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Sull’Everest si lotta per la vita. La stagione dei record termina tra bufere di vento e vittime

Il numero dei morti della stagione 2023 è salito a dieci, forse a undici, con vari alpinisti scomparsi. Mercoledì 24 maggio potrebbe essere l’ultimo giorno utile per la vetta

Nelle ultime settimane abbiamo parlato del business dell’Everest e dei lussi offerti al campo-base e al campo II ai clienti che hanno pagato le tariffe più care. Poi sono arrivate le prime ascensioni vittoriose, e la gara per il record di salite tra due Sherpa, Kami Rita, che ha raggiunto le 27 vittorie e Pasang Dawa (“Pa Dawa”) che lo ha eguagliato brevemente a 26. Negli ultimi giorni, come ci racconta con informata crudezza Alan Arnette, accanto alle ascensioni vittoriose si è registrato un numero record di decessi, soprattutto tra alpinisti-clienti “delle stesse agenzie” provenienti da “un’area precisa del mondo”, il Sud-est asiatico tra Malaysia e Singapore. La richiesta di aiuto di Ngaa Tenji Sherpa della Pioneer Expeditions è legittima, e speriamo sia stata ascoltata. Resta un dubbio, però. La frase “l’alpinismo è un’attività incredibilmente pericolosa, piena di rischi”, portata da Ngaa Tenji su Instagram, era altrettanto visibile nelle pubblicità e nella documentazione inviata ai clienti?

Testo di Alan Arnette, traduzione a cura di Stefano Ardito

Domenica 21 maggio l’australiano Jason Bernard Kennison, 40 anni, cliente dell’agenzia Asian Trekking, è morto vicino al Balcone (The Balcony, poco sotto la Cima Sud, ndr) durante la discesa.
Come ha riferito lo Himalayan Times, secondo Dawa Steven Sherpa, direttore della Asian Trekking, i suoi due migliori Sherpa, che erano con l’australiano, si sono accorti che “Jason ha iniziato a mostrare un comportamento anormale sulla Cima Sud, e gli Sherpa lo hanno accompagnato al Balcone. Hanno finito l’ossigeno, e il vento fortissimo ha impedito di portare delle bombole supplementari dal campo IV sul Colle Sud”.
Dawa Steven ha quindi detto ai suoi Sherpa di scendere al campo IV senza rischiare la propria vita. E ha proseguito dicendo che “Jason, che era collassato, si è rifiutato di proseguire con l’aiuto delle guide Sherpa, e il suo corpo è ancora nella zona del Balcone”. Lo stesso Dawa Steven ha dichiarato a ExplorersWeb che uno Sherpa è morto al campo II, probabilmente per un attacco di cuore. Non sono in grado di confermare se si tratta di un nuovo caso, o se è lo stesso di cui avevo parlato il 16 maggio.

Caos sull’Everest

Secondo i report che mi arrivano direttamente dalla montagna, ci sono due alpinisti ufficialmente dispersi, e probabilmente qualcuno di più. Un alpinista che è arrivato sulla cima mi ha dato questa notizia in prima persona.
“Penso che ce ne siano uno o due che non sono ancora stati riportati ufficialmente. Quando eravamo al campo II abbiamo saputo di uno Sherpa che ha avuto le mani congelate al campo IV e poi è morto. Mentre salivamo dal campo III al campo IV, abbiamo incrociato una carovana che portava giù due corpi. Uno, evidentemente morto, sembrava cinese. L’altro era ancora vivo, ma era senza uno scarpone, ed era difficile da gestire sulla traversata”.
“Quando sono tornato al campo IV dalla vetta, accanto alla traccia c’era un nuovo cadavere. Non poteva essere lì da più di tre ore, perché non c’era quando i miei compagni più veloci sono passati da lì. Un mio amico ha scosso il corpo, ma era chiaramente senza vita”.

