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Che rumore fa un ghiacciaio sofferente?

Lo stato di sofferenza di un ghiacciaio, il suo grado di arretramento, il valore percentuale di superficie persa nel corso del tempo, possono essere rilevati e quantificati mediante tecniche fotografiche quali l‘aerofotogrammetria aerea, ovvero la raccolta di fotogrammi durante un sorvolo effettuato con aerei o droni, o la repeat photography. Tecnica quest’ultima che, come ci spiegava qualche anno fa il fotografo Fabiano Ventura, impegnato nel progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, consiste nell’effettuare scatti dal punto esatto in cui sono state scattate foto storiche, utilizzando inoltre ottiche uguali o simili a quelle di una volta. Approcci per esperti. Ma noi, nel nostro piccolo, abbiamo modo di capire in maniera più immediata e intuitiva se un ghiacciaio stia soffrendo? La risposta arriva dalla Commissione Glaciologica SAT, che invita gli escursionisti a drizzare le orecchie e “ascoltare” i ghiacciai.

Sempre più acqua che scende a valle

Lo fa condividendo sui social un video del ghiacciaio del Mandrone, nel complesso dell’Adamello. Ghiacciaio in evidente stato di sofferenza, posizionato a cavallo fra il territorio lombardo e quello trentino e caratterizzato da un plateau pianeggiante alla sommità con lingue radiali di ghiaccio che si dipartono dal corpo centrale. Come evidenziato dall’Arpa Lombardia in occasione di un ingente crollo verificatosi lo scorso autunno, “fra queste, è in particolare quella del Mandrone, che scende verso la Val Genova, ad aver subito negli ultimi anni una drastica riduzione, assottigliandosi considerevolmente.”

“La nostra attività sui ghiacciai richiede l’osservazione e la misura di questi importanti ecosistemi – scrive la Commissione – . A volte crediamo che non ci siano numeri in grado di spiegare cosa sta succedendo a questi giganti bianchi. Osservandoli negli anni vediamo sempre più acqua scendere a valle, ne sentiamo il rumore, non la vediamo smettere nemmeno quando è sera; la superficie del ghiacciaio diventa sempre più morbida, più grigia, cattura il calore del sole, delle rocce e rilascia acqua. Se guardiamo un fiume in questi giorni, proviamo a guardare in alto e a pensare cosa succede lassù. Non vi diamo numeri, vi lasciamo immagini e suoni.”

Una immagine malinconica, su cui forse non abbiamo mai riflettuto incrociando un corso d’acqua in quota nelle nostre escursioni. Acque che scorrono come lacrime, versate da un ghiacciaio inerme, abbandonato al suo destino.
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