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Ghiacci, pareti e giovani registi. Un bilancio del Trento Film Festival

Si è concluso sabato il Trento Film Festival, una 71a edizione entusiasmante che ha registrato un'affluenza straordinaria

Il ghiaccio del grande Nord, le foreste e gli oceani, il fuoco dei vulcani più violenti e impressionanti della Terra. E poi, soprattutto, le storie. Di uomini e donne di avventura, di abitanti delle “terre alte” e di altri luoghi remoti del pianeta, di individui e di comunità maltrattati dal mondo moderno, in Ucraina come alle soglie dell’Artico.
È questo il bilancio dell’edizione numero 71 del Trento Film Festival, che si è conclusa sabato 6 maggio con la premiazione a Palazzo Geremia, e che è stata seguita come ogni anno, la domenica, dalla proiezione in serie delle pellicole premiate.
“È stata un’edizione entusiasmante, ancora una volta il Festival ha portato il mondo a Trento e Trento nel mondo” commenta Mauro Leveghi, presidente del Film Festival. “È stata la prima edizione pienamente in presenza, dopo quelle bloccate dal Covid e le limitazioni di accesso del 2022. L’affluenza è stata straordinaria, e la passione del Festival ha contaminato la città”.

Nell’alpinismo e nell’esplorazione l’età e l’esperienza hanno un peso. Lo ha ricordato la commovente mostra The Climbers, con le sue immagini di grandi alpinisti ormai anziani (tra loro Riccardo Cassin e Chris Bonington, Armando Aste e Jim Bridwell) scattate dal fotografo americano Jim Herrington ed esposte in Piazza Cesare Battisti.
L’edizione numero 71, però, ha dato uno ruolo importante ai giovani, ben oltre la sezione loro dedicata. Lo dimostrano i premi assegnati dalla Giuria ufficiale del Festival, composta da Urszula Antoniak, Anne Farrer, Francesca Melandri, Paolo Moretti e dal già citato Jim Herrington, e dalle altre giurie che si sono espresse in questi giorni.

Giuria ufficiale del Festival, composta da Urszula Antoniak, Anne Farrer, Francesca Melandri, Paolo Moretti e da Jim Herrington
Foto: Arianna Frau

Polaris, il film che ha vinto la Genziana d’Oro (il premio principale del Festival) è opera della giovane regista spagnola Ainara Vera Esparza. È una storia commovente, che comprende magnifiche immagini delle onde e dei ghiacci dell’Artico attraversati su una barca a vela, e che racconta la storia di due sorelle, Hayat e Leila, e della piccolissima Inaya.
Sono giovanissimi, com’era logico aspettarsi, Massimo Ferigo e Arianna Nonis, regista e protagonista di Feel, live embrace, che ha vinto il Premio Quarta parete, e racconta la riscoperta della natura e dei boschi da parte di una ragazza. Giovane, ma già affermato in tutto il mondo, è il regista e illustratore portoghese João Gonzalez, autore del film di animazione Ice Merchants, che si è aggiudicato la Genziana d’Argento per il miglior contributo tecnico-artistico.

Il regista tedesco Werner Herzog, meno giovane secondo l’anagrafe ma sempre capace di stupire, è stato premiato con la Genziana d’Oro della Città di Bolzano per The Fire Within, un omaggio ai vulcanologi e cineasti francesi Katia e Maurice Krafft, protagonisti di straordinarie esplorazioni e autori di meravigliosi filmati, uccisi nel 1991 da una nuvola di gas e materiali incandescenti sulle pendici dell’Unzen, un vulcano giapponese. “Due esploratori insaziabili e visionari” li ha definiti Herzog, 81 anni, in collegamento da Los Angeles.
Una giovane regista americana, Henna Taylor, si è aggiudicata la Genziana d’Oro del CAI con An Accidental Life, la commovente storia dell’alpinista Quinn Brett, paralizzata dalla vita in già dopo un volo su una parete di Yosemite, e che riesce faticosamente a tornare alla natura su una carrozzina.

