AlpinismoAlta quota

Barmasse e Gottler rinunciano al Nanga Parbat e tornano a casa

Hervé Barmasse e David Gottler hanno deciso di chiudere la spedizione sulla parete Rupal del Nanga Parbat. Già qualche giorno fa l’alpinista valdostano aveva spiegato che i programmi prevedevano di tornare a fine gennaio, ma che avrebbero valutato in base alle previsioni meteo a lungo termine se prolungare di qualche settimana la loro permanenza al campo base.

Anche se con rammarico, dobbiamo dire arrivederci al nostro sogno perché le previsioni a lungo termine pronosticano l’arrivo del jet stream con vento da 70 a poco meno dì 200 km/h . E come quasi sempre accade, dopo il vento così forte riprenderanno le copiose nevicate rendendo inutile l’attesa al campo base” le parole di Hervé a spiegare la decisione. “Forse tra un paio di settimane apparirà una grande finestra meteorologica perfetta, ma abbiamo scelto di non correre il rischio di rimanere seduti all’infinito al freddo in attesa di quella piccola possibilità” sono invece le parole di David.

La spedizione si conclude dopo un mese esatto. Un mese quello trascorso al Nanga Parbat in cui il meteo non ha di certo aiutato, concedendo a Barmasse e Gottler solo una vera occasione di quattro giorni per portarsi in parete, in cui i due alpinisti hanno raggiunto i 6200 metri, la quota massima della spedizione. Purtroppo, però, gli 8126 metri della vetta sono rimasti lontani e la parete da loro scelta, la Rupal, è lunga da scalare con i suoi 4500 metri di sviluppo.

Non ho mai rimpianto nessuna esperienza e dì certo non rimpiangerò questa. Quella di aver creduto (e ci credo ancora) che si possa scalare la parete più grande del mondo (la Rupal del Nanga Parbat 8126 m) in inverno e in uno stile pulito, leggero, alpino. Uno stile che rispetta la montagna e di conseguenza l’uomo. Ovvio, non è facile ma il limite, se ne esiste uno, è il bel tempo che non si presenta mai… E non certo le capacità mentali, fisiche e fisiologiche della specie umana e degli alpinisti che possono aspirare a fare qualcosa dì meglio che tappezzare di corde fisse montagne che si stanno plastificando come gli oceani scrive Barmasse. “Ovvio, in inverno fa freddo, c’è tanta neve, ma la scalata grazie a queste sue caratteristiche è ancora più affascinante, bella, avvincente.  E per me, l’alpinismo è, e rimarrà sempre questo: esplorazione e avventura”.

L’avventura al Nanga Parbat finisce in anticipo rispetto all’inverno e così anche la prima esperienza a 8000 metri nella stagione fredda di Hervé Barmasse. Un nome che non ci aspettavamo comparisse nelle cronache invernali, ma che speriamo ci torni presto con questo o un nuovo progetto.

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2 Commenti

  1. Diciamo che le intenzioni di Barmasse alla partenza erano un pò azzardate; nessuno ci credeva più di tanto, credo nemmeno lui

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