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Addio a Jan Morris, reporter ufficiale della spedizione del 1953 sull’Everest

Jan verrà anche ricordata per essere stata una pioniera del movimento transgender

All’età di 94 anni si è spenta venerdì 20 novembre in Galles Jan Morris. Scrittrice, giornalista, storica e grande viaggiatrice inglese, rivestì il ruolo di reporter ufficiale nella spedizione che, sotto la guida di Sir Edmund Hillary, realizzò nel 1953 la prima ascesa dell’Everest. All’epoca giovane giornalista del Times, fu suo l’onore di annunciare al mondo la conquista del Tetto del Mondo.

A dare notizia della sua morte il figlio Tmw. “Questa mattina alle 11.40 al Bryn Beryl Hospital, sulla penisola di Llyn, l’autrice e viaggiatrice Jan Morris ha intrapreso il suo viaggio più grande. Lascia dietro di sé sulla riva la sua partner di una vita, Elizabeth”.

Jan, pioniera del movimento transgender

Jan verrà anche ricordata per essere stata una pioniera del movimento transgender. Nacque infatti come James Morris nel 1926 nel Somerset. Ma, come raccontava, verso i 3/4 anni aveva iniziato a percepire la netta sensazione di essere nata nel corpo sbagliato. Del sesso sbagliato. “Avrei dovuto essere una bambina!”.

Una turbolenza emotiva che mantenne segreta dentro di sé. Agli inizi degli anni Settanta decise di farsi operare in una clinica di Casablanca, diventando Jan. La sua scelta, coraggiosa e liberatoria, è raccontata nell’autobiografia “Conundrum”, pubblicata in Italia con il titolo di “Enigma” (Mondadori, 1974).

Dall’intelligence al giornalismo d’altissima quota

Nel 1943 l’allora James si arruolò nell’esercito, prestando servizio nell’intelligence in Palestina, prima di ritornare a studiare Inglese a Oxford e perseguire la carriera giornalistica. Dimostrò nel campo grandi competenze, che portarono come anticipato il Times a inviarla nel 1953 in spedizione con Hillary e Tenzing Norgay.

La notizia della vetta fu inviata al Times sotto forma di dispaccio “in codice” da un avamposto radiofonico militare indiano: “Condizioni della neve non buone campo base avanzato abbandonato ieri stop al’attesa di miglioramento”. La notizia apparve sul giornale nel giorno della incoronazione della regina Elisabetta II.

La salita del 1953 non fu il solo scoop della sua carriera giornalistica. Nel 1956 rivelò infatti sul Manchester Guardian l’attacco segreto della Francia nei confronti dell’Egitto nel corso della Crisi di Suez. Negli anni Sessanta fu incaricata di seguire il processo al criminale di guerra tedesco Adolf Eichmann a Gerusalemme.

Amiche per sempre

Facciamo un passo indietro, al messaggio con cui Tmw ha annunciato al mondo il decesso di Jan, per soffermarci sulla seconda donna menzionata: Elizabeth Tuckniss. Nel 1949 Elizabeth sposò James, e insieme ebbero 5 figli, di cui uno morto in tenera età. Il legame tra i due coniugi si dimostrò così forte da vincere, anzi accompagnare, la necessaria transizione di genere ricercata da James.

Di fronte alla decisione di diventare Jan, raggiunta con il supporto di psichiatri e sessuologi, dopo aver anche toccato l’idea del suicidio, il divorzio tra James e la moglie fu inevitabile. Per consentire ad entrambi di procedere con le proprie “nuove” vite. Ma l’affetto che li legava li mantenne vicini, l’una all’altra, come grandi amiche. Si unirono nuovamente in matrimonio (civile) nel 2008 e decisero di essere sepolte accanto. L’iscrizione ideata per la lapide comune recita in gallese e in inglese: “Qui giacciono due amiche alla fine di una vita”.

Una viaggiatrice instancabile

Jan amava viaggiare e scrivere dei suoi viaggi in giro per il mondo. Anche l’Italia compare nei suoi racconti, in particolare Trieste, la località con cui aveva intessuto un intenso rapporto. Una città in cui poter vivere liberi da regole ed essere se stessi, scoprire se stessi. “A volte l’immagine di Trieste si fa strada nella mia coscienza in modo così nitido che, ovunque mi trovi, mi sento trasportata lì”, si legge nel libro “Trieste. O del nessun luogo” (Il Saggiatore, 2003).

Accanto a libri di viaggio, quali “Venice”, “Europe”, “Sidney”, “Coast to Coast”, solo per citarne alcuni, Jan ha raccontato in oltre 30 opere le sue personali esperienze come giornalista e la sua vita come donna sui generis. In particolare negli ultimi anni si è dedicata alla stesura di diari. La sua ultima opera, “Thinking Again: A Diary”, pubblicata lo scorso marzo, è  da considerarsi, riprendendo le parole di Danny Heitman del Wall Street Journal, “una testimonianza delle sue virtù quali la creatività, la gentilezza e il suo saper abbracciare la vita”.

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