Gente di montagna

Ansel Adams, il fotografo della montagna e del paesaggio

Nacque a San Francisco (USA), nel 1902. Una visita allo Yosemite National Park a 14 anni è determinate per quella che sarà la sua storia. Scopriamo insieme la figura di Ansel Adams

Il mondo esterno non è fatto che di forme, ma noi ne comprendiamo la configurazione, il peso, l’equilibrio, i princìpi. E vediamo e percepiamo anche ciò che è misterioso e intangibile. Io voglio realizzare fotografie che abbiano dentro tutto questo.

Quando si parla di fotografia di natura e paesaggio, l’associazione iconografica con le immagini di Ansel Adams è quasi spontanea. Molte delle foto di Adams ritraggono le montagne, soprattutto quelle dei grandi spazi americani, in particolare nelle aree protette. Sono fotografie in monocromia caratterizzate dalla presenza di neri profondi, bianchi puri e una moltitudine di tonalità di grigio, un insieme di sfumature sapientemente pennellate dall’abilità del grande fotografo americano e da uno studio meticoloso di tutte le fasi, dalla ripresa, allo sviluppo e alla stampa e, ancora prima, dalla pre-visualizzazione dell’immagine.

Quando ho cominciato, a 14 anni, avevo solo una Kodak Brownie e realizzavo solo qualche scatto.

Nacque a San Francisco (USA), nel 1902. È una visita allo Yosemite National Park, appena quattordicenne, ad essere determinante, un vero e proprio colpo di fulmine, la nascita di un sentimento di passione e amore per la natura, che riprende nelle sue prime foto, alla ricerca di solitudine e tranquillità, forse anche a causa di eventi traumatici che ne condizionarono i primi anni di vita, come il terremoto di San Francisco, nel 1906, e successivamente l’influenza Spagnola. È un bambino irrequieto, poco interessato allo studio, ma curioso della scienza tanto da frequentare assiduamente, nel 1915, l’esposizione Panama Pacifico di San Francisco, dove visita mostre e assiste a conferenze su scienza e progresso, quasi in contrapposizione alla sua passione per la natura, forse più legata a quella per il pianoforte e per la musica. Anche in questa materia, però, fa tesoro della disciplina e del rigore dell’esecuzione che, forse, influirà anche sulla metodicità e sulla precisione del suo flusso di lavoro fotografico: “la fotografia è come la musica, devi suonare le note giuste…”. Torna spesso allo Yosemite, lavorandoci anche, come custode di alcune strutture e accompagnando persone in gita.

Sierra Club e la fotografia come conservazione

L’iscrizione al Sierra Club, associazione ecologista e ambientalista, fu una tappa fondamentale per l’attività del giovane Adams, perché gli consentì di scattare molte immagini durante le gite organizzate. Furono questi i suoi primi passi da fotografo. In seguito divenne fotografo ufficiale dell’associazione, dal 1927 al 1935, e anche presidente, dal 1934, insieme alla moglie. Adams era molto noto per la qualità esorbitante delle sue stampe, per la nitidezza dei minimi particolari e per la ricchezza assoluta di tonalità e sfumature. Le sue foto, però, non avevano solo valore estetico e iconografico, tanto da assurgere il fotografo come un mito della fotografia di paesaggio, ma furono utilizzate anche con lo scopo di conservazione ambientale, come manifesto per la propria causa. Oltre che artista ed esteta, Adams attraverso le sue foto era un divulgatore della natura, non importa se consapevolmente oppure no. “Iniziai a notare sempre più la relazione tra il soggetto e l’ambiente”.

Pre-visualizzazione della foto

Ora fotografa col grande formato, con il banco ottico, inizia a immaginare lo scatto, ancora prima di effettuare le complesse operazioni di regolazione della sua fotocamera a corpi mobili. Adams aveva chiaro in mente quale doveva essere il risultato finale di ogni suo scatto e come piegare gli strumenti fotografici e di stampa alla propria volontà. Il processo mentale col quale si apprestava a scattare la fotografia, diventerà una sorta di modello e ispirazione per moltissimi fotografi, anche oggi, che impareranno a chiamare pre-visualizzazione.

