Ambiente

Il fenomeno di degradazione del permafrost e il caso del crollo della cima meridionale del Fluchthorn

Tra le manifestazioni di come la criosfera sta rispondendo ai cambiamenti climatici troviamo il ritiro dei ghiacciai, ma anche un fenomeno poco conosciuto, ma non per questo meno importante: la degradazione del permafrost. I segnali ci sono, basta solo saperli riconoscere.

Alluvioni, periodi di siccità, fusione delle masse glaciali e innalzamento del livello dei mari sono solo alcune delle conseguenze del cambiamento climatico; le più evidenti, ma non le uniche. In particolare, se parliamo di montagna e nello specifico di Alpi tra le manifestazioni di come la criosfera sta rispondendo ai cambiamenti climatici troviamo il ritiro dei ghiacciai, sempre più spesso agli onori della cronaca, ma anche un fenomeno poco conosciuto, ma non per questo meno importante: la degradazione del permafrost. I segnali ci sono, basta solo saperli riconoscere.

Che cos’è il permafrost?

Prima di parlare di cosa sia successo alla cima meridionale del Massiccio del Fluchthorn è necessario definire che cosa sia il permafrost.

Il permafrost non è altro che uno stato termico dei materiali che compongono il sottosuolo, inteso come insieme di terreno e rocce, permanentemente congelato e che quindi si trova a una temperatura pari o inferiore allo zero termico per almeno due anni consecutivi.

Con l’espressione “degradazione del permafrost” il mondo scientifico indica lo scongelamento degli strati di sottosuolo, al quale si associa una fusione del ghiaccio presente nelle fessure e negli interstizi delle rocce. Tale processo determina una sempre più importante instabilità dei versanti, la quale a sua volta si manifesta con fenomeni di crollo e smottamento degli stessi.

Usando una metafora, si può affermare che il permafrost e in particolare il ghiaccio presente al proprio interno sono come la malta che tiene insieme i mattoni, in questo caso una parete di roccia.

La frana della cima meridionale del Massiccio del Fluchthorn

Direttamente ricollegabile al processo di degradazione del permafrost è quello che è accaduto sul Massiccio del Fluchthorn (Gruppo Silvretta), al confine tra Svizzera e Austria, dove un’enorme frana di roccia e detriti si è staccata dal versante nord – occidentale della cima meridionale del Massiccio.

L’evento, avvenuto domenica 11 giugno e che fortunatamente non ha causato vittime né tantomeno danni materiali se non la distruzione della croce posta in cima alla vetta a 3399 m s.l.m., ha completamente ridisegnato la morfologia dell’area. Oggi la cima più alta del Massiccio del Fluchthorn è diventata quella centrale con i suoi 3397 m.

Secondo gli esperti la frana ha interessato una porzione di versante alta cento metri, con il fiume di fango e detriti che si è esteso per due chilometri salvo poi arrestare la sua corsa prima di raggiungere il Rifugio Jamtal. Attualmente le autorità locali per motivi di sicurezza hanno interdetto le vie di accesso all’area, solitamente molto frequentata da escursionisti e appassionati di montagna.

Alpi sempre più bollenti e sempre più fragili

La frana che ha interessato la parete nord occidentale della vetta meridionale del Piz Fenga (Fluchthorn) è solo l’ultimo di una serie di eventi legati alla degradazione del permafrost che si stanno verificando sulle Alpi. In tempi recenti si ricordano i frequenti distacchi avvenuti lungo la parete del Monviso o quelli che hanno interessato il versante italiano del Cervino.

Fenomeni legati alla degradazione del permafrost destinati ad aumentare per intensità e frequenza, con conseguenze sia in termini di sicurezza sia di sviluppo socio-economico in molte aree alpine. Tali eventi devono essere presi come sentinelle e monito del cambiamento climatico in atto, affinché venga data più importanza a tematiche ancora oggi troppo sottovalutate.

Infine, va sottolineato come, sia la frequentazione turistica sia la pianificazione dell’uso del suolo e delle risorse presenti in loco, debbano necessariamente essere riviste alla luce di quanto sta accadendo, con strategie in grado di contrastare gli effetti della crisi climatica.

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