Alpinismo

Ferran Latorre: eccitarsi con l’Everest

Ferran Latorre proverà la prossima primavera a scalare l’Everest senza ossigeno. È il suo settimo tentativo. Si, Ferran è la settima volta che torna all’Everest per provare a salirci in cima.

Sarebbe anche il suo ultimo 8000 dei 14 della terra e il primo catalano a coronare il record, conteso sul filo di cresta dal conterraneo Oscar Cadiach che sfida la prossima estate il Broad Peak, che da tre anni gli resiste. Ostinati vecchi atleti d’alta quota verrebbe da dire.

Non è la prima volta che scriviamo del bravo e simpatico quarantaseienne catalano. Una storia alpinistica perlopiù classica, seppur di tutto rispetto, iniziata con le spedizioni di Al filo de lo imposible, una sorta di superquark spagnolo prodotto da Sebastiàn Alvaro, bravo giornalista e produttore televisivo che ha allevato e favorito una generazione di alpinisti compreso il mitico Juanito Oiarzabal, la bella “quattordiciotomilista” Edurne Pasban, Jan Vallejo e Mikel Zabalsa, per ricordane solo alcuni, e pure Silvio Mondinelli, che di Ferran è anche stato compagno di spedizione.  Alla rivista spagnola Desnivel Ferran regala la sua motivazione per l’himalahismo: “Vado in montagna per godere la bellezza, per la sfida sportiva e per scoprire luoghi nuovi”.

“Mi eccita pensare di mettere il mio piede sulle 14 più alte montagne della terra”. Non è un pensiero rivolto all’esterno il suo, al record, al riconoscimento dei media e della gente, no! È l’eccitazione intima ed estetica che gli provoca la consapevolezza di essere su e poi in cima ad una montagna mitica come il K2, il Gasherbrum o il Nanga Parbat. Non per una sfida, ma per il proprio piacere culturale e forse spirituale.

Del resto Ferran è uomo che ama la musica e la scienza, le sue domande e curiosità. Scherza sulle aspettative mediatiche che contrappongono lui a Oscar Cadiach, lasciando intendere che i due si siano messi d’accordo, ma la verità è che questo è frutto di un caso che oggi, a conclusione di un lungo percorso alpinistico, si rivela utile per scatenare attenzione e interesse. Elementi utili per poter trovare gli sponsor necessari.

L’Everest è il suo sogno da quando immaginava le montagne a 12 anni, ora del Tetto del Mondo dice: “Penso che salire l’Everest sarebbe un gran bel modo di terminare la mia carriera alpinistico-professionale. Sono eccitato, ma ho paura perché è una grande sfida sportiva”.

Ferran chiarisce da subito che l’Everest senza ossigeno è l’assoluto massimo per le sue capacità, ma dice con chiarezza che se sarà necessario per la sua sicurezza userà in ogni caso l’ossigeno e che è sicuro che i suoi fans lo capiranno. Ferran conosce perfettamente, è l’ottava volta che ci ritorna, i meccanismi folli della salita all’Everest, l’affollamento, le spedizioni commerciali, gli sherpa e l’attrezzatura della via, le file e i campi stipati di gente. Conosce tutto e quasi tutti coloro che lavorano da quelle parti, eppure questo è il suo sogno, la musica che lo attira verso quegli 8850 metri del punto più alto della terra.

Non sarà la sua la salita del secolo, nessun record, se non quello proprio e catalano.

Grande umiltà e totale disincanto quello di Ferran, sentirlo e leggere delle sue idee su questa spedizione è confortante, come bere acqua fresca e pura (paradossalmente difficile da trovare sull’Everest) in un mondo dove la sofisticazione talvolta rischia di intossicarci.

(Foto ©Darío Rodríguez/DESNIVEL)

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