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Tra i crepacci dell’Adamello risuona il lamento di un gigante che soffre

Il surriscaldamento globale sta causando un sempre più diffuso e rapido scioglimento dei ghiacciai. Fenomeno che vede una trasformazione di quel ghiaccio, che perenne non è più, in acqua. Cosa accompagna un simile mutamento? Si tratta di un fenomeno silente? Nel settembre 2021 la Commissione Glaciologica SAT invitava gli escursionisti a drizzare le orecchie nei pressi dei ghiacciai in sofferenza. Così da ascoltarne il lamento, dovuto al fluire incessante dell’acqua di fusione, anche nel corso della notte. In contemporanea prendeva forma sull’Adamello un progetto artistico-scientifico volto a indagare i suoni dei ghiacciai destinati a scomparire.

Nel dettaglio, il progetto dal titolo emblematico di “Un suono in estinzione”, ideato dal ricercatore e sound artist camuno Sergio Maggioni, in arte NEUNAU, è realizzato con il supporto di numerose Università, enti e partner multidisciplinari (Università degli Studi di Brescia, Università degli studi di Pavia, Università di Pisa, MUSE Trento, Umanesimo Artificiale, Magmas) nasce allo scopo di documentare e monitorare i fenomeni acustici che avvengono sui ghiacciai alpini, fenomeni che il cambiamento climatico contribuisce a manifestare con maggior frequenza.

Conservare i suoni di un ghiacciaio che scompare

La ricerca sperimentale è stata avviata sul ghiacciaio dell’Adamello, in Val Camonica, il più esteso dell’arco alpino italiano, destinato a scomparire, secondo studi dell’Università di Brescia, entro fine secolo. Il 21 luglio 2021 è iniziata la fase pilota, che ha previsto la realizzazione di 4 di spedizioni, tra luglio e settembre, per installare sul ghiacciaio registratori e idrofoni bioacustici in grado di monitorare 24 ore su 24, per un periodo che va dalle 3 alle 6 settimane continuative, i suoni del ghiacciaio, sia quelli trasmessi per via aerea che quelli più profondi. Le spedizioni sono state condotte a piedi, senza supporto di elicottero, ponendo inoltre particolare attenzione nel mimetizzare la strumentazione nel paesaggio.

Un approccio dinamico, innovativo, senza precedenti, differente dalle canoniche registrazioni dei suoni dei ghiacciai, condotte nei decenni scorsi in varie parti del mondo, in real time e in presenza. Dunque registrazioni puntuali, in grado di raccontare soltanto un momento della vita di un ghiacciaio. Obiettivo di “Un suono in estinzione” è invece di avere un racconto sonoro in continuo, che vada oltre l’istante e oltre il giorno, fino a un intero anno. Sarà così possibile carpire le variazioni dei suoni di un ghiacciaio non solo in funzione del ciclo giornaliero (riscaldamento diurno/raffreddamento notturno) ma anche dell’avvicendarsi delle stagioni. Ripetendo tali osservazioni anno dopo anno, sarà possibile “sentire” gli effetti del cambiamento climatico sul ghiacciaio. Fino a quando non sentiremo più nulla.

Il titolo stesso del progetto rimanda all’idea di un silenzio futuro, associato alla scomparsa dei ghiacciai, e trae ispirazione da un passaggio dell’opera di Paolo Rumiz “La leggenda dei monti naviganti “. Nel celebre libro in cui Rumiz racconta di due viaggi condotti lungo Alpi e Appennini, l’Adamello viene descritto come segue: “La bocca perdeva acqua a tutta forza. Un’emorragia inarrestabile. La montagna aveva la febbre. Aveva sempre taciuto, nelle notti d’inverno; il gelo l’aveva sempre chiuso in una morsa di silenzio. Ora era finita”.

