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A tu per tu con Marc Radua: scialpinista rampante tra Sprint e long distance

Specialista nella formula che esordirà alle Olimpiadi, lo spagnolo del team Millet quest’inverno si è messo alla prova alla Pierra Menta e al Tour du Rutor: “E’ in queste gare la vera essenza dello scialpinismo”

Insieme a Noé Rogier ha partecipato, dal 22 al 24 marzo, alla 21sima edizione del Millet Tour du Rutor Extrême classificandosi al dodicesimo posto assoluto e al primo nella categoria Under 23. Il weekend precedente, insieme a Ot Ferrer, si era piazzato in 23sima posizione alla Pierra Menta. Due risultati di soddisfazione per il ventunenne catalano che, ci ha raccontato, non si allena in maniera specifica per questo tipo di competizioni, che però gli piacciono molto.

Marc fa gare di scialpinismo dall’età dei 16 -17 anni. Un amore a prima vista quello con gli sci e le pelli, che lo ha convinto ad abbandonare lo sci alpino e optare per questa disciplina che, a detta sua, gli permette di vivere la montagna in maniera più autentica. Cosa che ha potuto constatare anche in occasione dell’impegnativa competizione sulle vette della Valle d’Aosta, tra La Thuile, Valgrisenche e Arvier.  Nonostante la sua specialità sia lo Sprint e le sue mire puntino chiaramente alle prossime Olimpiadi invernali, le gare come quelle del circuito de La Grande Course costituiscono a suo parere la vera essenza della disciplina. E come dargli torto?

Lo abbiamo intervistato ad Arvier, al termine della prima tappa del Millet Tour Du Rutor e quindi nel bel mezzo della competizione. Ci ha raccontato le sue sensazioni e gli obiettivi futuri.

Come e quando nasce la tua passione per lo scialpinismo?

La montagna mi piace da sempre. Pratico sci alpino, quindi discesa, dall’età di 4 anni e in virtù di questo posso dire di possedere una buona tecnica, il che mi agevola anche in quello che faccio ora. Sono di origini catalane, anche se ora vivo e studio marketing e comunicazione a Font-Romeu, in Francia, a 10 minuti di strada dal confine con la Spagna. A 16 anni ho fatto un corso di sci alpinismo. Beh… mi è piaciuto fin dal primo istante. Nello stesso anno ho preso parte alle prime gare e ho deciso di dedicarmi a quello.

Come mai hai scelto di vivere a Font-Romeu?

Perché è in quota, quindi ho neve per il maggior numero di mesi possibili all’anno. Nel contempo è vicina alla mia terra d’origine, dove vivono i miei genitori, e a dove studio.

Pratichi altri sport oltre allo sci alpinismo, per esempio in estate?

Trai running, bici (soprattutto MTB) e tutti gli sport che riesco a praticare in montagna e che fungono da allenamento per lo sci alpinismo.

Poco prima del Millet Tour du Rutor hai preso parte alla Pierra Menta. Due gare di più giorni, molto impegnative e molto vicine tra loro. Come ti senti?

Mi sento morto in questo momento! (ride, ndr). Scherzi a parte, ho avuto un buon recupero dopo la Pierra e quindi penso di poter fare abbastanza bene. Solitamente non faccio allenamenti per long distance e individual race, in quanto sono un velocista (categoria U20). Negli ultimi anni mi sono dedicato alla formula Sprint… Inutile dire che è molto diverso dalle gare che sto facendo in queste settimane, come Pierra e Rutor, nelle quali devo tirare fuori il massimo, soffrire, e quando arrivo alla fine mi sento una specie di “sopravvissuto”. Gli atleti che le vincono sono letteralmente fantastici in termini di forza, potenza e resistenza!

Perché la scelta di metterti alla prova nelle gare distance?

Perché amo la montagna, l’alta montagna. E credo che siamo le gare come queste la reale essenza dello sci alpinismo, non tanto le Sprint, che pure mi piacciono e mi riescono bene, e nelle quali punterò anche nei prossimi anni. Anche il prossimo anno vorrei fare gare distance perché oltre a piacermi mi aiutano mentalmente. Sono una prova fisica e mentale nel contempo, si vince con le gambe ma anche con la testa.

Cosa ci dici circa questa prima giornata di gara?

Oggi io e il mio compagno siamo arrivati in 14sima posizione… non male. Ora, la sfida, sarà amministrare le prossime due giornate di gare e saper gestire lo sforzo.

Hai una strategia o aspettative?

La strategia è “cercare di non morire” (ride, ndr). Stavo di nuovo scherzando, ma neanche più di tanto perché veramente per me queste gare sono super faticose. Nessuna strategia né aspettative particolari visto che non sono abituato a gare simili. Cercherò sicuramente di dare il massimo fino all’ultimo giorno, cercando di gestire le energie al meglio.

Obiettivi per questo finale di stagione e per il prossimo anno?

Mi piacerebbe essere alla finale di Coppa del Mondo a Cortina. So che potrei far bene nella Sprint e spero per quel giorno di essere in buono stato di forma. Il prossimo anno continuerò ad allenarmi duramente per migliorare i risultati nella Sprint in vista dei giochi Olimpici. Tuttavia non vorrei dedicarmi esclusivamente a quella. Anche il mio allenatore vuole che dedichi uno o due giornate a settimana alla montagna più in generale, per staccare la testa dalla Sprint.

Dove ti alleni solitamente e dove invece ti piace allenarti quando torni a casa, in Spagna?

Font-Romeu è circondata da montagne, che sono pertanto il mio terreno di allenamento. Quando torno a casa, in Spagna, vado nella zona di Boi Taull che è una vera meraviglia per chi fa discesa ma anche per gli sci alpinisti.

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