Gente di Montagna

Eccoli i magnifici 50 della montagna. Alcuni hanno compiuto imprese importanti, a volte incredibili. Altri hanno contribuito in modo consistente alla conoscenza e allo sviluppo del mondo che amiamo. Arrivano da tutto il mondo, anche se riconosciamo di avere talvolta peccato di campanilismo, alcuni hanno appena superato i 20 anni, altri hanno spento da un pezzo le 70 candeline. Tutti, indistintamente li abbiamo amati, magari anche solo per un giorno, ma tanto è bastato.

Quella che potete scorrere in queste pagine non è una classifica. I numeri sono stati assegnati dall’ordine alfabetico, un po’ come il registro della scuola. Incontrerete quindi in ordine sparso alpinisti e scrittori, free climber e rifugisti, trailrunner e custodi dell’ambiente. Tutti con il loro perché.

Il piacere di celebrare, anche solo virtualmente, 50 protagonisti della montagna si è diluito con il rammarico per coloro, forse altrettanti, che non incontrerete e che pure avrebbero avuto i titoli per fare parte del gruppo. È il destino di questo genere di iniziative.
Ne erano consapevoli fin da subito i cinque professionisti della comunicazione della montagna – Stefano Ardito, Tatiana Bertera, Paolo Paci, Ettore Pettinaroli e Serafino Ripamonti – che hanno prima indicato i potenziali nomi da segnalare secondo le loro diverse sensibilità e quindi provveduto alla dolorosa scrematura per scendere a quota 50.
Buona lettura

Werner Herzog

Cultura

Due esploratori insaziabili e visionari”. Con queste parole, in collegamento da Los Angeles, il grande regista tedesco Werner Herzog, 81 anni ma sempre capace di stupire, ha reso omaggio ai vulcanologi e cineasti francesi Katia e Maurice Krafft, protagonisti di straordinarie esplorazioni e autori di meravigliosi filmati, uccisi nel 1991 da una nuvola di gas e materiali incandescenti sulle pendici dell’Unzen, un vulcano giapponese. La pellicola di Herzog, al Festival di Trento 2023, è stata premiata con la Genziana d’Oro della Città di Bolzano. Il regista bavarese si è occupato più volte di eruzioni e vulcani. Nel 1991 ha girato “Grido di pietra” tratto da un soggetto di Reinhold Messner e dedicato al Cerro Torre. Tra gli interpreti attori come Donald Sutherland e Vittorio Mezzogiorno e alpinisti come Stefan Glowacz e Hans Kammerlander.

Foto Raffi Asdourian from New York, United States via wikimedia commons

Hervé Barmasse

Alpinismo

Per molti anni, in Italia, a raccontare al grande pubblico la montagna e l’alpinismo è stato quasi solo Reinhold Messner. Da qualche tempo, e con particolare forza nel corso del 2023, il posto dell’altoatesino è stato preso da un altro figlio delle Alpi. Parliamo di Hervé Barmasse, guida alpina del Cervino, e figlio d’arte, che nel 2010 ha aperto insieme al padre Marco una via sulla parete Sud della “Gran Becca”. Autore di molte ascensioni importanti sul Monte Bianco, in Himalaya, in Karakorum e in Patagonia, Hervé nel marzo 2014 ha concatenato in solitaria e d’inverno le quattro creste del Cervino. Nello stesso anno, l’uscita de “La montagna dentro” lo ha proiettato nel mondo della comunicazione e dei libri. L’ultimo della serie, il volume illustratoCervino. La montagna leggendaria”, è diventato anche una mostra al Museo Nazionale della montagna di Torino.

Hervé Barmasse è fra i protagonisti del nostro Podcast “Il mistero dell’Everest”

Foto: Alex d’Emilia

Nives Meroi, Romano Benet, Peter Hamor, Bojan Jan

Alpinismo

Una delle ascensioni himalayane più belle del 2023 è stata realizzata sulla parete Ovest del Kabru South (o Kabru IV, 7318 metri), a sud del Kangchenjunga, dallo slovacco Peter Hamor, dallo sloveno Bojan Jan e dagli italiani Nives Meroi e Romano Benet. I quattro hanno piazzato il campo-base a 4610 metri, l’indomani hanno attaccato la parete, superando una seraccata impegnativa. Il tentativo finale è iniziato il 9 maggio, gli alpinisti sono arrivati in vetta nel pomeriggio del 12. Nel tratto centrale la parete, formata da ghiaccio duro e ripido, era molto impegnativa. L’itinerario è stato battezzato “Diamonds on the Soles of Her Shoes”, come una canzone di Paul Simon. “La nostra salita è stata fatta in stile leggero e pulito (light, fair style in inglese), senza corde fisse, senza ossigeno in bombole, senza campi fissi e senza nessun tipo di aiuto. Con neve instabile la parete può diventare pericolosa” spiega Hamor.

Nives Meroi è fra i protagonisti del nostro Podcast “Il mistero dell’Everest”

Alessandro Zeni

Free Climbing

Finalmente per Alessandro Zeni è scoccata l’ora di Wu Wei. Lo scalatore trentino, accompagnato dal suo mentore Riccardo Sky Scarian, ha salito  il 16 agosto la via che aveva iniziato ad attrezzare già nel 2016. Wu Wei  si trova in Val Nuvola, nelle Dolomiti Feltrine ed è una via di sei tiri (9a max e 8a obbligato), ovvero ai massimi livelli mondiali di difficoltà per questo tipo di salite. Zeni ha scalato da primo in libera tutti i tiri “senza mai cadere”, sottolinea.