“I fenomeni acustici ci aiutano a comprendere l’urgenza nel prendere consapevolezza del problema – spiega Maggioni – . Se le cascate che fuoriescono senza tregua in caduta dai ghiacciai sono un’emorragia, i collassi strutturali sono delle fratture e il rumore che si genera ne è il lamento.”

Quali suoni emette un ghiacciaio?

I registratori installati all’interno di crepacci hanno registrato i suoni del ghiacciaio in maniera continua per 2 mesi, al termine dei quali i primi dati sonori raccolti sono stati analizzati e relazionati alle temperature registrate e altri fattori, fase coordinata dal team scientifico del progetto.

Come raccontato da Maggioni a Artribune, i suoni registrati risultano stupefacenti. Se le nostre orecchie, in cammino nei pressi di un ghiacciaio, come evidenziava la SAT, sono in grado di captare il rumore dell’acqua di fusione, o qualche scricchiolio, quelle ben più attente dei registratori inseriti nelle fessure del ghiaccio sono in grado di catturare sonorità più “intime” e variegate.

“Le fenomenologie sonore registrate sono sorprendenti – spiega il sound artist – . Fenomeni eclatanti e di grandi dimensioni come, ad esempio, assestamenti strutturali che si propagano nel corpo del ghiacciaio o curiosissimi fenomeni di minore dimensione associabili ad attività di origine antropica o animale. Ascoltando questi suoni si ha la sensazione di essere di fronte a un organismo vivente che esprime un alfabeto che va decifrato per determinarne il grado di sofferenza. La composizione geologica sulla quale i ghiacciai si poggiano, infatti, determina l’espressione sonora di quei luoghi, oggi minacciata dai cambiamenti climatici.”

E siamo solo all’inizio

Il progetto, avviato nel 2021 dopo un anno di studi preliminari, avrà durata prevista di almeno 5 anni, per assicurare la raccolta di dati nel rispetto del rigoroso metodo scientifico. Nel corso della prossima estate, tra giugno e luglio 2022, verranno effettuate nuove spedizioni, a piedi con pernottamenti in tenda e rifugio, con l’obiettivo è di estendere l’area di indagine posizionando gli strumenti nei punti più inaccessibili del ghiacciaio, così da avere più punti di acquisizione e raccogliere più dati possibile.

L’obiettivo del monitoraggio bioacustico dell’estate 2022 è di aumentare dunque il numero di registratori e di implementare la tecnologia con batterie più prestanti, ottenendo così più dati e per periodi più lunghi. Si sta ipotizzando di creare anche una trasmissione streaming dei dati per poter ascoltare in tempo reale il suono del ghiacciaio. L’ostacolo più importante è dato dal fatto che che molte aree glaciali non sono servite da rete cellulare. Obiettivo invece dell’inverno prossimo (2022/2023) sarà comprendere quale sia l’attività glaciale durante i mesi invernali. Dati che consentiranno di avere un quadro annuale delle dinamiche del ghiacciaio.

I dati raccolti nel corso del progetto consentiranno agli scienziati di verificare le ipotesi e i parametri dei modelli matematici attualmente utilizzati per prevedere l’evoluzione dei ghiacciai, contribuendo allo sviluppo di nuove metodologie di tutela e salvaguardia degli habitat in pericolo.

Accanto alla finalità scientifica, il progetto punta alla divulgazione, alla sensibilizzazione della collettività sul patrimonio dei ghiacciai alpini che stiamo perdendo. Negli scorsi mesi è già stato promosso e presentato in forma di installazione artistica e di incontri divulgativi all’interno di alcuni prestigiosi festival e manifestazioni culturali italiane.

Un progetto che risuona al di fuori dei confini italiani

Di recente il progetto è stato nominato nella shortlist dei 4 migliori suoni nell’ambito del prestigioso premio “Sound of the Year Awards”, su oltre 700 candidature da tutto il Mondo. Un premio internazionale creato dal Museum of Sound e BBC New Radiophonic Workshop, che mira a unire e promuovere la comunità internazionale di professionisti e appassionati del suono.

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