Alpinismo

Nanga: tutti pronti a dare una mano

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MILANO — E’ partita poche ore fa la missione in soccorso organizzata da Agostino Da Polenza per i due alpinisti italiani in difficoltà sul Nanga Parbat. Silvio Mondinelli e Maurizio Gallo stanno volando in Pakistan, mentre da ogni parte del mondo arrivano offerte d’aiuto per una eventuale  missione di soccorso: dovesse occorrere, sono pronti a raggiungere il Nanga Parbat anche Simone Moro e Marco Confortola, entrambi già in Karakorum e già acclimatati, come Mondinelli che è appena tornato dall’Everest.

"C’è grande dolore per la morte di Karl – racconta Da Polenza – ma anche grande speranza per il rientro di Walter e Simon, che hanno ripreso a salire sulla montagna e sembrano in grado di raggiungere nei prossimi giorni la sella sul ghiacciaio Bazin, a quota 7.200 metri. Speriamo lo facciano il più in fretta possibile, intanto che le condizioni atmosferiche, discrete, lo consentono".
 
"La presenza di Gallo e Mondinelli al campo base – prosegue Da Polenza – garantisce un supporto logistico, di comunicazione e di soccorso ai due alpinisti. Mondinelli e Gallo sbarcheranno in Pakistan domattina, partiranno subito per un volo di ricognizione sulla montagna, e si fermeranno al campo base del versante Rakhiot. Alla luce della posizione e delle condizioni di Nones e Kehrer, verrà deciso il da farsi".
 
"Mondinelli, oltre che il maggior esperto italiano di queste montagne, è già acclimatato e in grado di lavorare senza difficoltà in alta quota – spiega Da Polenza -. E’ pronto, in caso di necessità, a salire incontro a Nones e Kehrer. E in questo caso non sarebbe solo: Simone Moro, che ho appena sentito, si trova al vicino campo base del Batura II e si è già dichiarato disponibile ad intervenire in qualsiasi momento. Così anche Marco Confortola, che si trova al campo base del K2".
 
Ma la speranza di tutti è che Nones e Kehrer riescano da soli a scendere da lassù.
 
"L’importante è che loro arrivino al colle – spiega Mondinelli -, e stiano bene come sembra. Poi decideremo cosa fare. Mi piacerebbe che venissero giù con le loro gambe, gli andremo incontro come abbiamo sempre fatto quando qualcuno scende da una grande montagna. E’ una montagnaccia questa, pericolosa soprattutto la via che stanno facendo loro. Ma sono certo che andrà bene".
 
 
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