L’impresa estiva non deve far dimenticare un’altra grande salita effettuata da Zeni nel 2023. All’inizio dell’anno infatti aveva salito Malvazija. Gradata inizialmente 8b+, questa via su placca è diventata un 8c+ dopo che Cody Mc Roth salendola aveva constatato la rottura (manomissione?) di alcune prese. Grado, quest’ultimo confermato anche da Zeni.

Silvan Schüpbach e Peter von Känel

Alpinismo

Notevolissimo 2023 per Silvan Schüpbach e Peter von Känel. I due hanno aperto in settembre una nuova via in stile trad, e senza uso del trapano, sulla Nord dell’Eiger, battezzandola Renaissance. Poche settimane dopo, in compagnia anche di Rolf Zurbrügg, hanno scalato l’inviolata parete nord del Rottalhorn (3.972 m), un muro di gneiss e calcare di 1.000 metri di dislivello nell’Oberland bernese a brevissima distanza dalla Jungfrau, impiegando tra l’altro meno di 10 ore per toccare la vetta. Silvan Schupbach, inoltre, ha completato anche la sfida 7×24 a Wenden  portando in catena la corda su 7 vie multipitch (dal 6B+ al 7C ) in altrettanti settori dell’enorme parete calcarea svizzera, in sole 24 ore.

Eleonora Saggioro

Lavoro

Uno dei rifugi più amati dell’intero Appennino sorge sui 2102 metri di quota del Colletto di Pezza, nel massiccio del Velino, in Abruzzo ma a poche centinaia di metri dal confine con il Lazio. Il rifugio, di proprietà della Sezione di Roma del CAI, dedicato a Vincenzo Sebastiani che lo ha ideato prima di morire a Gorizia durante la Grande Guerra, deve la sua popolarità alla comodità dell’accesso da Campo Felice o dal Piano di Pezza, alla possibilità di arrivare senza difficoltà anche d’inverno e soprattutto alla gestione, coordinata da anni da Eleonora Saggioro. Buona cucina, accoglienza cordiale, eventi culturali rendono il Sebastiani amato e frequentato. I lavori di ampliamento condotti tra il 2021 e il 2022 dal CAI hanno reso la struttura più accogliente e il lavoro dei gestori più comodo. Ma la passione si sente.       

Foto Stefano Ardito

Laura Rogora

Free Climbing

Annata da incorniciare quella di Laura Rogora. Nel mese di agosto la climber romana ha infatti salito a vista Ajo crudo (8c) a Cicera in Spagna. È la terza donna a superare con questo stile una via di questo dopo Janja Garnbret (2021) e Chaehyun Seo (2022). Non contenta, qualche settimana dopo la Rogora ha poi effettuato la prima salita femminile di Lapsus, ad Andonno, giudicando poi favorevolmente la proposta avanzata da Seb Bouin di abbassarne il grado a 9a+ . Sempre ad Andonno la Rogora ha scalato Noia, il primo 8c+ italiano. La  ventiduenne climber romana si è fatta notare anche al Trento Film Festival dove è stato proiettato Never Give Up il docu-film che la vede protagonista.

Foto courtesy Montura

Cristina Murgia e Simone Brogioni

Trail Running

Sono stati 5.200 i fortunati partecipanti all’edizione 2023 della Lavaredo Ultra Trail, by UTMB, la più importante gara di trail running del nostro Paese. Sì, fortunati. Sono quelli baciati dalla buona sorte al momento del sorteggio che ha selezionato i concorrenti tra ben 11.584 preiscritti. Probabilmente Cristina Murgia e Simone Brogioni non immaginavano un simile successo quando nel 2007 organizzarono la prima edizione della gara. Oggi invece tutti i trail runner vogliono essere al via a Cortina d’Ampezzo. Merito dei luoghi fantastici in cui si corre, certo, ma anche della capacità dei due organizzatori che negli anni hanno saputo cogliere le sempre nuove esigenze dei corridori e l’evolversi del settore, riuscendo allo stesso tempo a gestire anche la clamorosa crescita numerica dei partecipanti. A proposito… i preiscritti all’edizione 2024 sono stati 14.300 provenienti da 95 nazioni. Se il mondo riconosce ancora in Cortina una meta autenticamente sportiva, è anche merito loro.

Jeff Mercier

Ghiaccio

Non più giovanissimo, il savoiardo Jeff Mercier continua a essere un punto di riferimento per gli ice climber di tutto il mondo. E, quasi non volesse deluderli, continua a collezionare scalate memorabili. Molto interessanti – e originali –  sono le numerose esplorazioni nelle grotte dei ghiacciaio del Gruppo del Monte Bianco, la sua montagna di casa, che esplora anche allo scopo di monitorare lo stato di salute dei suoi ghiacciai. Da queste esplorazioni è scaturito docu-film Cave of Dreams, imperdibile per la qualità delle immagini ma anche per il valore scientifico. Mercier ha di recente effettuato notevolissime salite anche nella regione canadese del Quebec, storicamente una delle destinazioni preferite quando si allontana da casa.

Foto: Rab Equipment