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Kabru South, finalmente un po’ di dettagli sulla salita di Benet, Hamor, Jan e Meroi

Peter Hamor racconta in un lungo post su Facebook la vittoria in stile alpino sul Kabru South

Grazie a uno dei protagonisti, lo slovacco Peter Hamor, è arrivata finalmente da Kathmandu qualche notizia sulla straordinaria via nuova tracciata nelle scorse settimane sulla parete Ovest del Kabru South (o Kabru IV, 7318 metri), da Hamor, dallo sloveno Bojan Jan e dagli italiani Nives Meroi e Romano Benet.

L’itinerario aperto dai quattro, classificato D+ e con pendenze fino a 60°, è stato battezzato Diamonds on the Soles of Her Shoes, come una bella canzone del 1986 di Paul Simon. L’imponente catena del Kabru si allunga sulla frontiera tra il Nepal e il Sikkim indiano a sud del Kangchenjunga. La prima salita della Kabru South è stata compiuta nel 1994 da un team di alpinisti indiani diretto da H.S. Chauhan. “Fino a oggi, questa ascensione sul Kabru South è la notizia più interessante della stagione himalayana” commenta qualche giorno fa Angela Benavides sul sito statunitense ExplorersWeb a proposito dell’exploit di Hamor, Jan, Meroi e Benet.


“Il 18 aprile abbiamo piazzato il nostro campo-base a Ramche, 4610 metri, accanto al più alto lodge per trekker e alpinisti della Valle di Yalung, ai piedi del Kangchenjunga” scrive Hamor in inglese sulla sua pagina Facebook, condivisa da Romano Benet e poi da decine di amici dei quattro protagonisti.

“L’indomani, il 19 aprile, siamo partiti per la località di Oktang, sulla riva opposta del ghiacciaio di Yalung e proprio ai piedi della parete Ovest del Kabru South”. Nei giorni successivi, il couloir di ghiaccio attraverso il quale i quattro pensavano di superare la prima parte della parete si rivela in condizioni terribili.

Nives, Romano, Peter e Bojan decidono quindi di spostarsi a sinistra, con una delicata traversata sulle punte dei ramponi, e di raggiungere la seraccata ai piedi della parete a circa 4700 metri di quota. Qui lasciano un deposito di materiale, poi, nonostante un peggioramento del tempo, scoprono una via per risalire la seraccata. Il 28 aprile, una forte nevicata li costringe a tornare al campo-base di Ramche in attesa di un miglioramento del tempo.

Quando le condizioni meteo migliorano, il 4 maggio, i due italiani, lo slovacco e lo sloveno raggiungono quota 5600 metri, alla fine della seraccata. Per una seconda volta, però, le pericolose condizioni della neve li costringono a scendere nuovamente al campo-base, per attendere un assestamento.

Il tentativo finale inizia da Ramche il 9 maggio, alle 5.30 del mattino. Peter, Nives, Romano e Bojan ritrovano “sorprendentemente le due tende intatte, senza alcun danno nonostante molti giorni di nevicate e forte vento” racconta Peter Hamor. L’indomani, 10 maggio, gli alpinisti proseguono nella seraccata, sistemano le tende in una zona sicura a quota 5700 metri, proseguono attraverso una grande barriera di ghiaccio e tornano a dormire al campo.


L’11 maggio, dopo aver smontato e caricato negli zaini le due tende, i quattro partono un’altra volta verso l’alto, e sistemano nuovamente il campo in un’altra zona sicura a 6200 metri di quota. “Sulle creste soffiava ancora un blizzard, ma sulla parete non c’era vento” spiega Hamor. “Le previsioni del tempo di Vitor Baia erano buone, e infatti nella notte il vento è cessato”.

Il tentativo alla cima inizia alle 4 del 12 maggio. I quattro alpinisti attraversano delle zone crepacciate pericolose fino al Funnel, la rigola, dove inizia la parte più ripida e impegnativa della via. Ghiaccio duro e ripido porta i quattro alpinisti a un terrazzo ai piedi della piramide rocciosa sommitale. “Qui il terreno diventava più facile, e continuando a salire su neve pressata dal vento ho raggiunto la vetta del Kabru South alle 16.30. Pochi minuti dopo sono arrivati anche Bojan, Nives e Romano” racconta Peter Hamor.

I quattro iniziano subito a scendere, ma preparare gli ancoraggi sul ghiaccio per le numerose corde doppie porta via molto tempo. La discesa continua anche al buio, poi, all’1.30 di notte, gli alpinisti si sistemano per il bivacco in un’enorme grotta di ghiaccio a 6400 metri di quota. Alle 5 ripartono, e tornano alle tende, dove possono riposarsi, riscaldarsi e sciogliere molta acqua da bere. Il giorno dopo arrivano al campo-base di Ramche nel tardo pomeriggio.

“La nostra prima salita della parete Ovest del Kabru South è stata fatta in stile leggero e pulito (light, fair style in inglese), senza corde fisse, senza ossigeno in bombole, senza campi fissi e senza nessun tipo di aiuto” conclude Peter Hamor. “E’ una linea molto bella e logica, ma in caso di nevicate e di cattive condizioni della neve può diventare pericolosa”.

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