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K2 1939: la storia di Dudley Wolfe, il miliardario che sognava la vetta

Dudley Wolfe di fronte al Broad Peak (Photo courtesy of George C. Sheldon Family)
Dudley Wolfe di fronte al Broad Peak (Photo courtesy of George C. Sheldon Family)

BERGAMO — Dudley Wolfe è stata la prima vittima accertata del K2. Incapace di proseguire nella salita, il 30 luglio del 1939 fu abbandonato dai suoi compagni di spedizione sulla montagna più difficile della terra. I suoi resti sono stati ritrovati nel 2002 da una scrittrice che ha poi deciso di raccontare la sua storia in un libro: quella di un uomo che sognava di essere il primo a scalare la seconda montagna più alta del mondo.

Il K2 è la seconda montagna più alta del mondo, ma a detta di molti è la prima per difficoltà. I primi a raggiungere i 8611 metri della vetta sono stati Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, membri della celebre spedizione italiana del 1954, guidata da Ardito Desio. Prima di quell’anno furono effettueti altri 5 tentativi. Il quarto in particolare è ricordato per la prima morte sul K2, quella appunto di Dudley Wolfe.

Era il 1939. Wolfe, un miliardario americano, abitava in una lussuosa casa del Maine con il desiderio di un’avventura epica. L’occasione gli si presentò quando la prima spedizione statunitense sul K2 dell’1938 fallì. In quel momento infatti decise che sarebbe stato lui il primo uomo a raggiungere la vetta.

Alla guida della spedizione del ’39 c’era Fritz Wiessner, un immigrato tedesco conosciuto come il migliore alpinista americano dell’epoca. L’uomo colse al volo  l’opportunità fornitagli da Wolfe poichè non potè partecipare alla spedizione del 1938 e dovette cedere il posto al rivale Charlie Houston. Nonostante l’età e l’inesperienza per la vita a quelle altitudini il miliardario americano riuscì con l’aiuto di Wiessner a raggiungere il Campo VIII. Il capo spedizione tentò di proseguire con gli sherpa fino alla cima, ma raggiunse quota 8370 metri.

Wiessner decise quindi di tornare a Campo VIII per recuperare Wolfe e scendere a Campo VII, ma nella discesa furono sorpresi da una tempesta di neve che li bloccò. Il miliardario americano, già provato dalla salita, non riusciva a proseguire e fu lasciato a 7600 metri d’altezza. Più tardi 3 sherpa partirono alla ricerca dell’uomo senza fare ritorno.

Da quel 30 luglio 1939 nessuno seppe più nulla dell’uomo fino al 2002 quando Jennifer Jordan, una scrittrice americana, scoprì i suoi resti alle pendici del K2, restituiti a valle dalla montagna. La donna stava scrivendo un libro sulla “montagna delle montagne” e questa scoperta la portò a voler conoscere di più sulla figura e sulla sua tragica impresa sulla montagna del Karakorum. Il materiale da lei raccolto è diventato nel 2010 un libro “La scalata impossibile. La tragica storia dell’uomo che sognava il K2”. La Jordan sta anche scrivendo una sceneggiatura per un possibile film sulla vita di Dudley Wolfe, basandosi anche su alcuni filmati dell’epoca.

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=i8k1BD_sEnI

 

La copertina del libro
La copertina del libro

 

 

Titolo: La scalata impossibile. La tragica storia dell’uomo che sognava il K2 (in originale The Last Man on the Mountain: The Death of an American Adventurer on K2)
Autore: Jennifer Jordan
Traduttore: Stiatti M.
Casa editrice: Newton Compton
Pagine: 239
Prezzo: € 9.90

 

 

 

 

 

 

 

Jennifer Jordan è una scrittrice, regista e sceneggiatrice americana. Si è recata due volte sul K2 per i suoi lavori. “La scalata impossibile. La tragica storia dell’uomo che sognava il K2” è il suo secondo libro, il primo pubblicato in Italia.

Info: http://jenniferjordan.net/lastman.html

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Un commento

  1. Innanzitutto i piu’ vivi complimenti a Jennifer Jordan, anche per la colonna sonora del breve filmato: mi auguro riesca a realizzare un vero film documentario, sul tentativo fallito, ma soprattutto sulla relazione con la realta’ politica del tempo. Tutto pochi mesi, addirittura la fine solo 30 giorni prima dell’inizio della guerra.E finita la guerra le imprese sono subito ricominciate. Anche oggi, di fronte ad una crisi che non si sa dove sfocera’, la passione per la montagna rimane una costante. Grande onore all’alpinismo! AT

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