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Shisha Pangma

È il quattordicesimo Ottomila per altezza, misurando “appena” 8027 metri, ed è anche stato l’ultimo a essere violato dall’uomo il 2 maggio 1964. Non sono le difficoltà ad averne garantito la longeva verginità, quanto la posizione. Lo Shisha Pangma si trova infatti in territorio tibetano, dove per molti anni (ma anche oggi) sono state previste delle severe limitazioni ai viaggi degli stranieri.

Il suo nome, Shisha Pangma, nel locale dialetto tibetano significherebbe “cresta sopra le pianure erbose”. A formare il nome sono infatti le  parole “pangma” – pianura erbosa – e “shisha” o “chisa” – sopra un pettine –. Un’altra versione attribuisce il nome alla derivazione dalle parole “shisha” e “sbangma” che indicherebbero rispettivamente la carne di un animale morto per cause naturali e i residui di malto rimasti dalla produzione della birra. Il nome vorrebbe quindi significare “carne di animali morti e scarti di malto” e sarebbe legato alla storia di una forte nevicata che avrebbe ucciso la maggior parte degli animali pascolanti le pendici della montagna costringendo gli abitanti a nutrirsi con la carne degli animali morti e gli scarti del malto.

In sanscrito viene invece chiamata Gosainthan, ovvero “dimora di Dio”.

Geografia

Lo Shisha Pangma è l’unico Ottomila completamente in territorio tibetano, a circa 5 chilometri dal confine con il vicino Nepal. È il più alto picco della catene montuosa del Jugal Himal.

La montagna è costituita da tre cime principali, due delle quali superano gli ottomila metri di quota: Shisha Pangma (8027 m), Shisha Pangma Centrale (8008 m), Shisha Pangma Ovest (7966 m).

Prima ascensione

Vista la sua posizione in territorio tibetano lo Shisha Pangma non ha uno storico di tentativi precedenti la fortunata spedizione che ha violato le sue nevi sommitali. Pochissimi occidentali si erano avvicinati ai suoi versanti. Tra le poche testimonianze, quella del 1922 pubblicata sul Geographical Journal e poi uno scritto del Maggiore Harold William Tilman che definiva la montagna “sfuggente”.

È l’ultimo a essere salito, il 2 maggio 1964 alle 10.20 pechinesi. A riuscire nella scalata una massiccia spedizione cinese. Ne facevano parte i migliori alpinisti cinesi (sotto la guida di Hsu Ching, che già era stato sull’Everest), poi operai, contadini, pastori, militari, professori, scienziati, giornalisti, cameraman, fotografi, segnalatori, meteorologi, operatori sanitari, autisti e cuochi. Ancora ricercatori e scienziati, cartografi, meteorologi e fisiologi. L’8 marzo sono ai piedi della montagna e montano il campo base, un vero e proprio villaggio tendato a circa 5mila metri di quota.

Fu una spedizione molto tranquilla, che senza intoppi portò in vetta un buon numero di alpinisti. Con loro raggiunse la vetta anche un busto di Mao Tse-tung.

Prima invernale

I primi a salire in inverno fin sulla cima dello Shisha Pangma sono Simone Moro e Piotr Morawski alle 13.15 tibetane del 14 gennaio 2005. Un primato unico che, oltre a segnare la prima assoluta in inverno, ha visto per la prima volta un alpinista non polacco riuscire con successo durante la stagione più fredda.

Dopo essere arrivati al campo base il 24 dicembre i due vittoriosi hanno lavorato sulla montagna insieme a Jan Szulc, Dariusz Zaluski e Jacek Jawien. La via scelta per la salita è stata quella jugoslava, che sale all’estrema destra della parete sud. Nonostante il freddo e il vento la spedizione è riuscita a lavorare bene centrando l’obiettivo in meno di un mese dall’arrivo alle pendici della montagna.

Vie alpinistiche

La più frequentata e battuta via di salita alla montagna è quella seguita dai primi salitori lungo il versante nord.

Nel corso degli anni sono state aperte numerose altre vie alpinistiche sulla montagna.

Salite degne di nota

Guida allo Shisha Pangma

Per raggiungere lo Shisha Pangma, popolare meta dei trekking nella regione del Tibet, la prima cosa da fare è raggiungere Kathmandu. Da qui, via terra, ci si sposta oltre il confine cinese entrando in Tibet. Il punto di arrivo è la città di Nyalam, dove ci si ferma una giornata per l’acclimatazione. Da qui parte il trekking, che in tre giorni porta al campo base. In una decina di giorni complessivi si fa anche ritorno a Kathmandu. Come sempre il consiglio nell’organizzazione di un’esperienza come questa è quello di rivolgersi a un’agenzia specializzata in viaggi/avventura. Ne esistono di molto affidabili sia in Italia che in loco. Ricordiamo inoltre, per chi fosse interessato a scalare la montagna che è necessario richiedere il permesso di scalata.

Lo Shisha Pangma nei libri

The Shisha Pangma: The Alpine-style First Ascent of the South-west Face, di Alex MacIntyre e Doug Scott

Lo shisha Pangma nella filmografia

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