XTERRA World Championship racconta le storie di gente sfortunata. Ma che non si arrende mai
Disabilità, malattie, incidenti. Al via dei mondiali di cross triathlon tanti atleti che grazie allo sport e alla forza di volontà sono stati capaci di riprendersi la vita
Sabato 23 settembre al via dell’XTERRA World Championship, in programma a Molveno, si schiereranno 800 atleti provenienti da tutto il mondo. Tutti fortissimi, alcuni più degli altri. Sono quelli che vivono o hanno vissuto storie personali durissime e che grazie a uno sport impegnativo come il cross triathlon dimostrano a sé stessi e all’intera comunità sportiva che anche a fronte di importanti problemi fisici si può provare ad andare avanti. Non ci sono limiti ma solo freni, sembra essere il loro motto comune. E, sabato racconteranno storie di rinascita.
Stefano, più forte del Parkinson
E’ il caso di Stefano Ruaro, imprenditore vicentino di 58 anni, sportivo da sempre. Anche quando, in piena pandemia, ha ricevuto la diagnosi che gli ha cambiato la vita. Oggi è il primo italiano affetto dal morbo di Parkinson a completare un Ironman. La sua è la storia di una sfida vinta grazie alla forza di volontà e a un grande lavoro di squadra con i suoi preparatori, amici, familiari e allenatori. “La fortuna ha voluto che, anche grazie ad un’altra persona malata di Parkinson come me, sono riuscito a trovare la forza di reagire e ho fondato IndomiTri, un gruppo inclusivo che si prefigge di aiutare attraverso lo sport tutte quelle persone che stanno soffrendo a causa di svariate difficoltà, fisiche soprattutto».
All’XTERRA World Championship arriva dopo aver conquistato la qualificazione nella tappa di Scanno, considerata una delle più dure del circuito europeo. “XTERRA è un’ulteriore sfida contro la mia malattia perché mette a prova il mio senso dell’equilibrio, che in qualche modo la malattia sta minando”, dice ancora Ruaro.
L’avanzare dell’età non è un limite. Neppure la menopausa come racconta Lizl Hobson
È l’“atleta senza età”, come lei stessa si definisce: la sudafricana Lizl Hobson a 56 anni arriva al mondiale XTERRA con la carica di chi vuole trasmettere un messaggio di speranza e un esempio di vitalità, in particolare alle donne che attraversano la difficile fase del cambiamento fisico, ma anche a chi teme l’avanzare degli anni. In una lettera aperta agli atleti Lizl si rivolge a tutte le donne in menopausa confidando loro che è possibile «rallentare l’orologio biologico e abbracciare un futuro di vita più sana, più felice e più soddisfacente. Perché il cambiamento non deve spaventare”, dice, “ma essere da stimolo per adottare uno stile di vita più sano e porsi nuovi obiettivi personali”.
Ha vinto la sua sfida contro l’età anche il coetaneo agronomo del Costa Rica Oscar Arias Madriz, l’eco-guerriero, che di giorno fornisce consulenza agli agricoltori per la produzione di alimenti biologici e privi di pesticidi, allenandosi solo all’alba o dopo il tramonto. “XTERRA è uno stile di vita”, sottolinea. Il poter gareggiare in diversi Paesi lo mette in contatto con la natura e con atleti che, come lui, si prendono cura del mondo in cui vivono. Oscar arriva a Molveno dopo aver conquistato la qualificazione nella gara di Porto Rico: ”è stato il mio primo trionfo in un triathlon, a 56 anni!”, sottolinea. L’obiettivo finale di Oscar è semplice: ispirare gli altri, giovani e meno giovani, a non rinunciare mai ai propri sogni.
Ripartire, e vincere, dopo importanti interventi chirurgici
Tenacia e perseveranza hanno mosso Carlos Castillo Faundex, camionista cileno che nel 2010 si è scontrato con una dura realtà: a causa del suo lavoro, la sua colonna vertebrale è stata compromessa da gravi danni che lo hanno portato all’immobilità e quindi all’impossibilità di praticare sport. Il problema non l’ha spezzato. Affrontata una difficile operazione chirurgica, Carlos ha superato anche la paura delle acque profonde e si è dedicato anima e corpo agli allenamenti per il triathlon, ottenendo in XTERRA Chile il 1° posto nella sua categoria e il 4° posto assoluto.
Un intervento chirurgico alla mascella che ha portato con sé una cascata di problemi di salute, non da ultima una malattia autoimmune incurabile, ha inizialmente fatto cadere nel buio la canadese Sarah Kuindersma. È stato proprio il fascino di XTERRA a regalarle l’ispirazione di cui aveva bisogno per riprendere in mano le redini della sua vita e ricostruire sé stessa. Nonostante mille difficoltà Sarah ha tagliato il traguardo due volte, una da sola e una con il suo papà. Classificandosi al primo posto nella categoria femminile 35-39 di una prova di qualificazione ha coronato il suo sogno conquistando un posto nella finale di Molveno. “XTERRA per me è stata molto di più di una semplice gara”, racconta, “è stata un faro di luce in mezzo a turbolenze fisiche ed emotive. A un certo punto della mia vita non avrei mai pensato partecipare a un’avventura così epica”.