Storia dell'alpinismo

La “conquista” delle Alpi

Facevano paura le Alpi, prima. Incutevano timore e nessuno, o quasi, si sarebbe mai avventurato oltre il necessario. Alle quote più alte dimoravano gli spiriti dei morti, raccontano le vecchie scritture. Il demonio faceva sentire la sua voce nelle calde giornate estive sulla Mer de Glace. Solo pastori e cacciatori, ogni tanto, capitavano oltre in quel territorio impervio e privo di senso, per la vita di un tempo. Non si trovava cibo per il bestiame e la vita lassù era estremamente dura, non era utile andarci.

Lungo tutto l’arco alpino sono tantissime le storie che parlano di leggendarie creature, di spiriti maligni e presenza sovrannaturali tra le montagne di confine. È il modo con cui per anni si è data spiegazione a tutto ciò che proveniva da quel territorio sconosciuto, fino al 1700. Con l’avvento dell’illuminismo tutto cambia, il mondo inizia a porsi degli interrogativi, a cercare spiegazioni concrete ai fenomeni. Superstizioni e credenze vengono messe in dubbio dal rigore scientifico. Ogni cosa viene affrontata con metodo, anche la montagna. Il primo a guardare le terre alte con curiosità e voglia di scoperta è il ginevrino Horace-Bénédict de Saussure. Osservando ogni giorno dalla finestra di casa la sagoma del Monte Bianco, lo scienziato svizzero inizia a interrogarsi sull’esatta altezza della montagna e sulla possibilità di effettuare in cima a essa alcuni esperimenti di fisica. A dimostrare che fa sul serio nel 1760 mette in palio una ricompensa di 3 ghinee (una vecchia moneta britannica) a chi sarebbe riuscito a scalare la vetta. Il suo non è però un sogno facile e per vederlo realizzato deve attendere 26 anni. A compiere la salita non è lui, ma la cordata formata dal medico Michel Gabriel Paccard e dal cercatore di cristalli Jacques Balmat. Sono le 18.23 dell’8 agosto 1786 ed è un evento storico, con questa salita nasce infatti l’alpinismo.

Professione Guida Alpina

Inizia, dopo la salita del Monte Bianco, una fase di scoperta della montagna da parte di cittadini, scienziati e classi abbienti. I montanari sono poco interessati a questa pratica, lassù non c’è nulla di utile e la vita di valle è già abbastanza dura senza andarsi a cercare altri guai. Sono però loro ad accompagnare i ricchi signori di città in quota grazie alla loro prestanza fisica, alla conoscenza del territorio e alla sempre maggior esperienza nel muoversi tra sfasciumi e ghiacciai. Alcune di queste figure diverranno celebri, contribuiranno alla scrittura delle più importanti pagine alpinistiche legate alla “conquista” delle nostre Alpi.

Balmat, il primo salitore del Bianco, è anche il primo a svolgere questo lavoro ritornando sulla cima più alta d’Europa nel 1787, in compagnia di de Saussure. In seguito si raggrupperanno in associazioni, la prima nasce nel 1821 a Chamonix. In Italia bisogna invece aspettare il 1850, anno di fondazione della Società delle Guide Alpine di Courmayeur.

Gli scienziati sono curiosi di salire in quota per studiare i ghiacci perenni delle Alpi, ma soprattutto per svolgere ricerche sull’atmosfera. In poco tempo va però tutto cambiando, il desiderio di scoperta viene messo da parte in favore di un’adrenalinica nuova forma di turismo. Ecco allora arrivare i primi ricchi signori. Nel giro di pochi anni il Monte Bianco inizia a ricevere sempre più visite, con guide intente a portare su, fin sul tette d’Europa, nobili inglese, tedeschi, francesi o italiani.

La “conquista” delle Alpi

Mentre il Monte Bianco va trasformandosi sempre più in un’attrazione aristocratica il desiderio di raggiungere le vette ancora inviolate si estende, iniziando a interessare sempre più persone. I maggiori rappresentanti di questa fase sono inglesi e tedeschi, i primi ad abbandonare la scalata con finalità scientifica per soddisfare il semplice desiderio di conquista. È così che, a partire dal 1800, vengono portate a termine tutta una serie di prime ascensioni su quelle che sono le vette più importanti e simboliche dell’arco alpino occidentale e orientale. La prima è quella del Großglockner, montagna più alta d’Austria; a seguire Punta Giordani, sul Monte Rosa; l’Ortles; lo Jungfrau; il Bernina; il Pelmo; il Monviso, alle cui pendici verrà poi fondato il Club Alpino Italiano; le Grandes Jorasses; la Marmolada; e l’incredibile epopea del Cervino. Con la salita della Gran Becca nel 1865 da parte di Edward Whymper e compagni si conclude un periodo. L’alpinismo, nato con la salita del Monte Bianco, nell’arco di soli 79 anni si è completamente trasformato. Dimenticati gli albori, il desiderio di scoperta e gli scopi scientifici, la salita del Cervino porta con se quelle che saranno le componenti eroiche del futuro. Sfida fine a se stessa, competizione (amata quanto odiata dagli appassionati). Desiderio di scalare una montagna per mera ambizione, per attrazione estetica o per ricerca di realizzazione personale. L’alpinismo si è fatto maturo, pronto per dare il là a un nuovo periodo d’oro fatto di sfide ai limiti dell’estremo, di salite lungo vie nuove e impegnative. Non conta più il mero raggiungimento della vetta, ma il come la si raggiunge.

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Un commento

  1. Mi fa venire in mente 350 lire ben spese
    Garobbio Rusconi tascabile ALPINISMO.
    Prima meta’storia dell’alpinismo, seconda meta’ manuale di alpinismo…essenziale.
    Andato perso.

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