Venerdì 19 maggio, l’alpinista malese Muhammad Hawari Bin Hashimgot, 33 anni, è scomparso dopo aver raggiunto la cima. È sordomuto, gli Sherpa lo hanno cercato senza successo in tutti i campi. Ngaa Tenji Sherpa, fondatore dell’agenzia nepalese Pioneer Expeditions, ha postato su Instagram una richiesta urgente di assistenza per trovarlo.
“Stiamo disperatamente cercando un uomo di nome Hawari, della Malaysia. È scomparso a 7995 metri di quota il 19 maggio, mentre scendeva dopo aver raggiunto la vetta del Monte Everest. La situazione è critica, e il tempo utile sta terminando. Lo abbiamo cercato dal momento in cui è scomparso.Chiediamo per favore a tutti quelli che possono aver avvistato un alpinista bloccato ci contattarmi immediatamente al campo base dell’Everest (EBC)”.
“In questa corsa contro il tempo ogni secondo conta! L’alpinismo è un’attività incredibilmente pericolosa, piena di rischi. Come amanti dell’avventura comprendiamo le sfide insite in questa attività Ora abbiamo più che mai bisogno del vostro supporto e della vostra assistenza per localizzare il nostro alpinista scomparso. Questo messaggio è una questione di massima urgenza, e non dev’essere preso con leggerezza. Dobbiamo agire ora!”

 

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Nello stesso team era un altro alpinista malese, Ag Askandar Bin Ampuan Yaacub, che è salito oltre la Cima Sud e poi si è sentito male. Gli Sherpa hanno tentato di riportarlo al campo IV, ma l’alpinista è morto prima di arrivarci. Entrambi gli alpinisti della Malaysia erano clienti della Pioneer Adventures.

Ci sono novità anche sulla comparsa di Shrinivas Sainis Dattatraya, 39 anni, un alpinista di Singapore cliente della Seven Summit Treks, che venerdì ha mandato un messaggio alla moglie dicendo che aveva raggiunto la vetta dell’Everest ma che probabilmente non sarebbe riuscito a scendere. La moglie Soma ha dichiarato al quotidiano The Straits Times di avere avuto le ultime notizie da lui alle 15.30 di venerdì, e di non aver saputo più nulla da allora. “Con il telefono satellitare mi ha detto di avercela fatta fino in cima. Poi mi ha dato la cattiva notizia che non sarebbe riuscito a tornare”.

L’ultima settimana

Ci sono state probabilmente più di 400 ascensioni totali dal versante del Nepal. Non sono arrivate notizie di successi dalle spedizioni nazionali cinesi impegnate sul versante del Tibet, ma queste notizie vengono fornite raramente. Tra le agenzie che hanno portato Sherpa e clienti sulla cima sono sicuramente 7 Summit Club, 8K Expeditions, 14 Peaks, Altitude Junkies, Climbalaya, Climbing the Seven Summits, Dreamer’s Destination, Elite, Furtenbach Adventures, Imagine Nepal, IMG, Kaitu, Pioneer Adventures e Seven Summit Treks.
Merita una citazione Hari Budha Magar, 43 anni, un ex-Gurkha che può vantarsi di essere stato il primo doppio amputato sopra alle ginocchia a raggiungere la vetta dell’Everest. Il primo a realizzare un exploit di questo tipo è stato il neozelandese Mark Inglis, arrivato sulla cima nel 2006 con la spedizione Himax diretta da Russell Brice. Le sue amputazioni erano al di sotto del ginocchio. (In questa categoria rientra anche l’ascensione compiuta nel 2022 dall’alpinista e atleta paralimpico toscano Andrea Lanfri, ndr).
Kami Rita Sherpa ha stabilito un nuovo record con la sua ascensione numero 27, la guida inglese Kenton Cool è arrivato al suo Everest numero 17, un record per un non-Sherpa. Sono state raggiunte le vette del Lhotse, del Makalu e del Kangchenjunga.

