Scienza e tecnologia

Nuotando tra gli squali della Majella…

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L’AQUILA — Fino a qualche decennio fa, la sistematica degli ittiodontoliti era poco conosciuta e confusa. Solo a partire dalla seconda metà del Novecento si è riusciti invece a classificare con precisione le specie.

Grazie a queste recenti scoperte, dunque, possiamo oggi conoscere i pesci che popolavano la Maiella e che ci hanno lasciato la loro traccia attraverso i denti fossili. Sappiamo così che, in quelle che potremmo definire “acque magellensi”, nuotavano pesci assai simili agli attuali.
 
E’ il caso dell’Isurus oxyrhynchus hastalis, progenitore assai simile dell’attuale squalo mako che può raggiungere 4 metri di lunghezza ed è caratterizzato da un nuoto veloce. Così come dell’Odontaspis taurus obliqua, che aveva dimensioni maggiori rispetto ai discendenti attuali che vivono nei mari caldi e temperato-caldi di tutto il mondo: squalo feroce o cagnaccio, di circa 4 metri di lunghezza, e squalo toro, di circa 3 metri.
 
Ma c’erano anche i gradi Galeocerdo aduncus, forma primitiva dell’attuale squalo tigre lungo fino a 6 metri e Carcharodon megalodon, progenitore dell’attuale squalo bianco, lungo fino a 10 metri. Notevole, poi la presenza dello Sparus cintus, antenato dell’orata che popola oggi i nostri mari.
 
Testi e foto
Paola Ottino

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