AlpinismoAlta quota

L’inverno all’Everest di Jost Kobusch

Jost Kobusch aveva annunciato in estate che sarebbe tornato all’Everest questo inverno per continuare lo sfidante progetto iniziato nel 2019/20 di salire in solitaria lungo la cresta occidentale. Durante quella stagione l’allora 27enne era salito sul colle Lo Lha ed aveva raggiunto i 7400 metri di quota, non la vetta, ma un risultato ottimo, soprattutto considerando che era alla prima esperienza del genere.

La seconda fase del progetto

Con la stagione fredda oramai alle porte e con l’imminente partenza per Kathmandu, l’alpinista tedesco ha rilasciato un’interessante intervista al portale Explorerweb. Quest’anno, racconta Kobusch, punterà a raggiungere gli 8000 metri e la base del Hornbein couloir allo scopo di capire quali sono le condizioni invernali lungo questa via poco battuta in primavera e mai osservata nella stagione fredda. Sarà quindi una ricognizione che non punterà alla vetta, che sarà invece l’obiettivo della terza fase del suo progetto. “Raccoglierò tutte le informazioni possibili, così potrò perfezionare ancora di più il mio allenamento e magari sviluppare qualche attrezzatura per quando tornerò”.

Accumulare esperienza per arrivare preparato a tentare la grande sfida. Cosa che ha già fatto, tanto che la logistica rispetto alla precedente spedizione subirà dei cambiamenti: basta campo base, sotto la montagna all’attacco della via ci sarà solo una tendina che servirà da campo base avanzato. Quando non sarà in parete resterà al villaggio di Lobuche, circa 3 ore dal CB standard, dove risiederanno anche il cuoco e un’altra persona che si occuperà di tenere i contatti radio. Con sé porterà solo due corde per un totale di 130 metri da fissare su alcune sezioni più tecniche.

La partenza per il Nepal è fissata per questa settimana, lì trascorrerà diverse settimane di acclimatamento salendo alcuni 6000 inviolati. Il 22 dicembre è previsto invece l’arrivo all’Everest.

Le critiche di Messner

Nell’intervista a Explorerweb la giornalista Angela Benavides chiede a Jost anche un commento alle critiche che ha ricevuto lo scorso giugno da Reinhold Messner. Il re degli 8000 sul giornale tedesco Alpin.de aveva infatti definito Kobusch come un “campione mondiale della pubblicità” e un “aspirante alpinista” non approvando l’annuncio sui social dell’obiettivo di salire in solitaria l’Everest in inverno ammettendo oltretutto di avere solo l’1% di riuscita per la scarsa esperienza. “Se ho 1% di possibilità, io non volo nemmeno in Nepal, ma cerco la felicità su una collina più piccola da qualche parte vicino a dove vivo” ha commentato Messner, citando invece come modello virtuoso i fratelli Huber di alpinisti che prima fanno le cose e poi parlano.

“L’alpinismo è come l’arte, vuoi provocare, ispirare, far reagire le persone in qualche modo. Faccio questo progetto solo per me stesso, per curiosità e perché dà un senso alla mia vita. Non so nemmeno se sia possibile. Allo stesso tempo, mi rendo conto che sto scalando una collina di pietra senza senso. Non sto producendo nulla” commenta Jost a Explorerweb. Forse è il modo in cui Messner mostra il suo affetto. Se si è sforzato di controllare il mio progetto e di criticarlo, significa che ho attirato la sua attenzione. Inoltre, mi spinge ad andare a dimostrare che i critici si sbagliano” conclude il 29enne.

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