Gente di montagna

Ernesto Lomasti

Il più forte alpinista friulano di sempre, secondo Ignazio Piussi, cadde ad Arnad. Non aveva ancora 20 anni, ma fece in tempo a lasciare un segno indelebile nel mondo dell’arrampicata. Fu tra i primissimi a scalare il VII grado (con gli scarponi)

“Arrampicare insieme è come fare l’amore: non si può fingere, non si può nascondere la vera personalità; salta fuori l’essere intimo della persona; senza bisogno di parlare si liberano tutti i sentimenti, tutte le emozioni”

Ernesto Lomasti  

Nato a Udine il 29 ottobre 1959, Ernesto Lomasti trascorre l’infanzia nel paesino di Pontebba con mamma Luciana, dipendente delle poste, e papà Marcello, Ufficiale degli Alpini. Il suo cognome viene dall’italianizzazione di “Lomastiscs”, termine legato alle ascendenze ungheresi del padre, trasferitosi al nord, ma originario di Firenze.

Ernesto è un bambino timido, tranquillo e dal fisico tanto gracile da essere deriso dai compagni e soprannominato “Cartuccia”. Nonostante ciò cresce in lui l’amore per la montagna, fortificato dal regalo ricevuto per la licenza di terza media: la salita alla cima del Jôf di Montasio con la guida Bruno Contin, suo punto di riferimento per tutta la vita, così come Ignazio Piussi.

Si avvicina alla sezione CAI di Pontebba, della quale diviene consigliere, conoscendo altri ragazzi con i quali compie le prime improvvisate arrampicate. Queste facili uscite lo stimolano ad imporsi un duro allenamento per migliorare la sua scarsa fisicità.

1975

Il suo terreno di gioco sono le Alpi Giulie e le Carniche, proprio qui, sulla Creta di Pricot, apre la sua prima via impegnativa con Vittorio di Marco, Sandro Piussi ed Emilio di Marco, e la dedica a Mario Pesamosca, caduto in montagna.

Con appena un anno di esperienza su roccia, ripete la Fessura Comici alla Cima di Riofreddo.

1976

Il 5 gennaio realizza la ripetizione invernale del monotiro che sale sul “Vescovo di Brucken”, un torrione che crollerà pochi mesi dopo nel celebre “Terremoto del Friuli 1976”.

Ripete, prima in cordata e poi in solitaria, la Deye-Peters alla Torre Madre dei Camosci, oltre 600 m di scalata sostenuta sul V grado, sempre in scarponi e con mezzi decisamente economici.

1977

Questo è l’anno di svolta di Lomasti che, con approccio sistematico e rigoroso, apre numerose vie come: la parete est del Monte Cavallo e lo spigolo sud della torre Winkel. Il suo difficile muro finale richiese a lui e a Ignazio Piussi ben due tentativi con vetta il 23 agosto.

Seppur modesto e riservato nel raccontare le sue imprese, non può sfuggire a molti la sua solitaria in giornata del repulsivo Diedro Cozzolino sul Piccolo Mangart di Coritenza, oltre 800 m molto sostenuti.

Il limite del VI grado inizia a cedere in tutte le Alpi e Lomasti è tra i primi a scalare anche sul VII, con poche protezioni e gli scarponi ai piedi, ma sempre dichiarando con grande umiltà massimo il VI+.

Sul finire dell’estate è costretto ad operarsi ad un orecchio dal quale non sente da anni ma un’infezione sfociata il labirintite lo allontana dalla scalata per qualche mese.

1978

L’anno si apre con la prima invernale della Bulfoni-Perissutti, al Pan di Zucchero, e prosegue con la prima salita italiana della Piussi, sulla parete nord del Piccolo Mangart.

Sul Monte Cavallo, una delle pareti di casa per Lomasti, apre con Attilio Ceccon la “Via dei Finanzieri”, dedicata a due amici scomparsi.

Ripete in solitaria la sua via alla Torre Winkel e, sempre da solo, la Piussi-Perissutti alla Veunza.

Queste rappresentano solo il riscaldamento per il capolavoro realizzato il 16 agosto: una nuova via diretta, in solitaria ed in libera, lungo la parete nord del Piccolo Mangart, ora valutata ben VII-. Riguardo questa salita commenta coinciso: “Altezza 800 metri, 10 ore, difficoltà estreme”

In un’intervista dichiara di arrampicare da solo anche perché non trova compagni all’altezza, ma la svolta avviene in un casuale incontro con Roberto Mazzilis, scalatore da appena un anno ma dotato di grande talento, tanto da divenire tra i più forti alpinisti degli anni ‘80.

Con lui compie la prima italiana della Piussi-Bulfon al Piccolo Mangart e apre tre nuove vie, brevi ma impegnative, sulla Creta di Pricot e sulla Creta di Pricotic.

Il 3 settembre 1978 Lomasti e Mazzilis raggiungono la cima Grande della Scala, nel Jöf Fuart, lungo una fessura strapiombante di VI+ continuo e su roccia così insicura da aver respinto gli attacchi dei grandi Comici, Piussi e Cozzolino. 

1979

Dopo la maturità lascia le montagne di casa chiamato nel Gruppo Esploratori della Scuola Militare di Addestramento Alpino (SMALP) di Aosta. 

Scopre il granito della bassa valle e il 13 maggio, assicurato da Enrico Ricchi, apre la “Via del 94°” al Pilastro degli Esploratori sopra il paese di Arnad. 

Rifiuta di passare nella sezione sportiva degli Alpini e gli viene data la possibilità di trasferirsi nella caserma “Italia” di Tarvisio come istruttore.

Un mese dopo l’impresa sul Pilastro, il 12 giugno 1979, come di consueto saluta i compagni per andare ad allenarsi alla parete di Machaby, ma la sera non ritorna in caserma. La mattina seguente viene trovato alla base della via “Topo Pazzo”, caduto forse per un fulmine…

Ernesto Lomasti, “Il più forte alpinista friulano di sempre” secondo Piussi, lascia il mondo a nemmeno vent’anni, un lampo che ha segnato il passaggio dell’alpinismo dalla visione classica a quella moderna.

Il CAI di Pontebba lo ha voluto ricordare con un bivacco sulla Sella di Aip a 1920 metri e quel torrione rossastro, ben visibile percorrendo la Valle d’Aosta, dove tracciò la “Via del 94°”, resterà per sempre noto come “Pilastro Lomasti”.

Salite principali 

1976

  • Creta di Pricot – prima solitaria della via Pesamosca
  • Cima di Riofreddo – terza solitaria della via Comici

1977

  • Torre delle Madri dei Camosci – terza solitaria della Deye-Peters
  • Pinnacolo della Cima del Vallone – prima solitaria della Piussi 
  • Piccolo Mangart di Coritenza – prima solitaria del diedro Cozzolino

1978

  • Torre Winkel – prima solitaria della Lomasti Piussi
  • Monte Cavallo di Pontebba – nuova “Via dei Finanzieri” con Attilio Ceccon, ripetuta poi in solitaria.
  • Veunza – prima solitaria della Piussi
  • Piccolo Mangart di Coritenza – nuova via in solitaria sulla parete nord
  • Cima Grande della Scala – nuova via per la fessura nord (VI+, forse VII), con Roberto Mazzilis

Libri

“Penso che nessuna via, nemmeno la più difficile, può donarti la stessa gioia che ti rimane nell’aver aiutato una persona in montagna”

Ernesto Lomasti

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