Riporta a una tragedia dell’Europa di oggi Plai, a Mountain Path, della regista ucraina Eva Dzhyshyashvili, menzione d’onore della Genziana d’Oro del CAI. Il film racconta la vita di una coppia di un villaggio dei Carpazi, e dove il marito Dmytro ha perso una gamba combattendo per la libertà del suo paese.
La Genziana d’oro per il miglior cortometraggio è andata a Churchill, Polar Bear Town. La francese Annabelle Amoros racconta come, in questo piccolo centro del Canada settentrionale, la presenza dell’orso bianco sia diventata da anni una fonte di turismo, reddito e lavoro. Un tema d’attualità nel Trentino di oggi, dove molti parlano dell’orso bruno, molto meno pericoloso, solo come di una minaccia e non come una risorsa.
Ancora Canada nell’obiettivo in Forêts di Simon Plouffe, Premio della Giuria del Festival. Un film con immagini buie e sorprendenti, dedicate ai boschi sottratti a una tribù locale per realizzare un bacino artificiale. Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, già autori del celebre Free Solo con Alex Honnold, si sono aggiudicati il Premio del pubblico per il miglior lungometraggio con Wild Life, un omaggio all’impegno per tutelare la Patagonia cilena da parte degli americani Doug e Kris Tompkins.

Come miglior film di alpinismo è stato premiato L’ultima via di Riccardo Bee, di Emanuele Confortin, un omaggio a uno straordinario protagonista dell’alpinismo dolomitico, caduto nel 1982 durante una solitaria invernale sulle montagne di casa.
“Ho cercato di raccontare l’umanità di Bee prima delle sue performance. La sua famiglia mi ha aiutato molto, ma tutta Belluno si è mobilitata per il mio film. Per mesi, tutti quelli che incontravo in città, in falesia o su un sentiero mi chiedevano a che punto ero” spiega il regista, che è anche istruttore nazionale di alpinismo del CAI.

In quest’anno di ritorno al libero accesso, accanto ai film sono ripresi i dibattiti e gli incontri. Si è parlato di libri, tra tanti altri, con Francesca Melandri, Mauro Corona e Marco Albino Ferrari. La sezione dedicata all’Etiopia ha compreso mostre fotografiche (bellissime le Cartoline dall’Etiopia di Paolo Ronc), danze e cerimonie del tè, e un incontro con la zoologa Elisabetta Palagi dedicato ai gelada, i babbuini-alpinisti delle montagne del Semien.
Tra i protagonisti del mondo verticale e dell’altissima quota, hanno avuto spazio alpinisti famosi come Alex Txikon, Hervé Barmasse e David Göttler, personaggi meno noti al grande pubblico come Chhepal Sherpa e la spagnola Silvia Vidal, istruttori e istruttrici di alpinismo del CAI, alpinisti capaci di riflessioni profonde come Alberto Paleari e Bernard Amy.
Grande interesse, però, anche intorno alle iniziative dedicate ai sentieri, a iniziare dall’avventura di Va’ sentiero, la lunga camminata di un gruppo di giovani lungo il Sentiero Italia, che è diventata un libro presentato al Festival.

Il Palmares del Trento Film Festival 2023:

Polaris di Ainara Vera Esparza
GRAN PREMIO “CITTÀ DI TRENTO”
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM

An Accidental Life di Henna Taylor
PREMIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ALPINISMO, POPOLAZIONI E VITA DI MONTAGNA

Plai. A Mountain Path di Eva Dzhyshyashvili
MENZIONE SPECIALE PER IL PREMIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO

The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft di Werner Herzog
PREMIO “CITTÀ DI BOLZANO”
GENZIANA D’ORO MIGLIOR FILM DI ESPLORAZIONE O AVVENTURA

Ice Merchants di João Gonzalez
GENZIANA D’ARGENTO
MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO-ARTISTICO

Churchill, Polar Bear Town di Annabelle Amoros
GENZIANA D’ARGENTO
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO

Forêts di Simon Plouffe
PREMIO DELLA GIURIA

Feel, live embrace di Massimo Ferigo e Arianna Nonis
PREMIO QUARTA PARETE

Wild Life di Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin
PREMIO DEL PUBBLICO – MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO

L’ultima via di Riccardo Bee di Emanuele Confortin
PREMIO DEL PUBBLICO – MIGLIOR FILM DI ALPINISMO

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