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Guillaume Pierrel e Boris Langenstein giù con gli sci dalla Nord delle Grandes Jorasses

Sulla parete nord delle Grandes Jorasses sale sulla sinistra Linceul, una via alpinistica realizzata nel 1968 da Robert Flematti e René Desmaison. Un gigantesco scivolo di ghiaccio, che Guillaume Pierrel e Boris Langenstein hanno recentemente sceso con gli sci.

Non è un prima, ma certamente un affare riservato solo ai migliori sciatori estremi. Nella primavera del 1995 furono i primi Sam Beaugey con gli sci e Jérôme Ruby con lo snowboard a completare la discesa. Idea che piacque a Emmanuel Ballot, che una sola settimana dopo ripeté la sfida da solo. Nel 2016 ci riuscirono Jean-Yves Fredriksen, Yann Borgnet e Charles Dubouloz.

Linceul è soprattutto una via alpinistica che può essere salita con ramponi e piccozza quando le condizioni del canalone di accesso sono ottimali. Si tratta di una rampa di neve sovrastata da rocce ghiacciate e al di sotto di un ripidissimo varco di trecento metri che precipita su un ghiacciaio. Trovare le condizioni giuste sulla parete nord delle Grandes Jorasses in questo periodo è idilliaco, ma le recenti tempeste calde promettevano neve bagnata, con la possibilità che si attaccasse a questo ghiacciaio sospeso a quasi 4000m” racconta Pierrel.

Quando va sulla Nord delle Grandes Jorasses fondamentale diventa anche cogliere il momento giusto. “Dalla Flégère, appostato come su un nido d’aquila con il mio binocolo, ho osservato per un mese l’evoluzione del manto nevoso, mi rallegrava l’idea di poterci andare, immaginando di scendere con gli sci…” scrive ancora lo sciatore estremo. “Il paradosso dello sci ripido è che è uno sport solitario, ma si preferisce comunque essere accompagnati”. La chiamata di Guillaume coglie Boris Langenstein in Nepal, durante il trekking di rientro dopo aver rinunciato al Dhaulagiri a causa del maltempo. Il momento propizio arriva l’11 novembre. “Rimaniamo sorpresi dalla buona qualità del ghiacciaio di avvicinamento dove dobbiamo toglierci gli sci solo una volta per attraversare un crepaccio, zigzagando tra i buchi e perdendo poi un’ora e mezza per trovare l’attacco. Sei improbabili tiri più in alto, eccoci con una corda tesa sul mitico Glacier du Linceul, a tutto gas, tutti sorridenti accanto all’imponente Sperone Walker; l’atmosfera è assicurata”.

Circa i gradi, Langenstein ha commentato alla rivista Montagnes Magazine: “È ripida e relativamente esposta, ma è difficile da giudicare perché quando la neve è buona, si è meno consapevoli della ripidità”. Una via quindi “invecchiata” a causa dell’evoluzione dell’attrezzatura dalla primavera del 1995? “Sarebbe molto pretenzioso dirlo – è la risposta di Boris-. Anche se non è una linea di sci pura, Linceul è comunque un simbolo!”

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