Alpinismo

Soria, Zerain, Latorre, Jornet: l’alpinismo iberico alla conquista dell’Himalaya

Se della presenza italiana in Himalaya in questa stagione non possiamo proprio lamentarci, la rappresentanza spagnola non è da meno.

Questa primavera potremo seguire il decano dell’alpinismo Carlos Soria che sta procedendo verso gli 8167 metri del Dhaulagiri. Sempre in formissima, il 78enne tenterà per la sesta volta la vetta della Montagna Bianca, con lui, come in passato, Sito Carcavilla e Luis Miguel López. 
Anche l’anno scorso Soria aveva provato a conquistare quello che potrebbe divenire il suo 13esimo 8000, ma era arrivato al campo base a fine stagione con le condizioni della montagna non più ottimali, d’altro canto il suo attardarsi era dovuto al fatto che precedentemente si era messo in tasca la vetta dell’Annapurna. Staremo a vedere, noi facciamo il tifo per lui.

Altra presenza himalayana oramai consolidata negli ultimi anni è Alberto Zerain (il quale più che spagnolo è basco, ma perdonateci la licenza poetica). Fa parte del team del progetto 2x14x8000 di Juanito Oiarzabal, che però quest’anno non si è unito alla spedizione per problemi fisici (ha ancora qualche strascico polmonare dal Dhaulagiri 2016), ma si rifarà in autunno con lo Shisha Pangma.
Tornando a Zerain, l’alpinista è appena arrivato al campo base dell’Annapurna, non senza qualche difficoltà: i suoi portatori lo hanno infatti lasciato a piedi due giorni dopo aver iniziato il trekking. I nepalesi, dopo essersi rifiutati di proseguire data la pericolosità del passo di Deurali, ancora innevato, se ne sono tornati a Kathmandu lasciandolo solo con il compagno di spedizione Jonatan García e due sherpa dello staff di cucina. La soluzione si è sbloccata ieri, quando l’agenzia gli ha inviato un elicottero per portare tutto il materiale al campo base. Ora, come detto, è finalmente ai piedi della Dea dell’Abbondanza, pronto per entrare nel vivo della spedizione. Tutto è bene quel che finisce bene.
Tenterà di raggiungere la cima dal versante nord dalla via dei tedeschi, una variante già provata da Soria nel 2012, che segue la via spagnola del 1974, per poi spostarsi sulla destra e ricongiungersi alla via olandese del 1977, evitando in questo modo la zona più pericolosa ed esposta della montagna.

C’è poi Latorre, che tenterà di salire sul tetto del mondo dall’affollatissimo versante sud; è la settima volta che ci torna. In palio non c’è solo la vetta, ma anche l’importante risultato di riuscire a salire tutti e 14 gli 8000 ed il record di primo catalano a raggiungere il primato. Con Ferran ci sarà anche Hans Wenzel ed il francese Yannick Graziani, che lo aveva già accompagnato lo scorso agosto nel tentativo al Nanga Parbat dalla via Messner-Eisendle, lasciando però prematuramente la spedizione (Ferran si era poi spostato sulla Kinshofer riuscendo ad arrivare in vetta). Oltre al team alpinistico, con loro anche squadra scientifica che compirà studi di fisiologia durante il tempo di permanenza in quota.

Sempre all’Everest, ma dal versante opposto (quello tibetano), e sempre a caccia di primati (quello di velocità in questo caso) ci sarà a sorpresa Killian Jornet, delle cui disavventure vi abbiamo raccontato ieri.

Insomma, tante spedizioni, che noi di montagna.tv seguiremo con interesse e vi racconteremo. 

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