Il lavoro e la professione

Conosce Albert Bender, finanziatore e amante dell’arte, che lo convince a stampare un portfolio, nel 1930 (Parmelian Prints of the High Sierras). Sono 19 le fotografie, per un lavoro che, oggi, si avvicinerebbe alla definizione di “fine art”. È il suo primo vero portfolio che lo porterà a lavorare come fotografo, anche in altri ambiti più commerciali, come cataloghi e ritratti e, sempre allo Yosemitie, lavora con la moglie, Virginia Best, proprietaria della Best’s Gallery che diventerà la Ansel Adams Gallery, visitabile ancora oggi. Con le sue immagini lavora anche per conto del Parco Yosemite, promuovendone il territorio.
Pubblica parecchi libri, tra gli altri, anche “Sierra Nevada: The John Muir Trail”, un successo che culmina con l’istituzione del parco nazionale Sequoia and Kings Canyon, nel 1940, altro esempio di fotografia come conservazione.
Nel 1932, fonda il gruppo f 64, con altri fotografi, tra cui Edward Weston. Tra i dogmi, intendere la fotografia come forma d’arte indipendente e ottenuta solo con mezzi fotografici, senza influenze e utilizzo di tecniche proprie di altre forme d’arte. Anche in questo senso il nome che deriva dal diaframma f 64 (in fotocamere di grande formato) che restituisce nitidezza e profondità di campo estesa, consentendo una visione realistica dell’immagine in contrapposizione, per esempio, al pittorialismo e a varie tecniche manipolatorie utilizzate in fase di stampa.
All’entrata in guerra degli Usa, dopo Pearl Harbour, Adams viene “arruolato” come stampatore. Lavora anche ad un libro che racconta la vita degli americani di origini giapponesi, “reclusi” in appositi campi, per evitare contatti col nemico nipponico. Contestatissimo da critica, amici e colleghi, sia per questo lavoro, sia per il suo disinteresse al tema fotografico politico e sociale, tenderà a non discostarsi quasi mai dal suo genere fotografico di paesaggista: “Non devo vergognarmi di fotografare rocce. Sono bellissime”. Il suo “credo fotografico” rimane la rappresentazione del paesaggio e la difesa della montagna e della natura, lavorando su stampe di altissima qualità, libri, cartoline, poster, articoli di divulgazione e cultura fotografica, esponendo in gallerie e anche al MOMA di New York.

Nel 1952, fonda la rivista di fotografia “Aperture”. Se l’inizio della sua attività è stata dedicata alla fotografia sul campo, alle escursioni, alla pubblicazione di libri, la seconda parte della sua carriera fotografica, quella più matura, è incentrata soprattutto sulla stampa, o meglio sul continuare a stampare e ristampare, anche a costo di modificare alcune celebri fotografie. Di alcune immagini, ne stamperà personalmente migliaia di copie, senza riuscire a soddisfare tutte le richieste della clientela.
Una delle sue foto più famose e iconiche, “Moonrise”, venne battuta all’asta per 71.000 dollari. Oggi, alcune delle sue stampe firmate, o ancora la stessa Moonrise, possono toccare valori anche superiori ai 700.000 dollari. Nel 2020, la stampa di The Grand Tetons and the Snake River, Grand Teton National Park, Wyoming” è stata venduta per 988.000 dollari.
Muore nel 1982. Il suo nome rimarrà sempre legato alla fotografia di paesaggio e anche alla montagna, in particolare al Parco dello Yosemite, dove gli viene intitolata una vetta, il Mount Adams.

Il sistema zonale

È un metodo di lavoro che inizia dalla pre-visualizzazione dell’immagine, per passare alla taratura precisa di tutta quella che possiamo definire filiera, quindi: fotocamera, negativo e stampa. Il tutto è studiato meticolosamente, con assoluta precisione e metodo. Sintetizzando, possiamo dire che la scala dei vari toni di grigio, nell’immagine, è suddivisa in 11 zone, dalla zero, ovvero il nero assoluto e senza dettaglio, alla numero 10, il bianco assoluto, assimilabile alla tonalità della carta da stampa stessa. Nel mezzo sono tutte le altre zone che rappresentano varie tonalità di grigio, in tutte le più fini sfumature. Prima dello scatto, nel momento della previsualizzazione, il fotografo conosce con precisione in quale posizione della scala si troverà ogni parte dell’inquadratura. Per esempio saprà se la corteccia di un albero risulterà in zona 2 oppure 4, conoscerà la posizione del nero profondo, oppure quella tonalità del grigio medio. Questa tecnica è spiegata nel celeberrimo trittico di libri, di Ansel Adams: The Camera, The Negative, The Print (La Fotocamera, Il Negativo, La Stampa), edito da Zanichelli, nella versione italiana.

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