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Petit Dru

Ci sono montagne su cui si sono scritte pagine epiche di storia alpinistica, il Petit Dru è una di queste. Montagna difficile, legata indissolubilmente a Walter Bonatti e al suo pendolo, chiaramente riconoscibile da Chamonix, è ritenuta una delle cime più belle al mondo. Affascinante e verticale, fragile come dimostrano i crolli avvenuti nel primo decennio del 2000, il Dru è anche luogo di sperimentazione alpinistica e tecnica. Un terreno dove gli alpinisti si trovano nudi con se stessi, tutti, nessuno escluso, anche il grande Bonatti che qui ha dovuto letteralmente lasciarsi andare fidandosi dell’ignoto.

Geografia

Il Petit Dru, con i suoi 3733 metri, si trova nel massiccio del Monte Bianco e condivide “la fama” con il Grand Dru, che invece tocca i 3754 metri di quota. Entrambe eleganti e slanciate verso l’alto, vengono raggruppate dalla denominazione Aiguilles du Dru o Les Drus. Appartengono al gruppo dell’Aiguille Verte e la loro parete nord rappresenta una delle sei classiche nord delle Alpi.

A separare le due vette è la Brèche du Dru, a quota 3697 metri.

Prima ascensione

Le grandi difficoltà tecniche hanno aperto le porte a queste montagne relativamente tardi rispetto alle altre cime della zona. Uno dei primi tentativi di raggiungere la vetta del Petit Dru risale al 1878, quando la celebre guida di Chamonix Jean-Estéril Charlet-Straton effettua un tentativo solitario. L’alpinista, che non è riuscito a raggiungere la vetta, per scendere ha effettuato una serie di corde doppie. È stata la prima volta in cui questa tecnica ha trovato applicazione sulle Alpi occidentali. La prima ascensione avviene per mano dello stesso Charlet-Straton il 29 agosto del 1879. Con lui Prosper Payot e Frédéric Folliguet. I tre salgono per il versante sud e la cresta sud-ovest, dove oggi corre la normale. Fin da subito la realizzazione è stata accolta come un grande exploit che sarebbe entrato di diritto nella storia dell’alpinismo aprendo le porte a un nuovo periodo alpinistico.

Vie di salita

Nel corso degli anni il Petit Dru ha accolto alcuni dei più forti alpinisti al mondo, da Walter Bonatti a Pierre Allain, da Patrick Bérhault ad Alison Hargreaves e molti altri. I più visionari hanno cercato di lasciare una traccia indelebile del loro passaggio disegnandovi itinerari arditi e verticali. Oggi, oltre alla normale, esiste un’altra dozzina di vie che permettono di scalare il Petit Dru. Riportiamo le principali.

Altre salite degne di nota

Curiosità

Nel 1913 una cordata di alpinisti, capitanata da Camille Simond e Roberts Charlet-Straton, ha cercato di portare sulla cima del Petit Dru una statua della Madonna di Lourdes da 13 chili. A causa di un peggioramento delle condizioni meteorologiche sono stati costretti ad abbandonarla a circa 3000 metri all’interno di una cavità rocciosa. Solo nel 1918, con la fine della Grande Guerra, questa statua è stata recuperata e trasportata sulla cima della montagna.

Oggi il Pilastro Bonatti sulla ovest del Petit Dru non esiste più, o comunque è stato cancellato per buona parte. Nel corso degli anni, tra il 1997 e oggi, una serie di frane hanno completamente modificato la morfologia della parete eliminando per sempre ogni traccia dell’exploit di Bonatti. Ancora nel 2011, poche ore prima che Walter Bonatti si spegnesse per sempre, sulla ovest del Dru migliaia di metri cubi di roccia si riversavano per sempre a valle come fosse il triste omaggio della montagna al più grande di sempre: dov’è passato Walter non sarebbe passato nessun’altro.

Guida al Petit Dru

Scalare il Petit Dru può essere per molti appassionati l’esperienza della vita. Passare lì, dove sono passati i più grandi ha un fascino difficilmente descrivibile. Pensare e realizzare una salita di questo tipo, anche lungo la via normale, significa essere alpinisti preparati fisicamente e tecnicamente. Si sconsiglia la salita a chi non abbia maturato anni di esperienza in montagna e su vie di varia difficoltà. Si consiglia, a chi fosse interessato all’ascensione, di contattare i professionisti della montagna per chiedere consiglio.

Per raggiungere il Dru bisogna, come prima cosa, recarsi a Chamonix. Da qui, con il trenino, si raggiunge Montenvers. Una volta scesi dal treno, non perdetevi il panorama. Davanti a voi avrete i Dru in tutto il loro fascino slanciato. Da qui bisogna proseguire attraverso la Mer de Glace fino al rifugio Charpoua. Già in questo primo facile tratto non ci si muove più su sentiero ma su terreno di stampo alpinistico. Il rifugio rappresenta un ottimo punto di osservazione sul Dru, nonché il punto di partenza per l’ascensione lungo la via normale.

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