Soccorsi, spese e polemiche

Gli alpinisti che hanno bisogno di soccorso sono diventati delle opportunità di mercato per le migliori squadre di soccorso, e la stampa segue con attenzione i loro racconti. Secondo me non c’è dubbio che questi interventi siano straordinari, ma quello che la comunità degli alpinisti e la stampa dovrebbero chiedere è perché questi incidenti accadono, e chi debba essere ritenuto responsabile.
Certo, la gente può mettersi nei guai pescando, correndo, andando in barca a vela o praticando l’alpinismo. A volte i problemi causati dalla quota, combinati con l’impegno fisico dell’ascensione causano dei decessi – e chi tenta una montagna come l’Everest lo accetta. Ma c’è una importante tendenza sugli 8000 che merita di essere analizzata.
Io sono il primo a rivendicare il diritto per chiunque di salire una montagna, purché sia ben preparato, abbia esperienza adeguata, sia il più autosufficiente possibile e venga informato sui rischi e sui piani di emergenza. Il punto-chiave è affidarsi a un’agenzia credibile ed esperta, con un ottimo curriculum dal punto di vista della sicurezza.

Eppure, molte questioni restano senza risposta. Perché negli incidenti sono coinvolte sempre le stesse agenzie? Perché gli alpinisti inesperti vengono lasciati soli? Perché le persone che finiscono nei guai sono quasi tutte della stessa parte del mondo? Non è il momento che ogni Paese stabilisca le regole per chi vuol tentare le sue vette più difficili?
È ora che le agenzie facciano ai loro potenziali clienti più domande sulla loro esperienza, invece di limitarsi a incassare l’assegno. Perché il Nepal continua a vietare di utilizzare gli elicotteri per portare le corde al campo II? Perché le agenzie propongono lussi non necessari al campo II costringendo gli Sherpa a passare più volte nella seraccata per portare e installare le corde e rifornire i campi alti? Quante altre persone devono morire?

La vita salvata da Pemba Gelje Sherpa

Il trentenne Pemba Gelje Sherpa, dell’agenzia Climbing the Seven Summits, ha condiviso qualche giorno fa su Instagram un suo incontro con un alpinista solo e nei guai.
“Vi chiedete dov’è la foto di vetta? Purtroppo non l’abbiamo ancora raggiunta. Al Balcone, a circa 8300 metri, durante il nostro tentativo alla cima ho visto qualcuno in pericolo, un uomo che aveva bisogno di aiuto, e non veniva aiutato da nessuno. Ho deciso di cancellare il tentativo di vetta dei miei clienti, per poterlo portare con sicurezza a valle prima che morisse. L’ho portato da solo fino al campo IV, oltre il quale è stato aiutato da una squadra di soccorso. Tornerò sulla montagna dopo aver recuperato l’energia necessaria per questo sforzo, ma solo felice di dire che l’uomo è vivo, e si sta riprendendo in ospedale”.
Congratulazioni a Gelje, che il 18 maggio ha raggiunto la vetta dell’Everest con il team di Climbing the Seven Summits. Ma com’è stato possibile che questa persona finisse in quella situazione?

La prossima settimana

La Madison Mountaineering ha riferito dal campo III che il vento è aumentato, e che il loro team passerà un’intera giornata al Colle Sud, come previsto, puntando a raggiungere la cima mercoledì 24 maggio. Lo stesso giorno dovrebbero tentare la vetta Alpine Ascents, Adventure Consultants, Summit Climb e un paio di agenzie nepalesi.
Secondo numerose previsioni del tempo, mercoledì mattina potrebbe essere l’ultima possibilità della stagione per tentare la cima. Prevedo che nella seconda metà della settimana gli Icefall Doctors inizieranno a togliere le scale, a meno che qualche agenzia non li convinca a lasciarle più a lungo.

Le vittime del 2023

Dal 1922 al 20 maggio 2023, 192 alpinisti e 125 Sherpa sono morti sulle varie vie e sui due versanti dell’Everest. Le cause più comuni di morte tra le 323 vittime sono valanghe (78), caduta (72), mal di montagna (38), esaurimento (28), malori diversi dal mal di montagna (27) ed esposizione al vento e al freddo (26). Questa stagione è ben al disopra della tradizionale media di 4 vittime all’anno. Gli anni più luttuosi sono stati il 2014 (16), il 1996 (15), il 2015 (13), il 2019 e il 1982 (11) e il 1988 (10).

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