Storia dell'alpinismo

K2 invernale, ripercorriamo i sei tentativi prima della vetta

Quando nell’inverno 1979/1980 i polacchi riescono a mettere a segno la prima salita invernale all’Everest sulla spinta dell’entusiasmo iniziano subito a immaginare di poter mettere piede anche sulla seconda montagna della Terra, il K2. Nel 1983 Andrzej Zawada e Jaques Olek compiono una prima esplorazione dell’area, ma non trovano un clima favorevole. A quel tempo gestire una spedizione in Karakorum era tutto tranne che facile: in Pakistan il turismo della montagna non si era ancora sviluppato, le autorità non offrivano il loro supporto agli scalatori e i costi erano ben diversi da quelli che offre la logistica in territorio nepalese (quest’ultima caratteristica è rimasta immutata nel tempo).

Anche per queste ragioni, oltre alle oggettive difficoltà offerte dalla montagna, non sono state molte le spedizioni che hanno tentato di raggiungere il K2 in inverno. Ripercorriamo insieme i sei tentativi precedenti la prima salita nella stagione fredda.

Inverno 1987/1988

Memore delle osservazioni riportate nel 1983, Zawada impiegò qualche anno per organizzare e mettere a punto un primo tentativo invernale poi, sul finire del 1987, partì alla volta del Pakistan con una spedizione massiccia: 13 alpinisti polacchi, 7 canadesi e 4 inglesi. Scelsero di salire lungo la via degli italiani, per lo Sperone Abruzzi, e fu fin da subito difficile per le estreme condizioni meteorologiche. Gli scalatori furono capaci di muoversi rapidamente nella parte bassa della montagna piazzando corde fisse e allestendo i primi due campi, poi vennero bloccati dal maltempo fino ai primi giorni di marzo quando con un grande sforzo si spinsero fino a circa 7300 metri dove fissarono campo 3.

Fu una dura lezione che fece accantonare per qualche anno l’idea di affrontare il K2 in inverno.

Inverno 2002/2003

A guidare la seconda spedizione diretta al K2 fu il polacco a Krzysztof Wielicki, primo salitore invernale di Everest, Kangchenjunga e Lhotse. Con lui si trovava una piccola squadra di alpinisti polacchi, kazaki, uzbeki e georgiani tra cui figurava anche Denis Urubko. Il loro progetto non prendeva in considerazione la via italiana, puntavano invece alla cresta nord.

Raggiunta la montagna verso la metà di dicembre lavorarono subito molto rapidamente riuscendo a portarsi a circa 6700 metri entro la metà di gennaio, poi accadde qualcosa di inaspettato ma non del tutto. Come spesso succede ai piedi delle grandi montagna il gruppo iniziò a mostrare segni di incompatibilità e ben presto tutti gli scalatori kazaki (a esclusione di Urubko), uzbeki e georgiani scelsero di lasciare la spedizione. I componenti rimasti continuarono a lavorare duramente riuscendo a toccare i 7650 metri prima di arrendersi all’inverno del Karakorum.

Inverno 2011/2012

Furono i russi a portare avanti il terzo tentativo invernale. Una massiccia spedizione, composta dal 9 alpinisti, si avvicinò alla montagna con l’intento di raggiungerne la vetta per lo Sperone Abruzzi. Fissato il campo base verso la fine di dicembre gli scalatori si diedero subito da fare fissando i primi due campi e in breve superarono quota settemila metri arrivando a 7200 metri prima di venire bloccati dal maltempo che li costrinse a una rapida discesa nella tempesta. Una volta raggiunto il campo base Vitaly Gorelik, già messo in difficoltà da congelamenti e polmonite, muore nei primi giorni di febbraio. A causa delle pessime condizioni non è stato possibile evacuarlo all’ospedale di Skardu con l’elicottero.

Inverno 2017/2018

Dopo quasi vent’anni di pausa i polacchi tornano con una grande spedizione nazionale guidata da Krzysztof Wielicki. Della squadra fanno parte alcuni dei migliori alpinisti polacchi del nostro tempo: Adam Bielecki, Janusz Gołąb, Piotr Tomala, Artur Małek, Marek Chmielarski, Jarosław Botor, Rafał Fronia, Marcin Kaczkan e Dariusz Załuski. Oltre a loro viene invitato a prendere parte alla spedizione anche Denis Urubko, cittadino polacco dal 2015.

Partiti con l’intento di salire lungo la via Česen si trovano ben presto a operare sullo Sperone Abruzzi. La Česen presenta evidenti problemi di sicurezza con continue scariche di pietre e ghiaccio. Sullo sperone i ragazzi riescono a operare in modo tutto sommato agevole, ma a complicare le operazioni ci si mette nuovamente una difficile gestione dei rapporti umani, unitamente a una diversa visione dell’inverno. È Urubko a mettere in discussione le decisioni del capospedizione, in particolare sulla necessità di effettuare un tentativo di vetta entro il 28 febbraio, data che secondo la teoria di Urubko (che segue il calendario meteorologico secondo cui l’inverno inizia il primo dicembre e termina il 28 febbraio) avrebbe sancito la fine della stagione. L’alpinista alla fine decide di effettuare un tentativo solitario in cui raggiunge probabilmente i 7600 metri di quota prima di essere costretto a rientrare a causa delle pessime condizioni meteorologiche. In seguito a questo suo gesto di ribellione dopo essere rientrato al campo base prende la strada di valle lasciando la spedizione. Nei primi giorni di marzo viene poi presa decisione di chiudere la spedizione per il protrarsi di una meteo avversa.

A complicare ulteriormente questa già difficile spedizione il delicato intervento di soccorso sul Nanga Parbat che ha permesso di portare in salvo la francese Élisabeth Revol.

Inverno 2018/2019

Due le spedizioni che in questa stagione provano a salire il K2 nel corso della stagione fredda. Una spedizione spagnola e una russo-kazako-kirghisa.

La prima è quella del basco Alex Txikon in squadra con due polacchi e cinque Sherpa, tra questi anche il primo salitore del K2 invernale Gelje Sherpa. Una spedizione complessa, dove il team di Alex riesce a salire solo fino a 6900 metri di quota. Mentre i compagni salgono Txikon lascia la spedizione per raggiungere la parete Diamir del Nanga Parbat e occuparsi delle ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard.

La spedizione russo-kazako-kirghisa riesce invece a superare, seppur di poco, i 7600 metri.

Inverno 2019/2020

La penultima stagione invernale, prima di quella che ha visto il K2 violato da 10 alpinisti nepalesi, ha avuto un tentativo portato avanti da Mingma Gyalje Sherpa e Jon Snorri. Una spedizione poco fortunata e forse poco motivata. Gli alpinisti sono riusciti a fissare campo 1 il 30 gennaio, decidendo poi di rinunciare il 5 febbraio. Mingma Gyalje Sherpa è uno degli scalatori che il 16 gennaio 2021 ha raggiunto la vetta del K2.

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