Itinerari

Sulla vetta del Monte Cusna, il Gigante del Reggiano

La seconda vetta dell’Appennino Settentrionale è meta di escursioni di grande soddisfazione. E regala grandiosi panorami dal mare alle Alpi

L’Appennino Tosco-Emiliano è una catena montuosa che delimita a sud la Pianura Padana, un susseguirsi di rilievi, colline, montagne e vette che si innalzano fino al crinale che separa in modo naturale le due regioni. In questo esteso territorio le montagne più alte raggiungono quote che superano di poco i 2.000 metri. Il monte Cusna, situato in provincia di Reggio Emilia, con i suoi 2.121 m è la seconda vetta dell’Appennino settentrionale, secondo solo al Monte Cimone (2.165 m), in provincia di Modena.

Si tratta in realtà di un’imponente catena montuosa facilmente individuabile anche dalla pianura, formata oltre che dal monte Cusna anche dalle anticime Sasso del Morto (2.078 m) e monte La Piella (2.071 m). Conosciuta anche come Alpe di Cusna, per la popolazione locale è da sempre indicata come “Il Gigante” o “L’uomo morto” a causa della forma del suo crinale che ricorda quello di un uomo disteso. A tal proposito numerose sono le leggende che ne narrano la genesi.

L’Alpe di Cusna ha una dimensione davvero ragguardevole ed è percorsa da una rete di sentieri che ne consentono l’ascesa da vari versanti. Sono ben sette i rifugi che sorgono in quest’area: Cesare Battisti (1.759 m), Bargetana (1,740 m), Segheria (1.410 m), Monte Orsaro (1.300 m), San Leonardo (1.240 m) e Peschiera Zamboni (1.151 m).

Un percorso lungo ma non difficile

(900 m di dislivello, da 5.30 ore a/r, E)

Il punto di partenza consigliato è un piccolo parcheggio poco a monte dell’abitato di Monte Orsaro, che si trova nel comune di Villa Minozzo. Una volta lasciata l’auto si gode immediatamente di un affaccio sul Gigante, la meta dell’escursione. In molti parcheggiano sulla strada bianca che sale verso il rifugio Monte Orsaro per circa 1 km: sebbene sia possibile farlo non è opportuno transitare con automobili a fianco degli escursionisti in cammino. Andare in montagna dovrebbe anche essere una questione di stile.

A pochi metri di distanza dal parcheggio inizia un’ampia strada bianca diretta al rifugio Monte Orsaro, a quota 1.300 m, che si raggiunge in una decina di minuti. Costruito nel 1999 e successivamente ampliato con i suoi attuali 32 posti letto, è l’unico rifugio sul percorso e può essere usato come punto di ristoro al rientro.

Si prosegue sulla carrabile in moderata salita con segnavia 623 A. A destra del percorso si erge ripida ed acuta la forma del monte Prampa (1.698 m) su cui si potrebbe salire con il ripido sentiero 621 che incrociamo sul percorso. Si continua, invece, sulla carrozzabile 623 A fino ad arrivare al passo della Cisa (solo omonimo del più noto valico stradale tra Val di Taro e Lunigiana) a quota 1.549 m. da cui si dipanano diverse tracce e sentieri: occorre proseguire per il segnavia 623 che sale in direzione della dorsale nord del Gigante.

La vegetazione ricca e boscosa del tratto iniziale del tracciato è finita, rimangono prevalentemente arbusti e muschi che verdeggiano sopra ad un fondo in massima parte terroso. Si raggiunge il bivio da cui prendendo a destra si possono raggiungere i Prati di Sara, una bellissima radura punteggiata da antichi e grandi alberi e qualche piccolo lago. La località è molto frequentata in estate dalle famiglie per passare pomeriggi rinfrescanti.  La visuale si apre, la pianura in lontananza e il medio appennino più in basso si vedono distintamente. Si possono identificare così la Pietra di Bismantova che risalta verso la pianura, come la vetta del Monte Cimone in direzione dell’appennino Modenese.

Di fronte si distende la dorsale nord del Cusna che sale a balze. Il percorso si fa più ripido e prosegue in forma di sentiero.  All’incrocio con il sentiero 625 in località Le Prese (1.771 m), dopo circa 1 ora e 40 minuti dalla partenza,  si segue questo segnavia che conduce più direttamente verso la vetta del Gigante: il panorama si apre anche sulla val d’Ozola. Il terreno cambia nuovamente e in questo tratto è a prevalenza rocciosa con qualche tratto di terriccio coperto da sporadica vegetazione, intorno argille variopinte da ossidi. In lontananza compaiono le Alpi Apuane dietro il crinale appenninico.

All’incrocio con il sentiero 627 che scende alla Costa delle Veline si prende verso sinistra mantenendo il segnavia 625.  Da questa intersezione si ha un punto di visuale panoramico sull’alta val d’Ozola e sul Monte Prado. Il sentiero diventa a volte una semplice traccia, che si dipana sopra strapiombi e dirupi di grandi rocce scure, salendo deciso verso la vetta.

Avanzando e salendo l’ultima rampa a prevalenza erbosa si giunge alla vetta dell’Alpe di Cusna dopo circa 3 ore dalla partenza. Una grande croce a traliccio, in cui sono incastonate molte pietre e il libro di vetta, e una statua in metallo della Madonna attendono gli escursionisti che arrivano in cima. Oltre a tutta la dorsale appenninica a est e ovest, alle Alpi Apuane e alla Pianura padana, in giornate terse è possibile vedere la Liguria e le Alpi.
Può capitare con una certa frequenza di trovare mandrie di cavalli che pascolano allo stato brado sui pendii del Gigante, salendo fino alla vetta della montagna. Quando accade di incrociarli la sensazione di muoversi in un ambiente selvaggio è ancora più forte. Il ritorno si effettua seguendo lo stesso percorso in circa 2 ore e mezzo.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close