinisti che porteranno in cima all’Everest la fiamma olimpica nel 2008 scalino senza ossigeno?
Penso che si tratti di una manifestazione di tipo mediatico. Non so se sia peccato mortale usare l’ossigeno perché serve solo ad attirare l’attenzione. Ci sarà un tale spiegamento di cameraman e tv che sarebbe impossibile pensare che i cinesi tentino di andar su per pura scalata sportiva, è solo una goliardata folkloristica.
 
Sara Sottocornola

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