Cronaca

Ristorazione all’aperto? Tra freddo e neve i rifugi ci provano

“Che senso ha aprire il rifugio e lasciare la gente fuori?” A chiederselo sono i gestori del rifugio Albani, sotto la parete Nord della Presolana, a quota 1939 metri. Ma non sono i soli. Se lo stanno chiedendo tutti i rifugi e i ristoratori di montagna, dalle Alpi agli Appennini, in questi giorni di riapertura. Ciò che fa discutere è la decisione di permettere la ricettività delle attività, anche serale, ma solo con servizio all’aperto. Opzione che se in questi giorni di primavera, finalmente baciati dal sole, può essere messa in pratica nei grossi centri di pianura difficilmente trova applicazione in quota.

“Con questo tempo è pesante dovervi dire che non potete entrare” scriveva qualche giorno fa Massimo Manavella, gestore del rifugio Selleries nel cuore del Parco Naturale Orsiera Rocciavrè a 2023 metri. “Sono consapevole che questa decisione non è stata presa per danneggiare i rifugi, ma per il problema delle goccioline che rimangono in sospensione al chiuso e che potrebbero trasmettere il contagio” spiega il rifugista. “Il problema sta nella mancata visione. Ci hanno detto per un anno che questa è stata come una guerra. Accettiamo la cosa, ma dopo una guerra bisogna ricostruire e per farlo è necessario concedere qualcosa, come potrebbe essere una riduzione degli affitti. Una cosa che vale per tutti, non solo per i rifugi. Anche in città ci sono problemi a far mangiare solo all’aperto. Perché allora non prevedere un piano di ripartenza quinquennale con cui cercare di ritornare alla normalità”.

Massimo è tra i pochi che hanno deciso di riattivare cucina e servizi non appena reso possibile dal nuovo decreto. Una ripartenza resa difficile dalle condizioni meteo di queste settimane che hanno scaricato pioggia, neve e freddo sulle montagne. “Domenica scorsa è stato il primo giorno di bel tempo. Sole e cielo azzurro, ma una temperatura di soli 3 gradi. Abbiamo avuto molti passaggi e siamo rimasti sorpresi dal fatto che nessuno abbia avuto nulla da ridire”. Non è facile per un rifugio lasciare fuori i clienti, “ma tutti hanno compreso la situazione e accettato di buon grado la condizione. La dimostrazione che c’è voglia di uscire da questa situazione, di dimenticare, anche se per pochi minuti, la difficile condizione che stiamo attraversando”.

Non tutti scelgono di aprire

“Da noi c’è ancora moltissima neve, che senso ha aprire il rifugio se poi le persone non possono entrare a cambiarsi o scaldarsi?” si chiedono i gestori del rifugio Albani. Hanno deciso di tenere chiuso loro che normalmente sono aperti tutto l’anno. “Almeno fino a quando le temperature non saranno più miti e la neve se ne sarà andata”.

“Il nostro lavoro è fare i rifugisti” continuano. Offriamo un supporto ai frequentatori della montagna, la possibilità di ripararsi, di cambiarsi gli indumenti bagnati e di scaldarsi dal freddo. Già durante la scorsa estate si è perso qualcosa del classico clima del rifugio. Se dobbiamo anche far stare fuori le persone al gelo, preferiamo aspettare. Capiamo i colleghi che aprono e li ammiriamo, ma per noi non ha senso”. Hanno sempre aperto, anche quando la neve cade copiosa. Sono attrezzati con i gatti e le motoslitte per battere la traccia fino alla struttura e garantire un servizio ai loro ospiti. “Vorremmo far comprendere che a 2000 metri le regole non possono essere le stesse che si applicano in paese. Se arriva un temporale cosa facciamo? Noi siamo un presidio di soccorso. L’anno scorso il CAI ha indicato le regole da seguire in caso di pericolo e soccorso. Quest’anno ancora non sappiamo come muoverci in tal senso”. Chiedono chiarezza sulle normative e su come applicarle i gestori. “Ci stiamo consultando tra di noi per comprendere come applicare le normative in modo omogeneo, per seguire tutti gli stessi criteri. Ma sarebbe importante ricevere delle linee guide chiare sia per noi che per gli escursionisti, perché anche loro sappiano come potersi muovere in sicurezza. Nel frattempo si aspettano tempi migliori e temperature più alte. “Da novembre a oggi abbiamo aperto solo per 14 giorni, in pratica abbiamo perso l’intera stagione”.

Tanto vale prenderla sul ridere

Oltre alle discussioni l’idea di poter aprire offrendo unicamente servizio all’aperto ha stimolato la fantasia di molti e sul web sono comparsi foto e video ironici per esorcizzare la difficile situazione che tutti i gestori stanno vivendo in questo periodo. Dal macellaio di Asti che cena sotto la pioggia al lume di una candela che continua a spegnersi, all’hotel ristorante K2 di Foppolo che pubblica sulla propria pagina Facebook il divertente video di una coppia a cena nel loro locale. I due vengono fatti accomodare all’aperto, sulla neve, con plaid, candela che non si accende a causa del vento e pietanze congelate. In un altro video di qualche giorno fa si ironizza invece su un pranzo con la nebbia. Insomma, se arrabbiarsi non porta a nulla almeno facciamoci una risata.

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4 Commenti

  1. Bellissimo e reale in video.
    Sicuramente sia il ministro Speranza che i suoi “grandi virologi” le cene le fanno al chiuso in ristoranti con stelle Michelin…..

  2. Con +3 gradi, ma anche meno, si mangia buon cibo caldo servito su piatto caldo e vestiario proprio portato addosso o tenuto per emergenza nello zaino addosso e pure con i guanti..e vin brule’ o the caldo.. poi sempre occhio alle previsioni meteo.

  3. “sorpresi dal fatto che nessuno abbia avuto nulla da ridire”. Non è facile per un rifugio lasciare fuori i clienti, “ma tutti hanno compreso la situazione e accettato di buon grado la condizione. La dimostrazione che c’è voglia di uscire da questa situazione, di dimenticare, anche se per pochi minuti, la difficile condizione che stiamo attraversando”.Allora tutto bene cio’ che e’ bene!
    Non e’che a volte si vuole offrire piu’servizi e comodita’ di quanti i clienti, valutati spesso come pappemolle, ne richiedano?Al massimo alcuni gazebo antipioggia, qualche telone antivento ..e porzioni abbondanti di cibi rustici belli caldi! terrei sempre in dispensa di un rifugio vasetti di fagioli pronti sottovetro e zamponi e cotechini precotti sotto vuoto… ragu’ un barattolo … minestroni ..roba svelta che scalda come magma fuso !

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